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Castrazione chimica, trapianti d'organo, inseminazione artificiale: opinioni a confronto

Castrazione chimica, trapianti d'organo, inseminazione artificiale: opinioni a confronto

06/09/2009

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

A cura di: Umberto Martinengo, Radio SBS (Melbourne, Australia)

Sintesi dell'intervista e punti chiave

In Italia, a fronte di una crescita esponenziale degli stupri, si fa sempre più forte la voce di chi – a livello non solo politico ma anche scientifico – invoca la “castrazione chimica” per i colpevoli di questi odiosi delitti. In Inghilterra, a un uomo di 22 anni, alcolista e affetto da cirrosi epatica, viene rifiutato il trapianto di fegato perché incapace di astinenza: si spegne poche settimane dopo, fra aspre polemiche. In Spagna, una donna di 70 anni, madre di due gemelli di tre anni, muore di tumore: si moltiplicano gli interrogativi sull’ammissibilità dell’inseminazione “facile”, a qualunque età.
Tre scottanti temi di bioetica, intorno ai quali verte il dibattito promosso da Radio SBS, emittente australiana che trasmette anche in lingua italiana.
Che cos’è realmente la “castrazione chimica”? E’ giustificato ricorrere a un termine così brutale e inquietante? Perché si dovrebbe parlare piuttosto di “silenzio ormonale reversibile”? Il metodo funziona sempre al 100%? Quali sono i fattori che ne possono compromettere l’efficacia? Costituisce l’unica risposta terapeutica possibile, al di là della pena detentiva, o è preferibile affiancarla a cure psicologiche? Si tratta in ogni caso di un provvedimento da imporre per legge, o da decidere caso per caso, anche sulla base del parere dell’interessato? In quale misura l’ondata di violenza cui assistiamo può dipendere da una sempre più carente educazione al controllo degli istinti e dall’immersione quasi costante in un ambiente mediatico saturo di erotismo e sensualità? Che rapporto si può istituire fra il concetto di “malattia” (da curare) e quello di “colpevolezza” (da punire), e fra determinismo biologico e responsabilità individuale?
Rifiutare il trapianto di fegato a un alcolista recidivo costituisce una violazione del diritto alle cure mediche? Rischia di introdurre un pericoloso criterio di valutazione del “valore” della vita individuale? O non è piuttosto vero che, in un contesto di risorse scarse (in questo caso, gli organi disponibili), la medicina deve sempre operare scelte dolorose ma inevitabili? Quali sono i fattori di successo di un trapianto, e perché nel caso in questione le probabilità di riuscita erano pressoché nulle? Perché l’assunzione di responsabilità verso la propria salute può essere considerato un valido e legittimo criterio etico di selezione, in casi come questo? E’ ragionevole affermare che, dal canto suo, il medico deve decidere di volta in volta su basi rigorosamente cliniche, e non morali o moralistiche?
Qual è il limite che si deve porre alle possibilità tecniche della fecondazione assistita? E’ giusto mettere al mondo figli destinati a diventare orfani troppo presto, o a prendersi carico – a volte sin dall’infanzia – di “genitori” anziani, ammalati e non più autosufficienti? Volere un figlio a ogni costo, a qualunque età, non rivela un delirio di onnipotenza cui dovremmo porre un limite etico? Quali possono essere le esplicitazioni operative di tale limite? Non è forse urgente riscoprire che a ogni diritto (per esempio, la procreazione) corrisponde un dovere (per esempio, fare tutto il possibile perché al figlio che nascerà sia garantito un supporto familiare stabile e adeguato almeno sino alla maggiore età)?


Dibattito trasmesso il 1° agosto 2009 da "Lo Scandaglio", programma di Radio SBS (Melbourne, Australia), prodotto e presentato da Umberto Martinengo. Executive producer: Marco Lucchi.


Partecipanti:
- Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano, e Professore a.c. presso la Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Firenze;
- Mario Palmaro, docente di Filosofia del Diritto e Bioetica alla Pontificia Università “Regina Apostolorum” di Roma, e Presidente del Comitato “Verità e vita”;
- Rosangela Barcaro, dottore di ricerca in Bioetica all’Università degli Studi di Genova;
- Joanne Rossi Mason, giornalista medico-scientifica.

Parole chiave:
Castrazione chimica Etica e bioetica Fecondazione assistita Trapianti

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