Dal 1978, quando venne votata con referendum popolare la legge 194 per l’utilizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) sotto la tutela dello Stato, il ricorso all’aborto si è molto ridotto. Dal picco del 1983, con 234.801 casi, si è arrivati a 67.638 nel 2021 (ultimo dato reperibile). Purtroppo è in netto aumento l’utilizzo della contraccezione di emergenza. Nel 2012 sono state vendute 363.600 confezioni di pillole del giorno dopo, nel 2018 ben 573.100 (58% in più) e il numero continua a salire.
Scegliere una contraccezione che previene l’ovulazione, e quindi il concepimento, è più “rispettoso della vita” sia della contraccezione di emergenza, sia dell’interruzione di una gravidanza già iniziata, con buona pace della fronda cattolica che si è inalberata per la saggia e lungimirante decisione dell’AIFA. Non marginale, solo la metà dei figli è concepita scegliendolo consapevolmente, con la giusta preparazione preconcezionale. Per una coppia italiana su due, si va dal «se capita siamo contenti» a «che iattura, sono incinta! Ma ormai che si fa, lo teniamo…». Poter scegliere quando, se e con chi diventare madre, grazie a una contraccezione ben scelta, è uno atto di libertà, ma anche di amore e rispetto per il bimbo che verrà, che avrebbe il diritto di nascere desiderato, da una coppia che si è preparata per averlo e seguirlo in modo adeguato.
Benissimo la gratuità anche per l’uso terapeutico della contraccezione, su cui ho esperienza clinica pluridecennale. I benefici per la salute delle donne, ancora sottostimati nel nostro Paese, sono enormi. Attenzione: cento anni fa, una donna aveva al massimo 140-150 cicli nell’arco dell’intera vita fertile. Rispetto a oggi, prima mestruazione più tardi, prima gravidanza spesso prima dei venti anni, molte gravidanze a seguire, spaziate da lunghi allattamenti. Oggi le donne italiane hanno circa 13 cicli l’anno, 450-480 nell’arco della vita, e di più se la pubertà compare prima dei 10 anni. L’età media al primo figlio è 32 anni e 6 mesi, con più dell’8% di prime gravidanze dopo i 40 anni (record mondiale), con un figlio in media per coppia, e allattamenti brevi (media 6 mesi). Se non c’è stato concepimento, ogni mestruazione si associa a un’infiammazione, ossia un micro-incendio biologico acceso dalla caduta di estrogeni e progesterone che consente il distacco a stampo dell’endometrio, lo strato interno dell’utero, affinché possa rinnovarsi per essere pronto ad accogliere un eventuale ovetto fecondato nel ciclo successivo. Quest’infiammazione è fisiologica, ossia normale, se persegue l’obiettivo di rinnovare l’endometrio, seguendo un raffinato e ben concertato programma di distruzione e rigenerazione endometriale mirata. In tal caso l’infiammazione è “resolving” (ossia in grado di garantire la perfetta “restitutio ad integrum”, il rinnovo anatomico e funzionale del tessuto), è di breve durata e di intensità limitata, e si associa a modesto dolore. Se la donna ha cicli abbondanti (il 20% delle italiane), aumenta il dolore mestruale, fino alla dismenorrea severa, aumenta il rischio di anemia da carenza di ferro con depressione, astenia e perdita di energia vitale, e aumenta di 5 volte il rischio di endometriosi, una patologia serissima. Cicli abbondanti ed endometriosi sarebbero intercettati e curati perfettamente con un uso tempestivo della contraccezione, riducendo il numero di cicli per anno. In parallelo, si possono attenuare tutte i disturbi infiammatori che vengono esasperati dal ciclo: asma mestruale (meno 30%), epilessia mestruale (fino a meno 50%), sindrome dell’intestino irritabile, vescica dolorosa, vulvodinia, cefalea mestruale, con una pregevolissima riduzione del dolore associato di circa il 30%. Non a caso il 43% delle mie pazienti utilizza la contraccezione terapeutica, a lungo e con soddisfazione, finché non desidera bimbi, contro una media italiana inferiore al 15%. A tutto ciò va aggiunto che la contraccezione ormonale riduce dell’8% il rischio di cancro ovarico per ogni anno d’uso e del carcinoma endometriale fino al 50% dopo cinque anni d’uso.
Perché soffrire per anni, quando una contraccezione intelligente può restituire alla donna pienezza di energia per realizzare talenti e sogni nella vita? Al costo di un semplice contraccettivo, molto meno dispendioso di farmaci, indagini e ricoveri per patologie che altrimenti diventano ben più serie, oltre ai costi non quantizzabili, ma enormi, di vite amputate di felicità e di futuro.
Il prossimo passo? Mi aspetto che l’AIFA, in stato di grazia decisionale, renda rimborsabili anche le cure ormonali per la menopausa. Unitamente a stili di vita sani, questo sarebbe un enorme passo avanti per garantire longevità felice in salute per milioni di donne italiane. Io ci sono!
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