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Fibromi uterini: la terapia

16/04/2017

Fibromi uterini: la terapia
Abstract, Parte 4, Conferenza stampa su "I fibromi uterini sotto la lente", Milano, 21 febbraio 2017
ATTENZIONE: Il farmaco di cui si parla in questo articolo, l’ulipristal acetato, approvato per la cura della fibromatosi uterina e usato da oltre 800.000 donne nel mondo, è stato ritirato dal commercio per iniziativa del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) della European Medicines Agency (EMA), per alcuni casi di epatite grave comparsa in corso di trattamento.

Qual è l'obiettivo del trattamento dei fibromi? Quali sono le opzioni di cura?

I trattamenti medici in caso di flussi abbondanti, e quindi per ridurre l’anemia sideropenica e migliorare il benessere della donna, sono numerosi: comprendono contraccettivi orali, farmaci, il dispositivo intrauterino al levonorgestrel; altre terapie farmacologiche (analoghi dell’ormone GnRH) sono dirette a ridurre il volume dei miomi.
L’ultima novità sono i farmaci modulatori selettivi del recettore del progesterone, come l’ulipristal acetato, che hanno dimostrato in studi recenti di essere molto rapidi ed efficaci nel controllo del sanguinamento e nella riduzione del volume dei fibromi, con un miglior profilo di tollerabilità rispetto ad altre terapie farmacologiche.
Le terapie chirurgiche possono essere conservative o demolitive: è del secondo tipo l’isterectomia, ossia l’asportazione dell’utero che risolve radicalmente il problema, ma compromette la fertilità e la percezione dell’identità. Tra quelle conservative, c’è la miomectomia, con la quale il chirurgo asporta il fibroma conservando l’utero e la fertilità, ma con il rischio di recidive e di insorgenza di nuovi fibromi; l’embolizzazione dell’arteria uterina (ne determina l’occlusione, riducendo l’afflusso di sangue al fibroma che si riduce di volume), efficace in pazienti selezionate; e la tecnica con ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU): non invasiva, ha minori rischi ed effetti collaterali rispetto alle tecniche chirurgiche, nonché un minore impatto sulla sessualità e sull’immagine corporea.

Da cosa dipende la scelta dell'approccio terapeutico? C'è una differenza a seconda dell'età della paziente?

Il trattamento delle donne con fibromi uterini va personalizzato in base a sintomi, dimensione e posizione dei fibromi, età e desiderio della paziente di preservare la fertilità o l’utero. In ogni caso, i trattamenti farmacologici finalizzati a ridurre il volume dei miomi e curare l’anemia sono raccomandabili comunque prima di un intervento: perché questo risulta meno invasivo e la paziente può affrontarlo nel migliore stato di salute ed energia. Dopo la menopausa, la terapia indicata resta quella chirurgica.

Qual è il meccanismo d'azione dell'ulipristal acetato?

L’ulipristal acetato interagisce con i recettori per il progesterone come “una chiave nella serratura”: in questo modo inibisce le proliferazioni cellulari della muscolatura liscia dell’utero, in maniera temporanea e reversibile. Oltre a ridurre il sanguinamento endometriale, dunque, esercita un’azione diretta sui fibromi, diminuendone il volume (e quindi tutta la sintomatologia correlata alla dimensione del fibroma stesso) e inducendone l’apoptosi, cioè facendoli regredire, oltre che rallentandone la crescita. Un meccanismo fisiologico che, a differenza della chirurgia, permette di tenere sotto controllo anche lo stato infiammatorio.

Quali sono i principali benefici e dopo quanto tempo sono visibili?

Lo studio PEARL IV ha dimostrato l’efficacia e la sicurezza dell’utilizzo prolungato di ulipristal acetato 5 mg. I risultati finali hanno inoltre confermato i dati già pubblicati dei precedenti studi di fase 3 (PEARL III e PEARL III extension3, PEARL IV-Parte I):
- rapido controllo del sanguinamento in oltre il 90% delle donne (tempo medio cinque giorni);
- significativa riduzione del volume del fibroma e diminuzione del dolore e dei sintomi associati (benefici che si mantengono anche dopo il termine della terapia);
- miglioramento significativo della qualità di vita.

Ci sono effetti collaterali?

Il farmaco è sicuro e ben tollerato nel lungo periodo:
- senza effetti collaterali sulla coagulazione e sul profilo lipidico delle pazienti;
- senza rischi sul fronte trombotico e oncologico.
Solo una piccola percentuale di donne non ha un immediato controllo dei sintomi all’inizio della terapia.

Come viene somministrata la terapia?

L’ulipristal acetato è indicato nel trattamento intermittente dei sintomi da moderati a gravi di fibromi uterini in donne adulte in età riproduttiva. La posologia è di 5 mg (una compressa al giorno) per 3 mesi, fino a un massimo di quattro cicli di trattamento, ciascuno distanziato da due mesi di pausa nell’assunzione: una novità importante rispetto al passato, quando la cura prevedeva solo due cicli di trattamento, perché gli studi indicano che cicli ripetuti intermittenti di ulipristal acetato massimizzano i benefici in termini di efficacia, e il profilo di sicurezza e tollerabilità viene confermato.

Quali sono i vantaggi per la qualità di vita della donna?

I risultati degli studi si traducono nella possibilità di tenere a bada il fibroma a lungo termine e scongiurare, salvo casi particolari, l’intervento chirurgico. Avere una terapia medica specifica per il fibroma, in grado di ridurre in tempi rapidi e duraturi, e senza effetti collaterali, sia l’eccessivo sanguinamento, sia il volume dei fibromi (secondo gli studi, in media del 67% al termine del quarto ciclo di trattamento), offre notevoli benefici alla donna, in primis la possibilità di evitare interventi chirurgici, preservare la fertilità e programmare una gravidanza.
Vanno aggiunti i vantaggi sulla vita quotidiana e sociale, in termini di riduzione di:
- costi quantizzabili: assorbenti, perdite di giornate di lavoro, ricoveri, esami, visite, interventi chirurgici;
- costi non quantizzabili: riduzione di performance, crisi di identità, rinunce nel tempo libero, problemi nella relazione di coppia e nella famiglia, depressione e infelicità.

Il farmaco è rimborsato dal SSN?

Sì: dal mese di ottobre 2016, il farmaco è disponibile per le pazienti italiane, rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale, con estensione dell’indicazione al trattamento prolungato. Il farmaco è inserito in Nota Aifa 51, ovvero con prescrizione a carico del SSN, su diagnosi e piano terapeutico di strutture specialistiche, secondo modalità adottate dalle Regioni.

Si tratta di una terapia risolutiva nel lungo periodo? Potrà sostituire la chirurgia?

Il farmaco permette alla donna di avere un perfetto e persistente controllo sulla malattia, anche al termine della terapia. Le scelte successive sono necessariamente da personalizzare: con ulteriori opzioni farmacologiche o eventuali interventi (chirurgici o meno invasivi, come l’HIFU), che però vanno valutati caso per caso, a seconda del numero e delle dimensioni di partenza dei fibromi, ma anche dei progetti di vita, come una maternità.
In ogni caso, la riduzione della fibromatosi e la risoluzione dell’anemia permettono alle pazienti di affrontare tanto un intervento chirurgico quanto una gravidanza e il parto nelle migliori condizioni di salute e di benessere.

Approfondisci l'argomento sul sito della Fondazione Alessandra Graziottin

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