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Benefici cardiaci della terapia ormonale sostitutiva: linee guida a confronto

22/01/2017

Benefici cardiaci della terapia ormonale sostitutiva: linee guida a confronto
"Science News" - Segnalazioni e commenti on line su articoli scientifici di particolare interesse
Commento a:
Mikkola TS, Savolainen-Peltonen H, Venetkoski M, Ylikorkala O.
New evidence for cardiac benefit of postmenopausal hormone therapy
Climacteric. 2017 Jan 2:1-6. doi: 10.1080/13697137.2016.1262839. [Epub ahead of print]

Che cosa dicono le linee guida più recenti sugli effetti cardiovascolari della terapia ormonale sostitutiva somministrata alle donne in menopausa? E’ quanto si chiedono, nel loro articolo, T.S. Mikkola e collaboratori, del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Helsinki, Finlandia.
Gli Autori offrono dapprima un solido inquadramento del problema clinico e di quanto accaduto negli ultimi anni:
- la coronaropatia è la più frequente causa di morte delle donne occidentali;
- le coronarie, peraltro, sono ricche di recettori per gli estrogeni e costituiscono quindi un target privilegiato per l’azione di tali ormoni;
- prima della Women's Health Initiative (WHI), la terapia ormonale sostitutiva (HRT) era ampiamente utilizzata per la prevenzione della coronaropatia, ma tale prassi è stata sottoposta a forti critiche dopo la pubblicazione dello studio.
Oggi, nuovi dati raccolti in Europa e Stati Uniti indicano che le terapie a base di estradiolo (estrogeno naturale) non mettono in pericolo il cuore ma, al contrario, riducono significativamente l’incidenza degli eventi coronarici e della conseguente mortalità. In particolare, la severità delle vampate prima dell’inizio della terapia correla con la risposta del sistema cardiocircolatorio alla terapia stessa.
Per massimizzare l’effetto protettivo cardiologico della HRT, la donna dovrebbe iniziare la terapia non appena compaiono i sintomi, e comunque entro dieci anni dall’entrata in menopausa.
La questione attualmente più controversa riguarda la durata della terapia:
- alcune recenti linee guida raccomandano di sospendere la terapia ogni 1-2 anni, per valutare se le vampate e gli altri sintomi persistono;
- altri dati altrettanto recenti, invece, mettono giustamente in dubbio la sicurezza di questa strategia, perché la brusca caduta dei livelli di estradiolo potrebbe predisporre a eventi coronarici fatali.
E’ auspicabile che dal dibattito intorno a questi temi scaturiscano a breve linee guida cliniche più aggiornate e condivise.
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