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Voyeurismo sul web: un'epidemia pericolosa

10/10/2016

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Che cosa sta succedendo? C’è un’epidemia di voyeur sul web? Anzi, un’epidemia di “guardoni”? Quest’ultimo termine è più spregiativo del sofisticato corrispettivo francese, ma nella sostanza essi descrivono lo stesso comportamento. Milioni di uomini di ogni età, ma anche giovanissimi adolescenti, trascorrono sempre più tempo sul web a guardare immagini e filmati a contenuto sessuale. Sia postati da donne ingenue, illuse, fragili o esibizioniste naïf che pensano di essere supersexy, e si condannano invece alla gogna eterna, mediatica e reale, sia cercati in siti hard dedicati.
Nell’accezione sessuologica, il voyeurismo indica un disturbo sessuale, che include l’atteggiamento e la pratica sessuale di chi guarda, o spia di nascosto, persone intente a spogliarsi, nude o impegnate in rapporti sessuali, per ottenere eccitazione e piacere erotico. Nel passato il voyeurismo era definito “perversione”, un termine che grondava giudizio morale da ogni sillaba; oggi è una “parafilia”, termine oscuro ai più, che indica una «anormalità psichica nella ricerca del piacere e della soddisfazione degli istinti, specialmente sessuali».
Indipendentemente dall’inquadramento medico, psichiatrico e sessuologico, resta il fatto che l’epidemia di voyeurismo è in atto. Perché così tanti uomini lo fanno? E’ infatti un comportamento più frequente negli uomini rispetto alle donne, che sono invece più colpite dal disturbo complementare, l’esibizionismo, con i rischi ben noti. La definizione medica di “patologia” riguarda chi si eccita esclusivamente o quasi attraverso il guardare/spiare persone, spesso ignare dell’essere guardate, in atteggiamento sessuale. Rientra oggi nelle “varianti della norma” quando è un comportamento occasionale, e l’uomo ha una vita sessuale più o meno appagante nella realtà. La deriva delle norme contemporanea spiega bene perché oggi si accetti come normale un comportamento che in passato sarebbe stato etichettato come patologico, solo perché è diventato frequente («Se tutti lo fanno, è normale, no?»), con la clausola che solo l’esclusività lo rende davvero patologico.
Il primo denominatore comune a tutti gli appassionati di erotismo online è la curiosità, motore potente di tutti i giovani che si affacciano ai misteri del sesso attraverso un’iniziazione tanto hard quanto pericolosa. Curiosità che oggi consente di appagare quella vocazione all’harem che nei maschi è cromosomica: può scegliere la fedeltà per amore, devozione o credo religioso, ma geneticamente l’uomo (più della donna), tende a essere promiscuo. E un tradimento “senza corpo del reato” tranquillizza molte coscienze. Consente una “second life” virtuale da Casanova, (quasi) senza rischi. Apparentemente. E consente di soddisfare, in modo più o meno consapevole, una variabile dose di aggressività, di desiderio di umiliare, di rabbia nei confronti delle donne, o di una in particolare. Sentimenti negativi più evidenti in chi fa circolare le immagini hard di una donna conosciuta, col segreto senso di trionfo nel vederla denigrata. L’eccitazione, intensa fino all’orgasmo, l’esaltazione, la soddisfazione fisica ed emotiva, non solo di piacere orgasmico, ma anche dei suoi risvolti aggressivi, se non sadici, diventano poi un fattore di ricompensa emozionale potente, che porta a cercare sempre più quella fonte di piacere. Ancora più seduttiva per i giovanissimi, ma anche per i molti uomini che sono timidi, o sfortunati con le donne, o arrabbiati perché lasciati. O furiosi perché le donne hanno troppo potere o sono troppo indipendenti, troppo incontrollabili, troppo protagoniste… «Farle tornare oggetti e usarle, che gusto!».
Nei giovani, l’epidemia di voyeurismo è insidiosa perché “brucia” molte tappe reali: l’eccitazione con stimoli visivi sessuali sempre più estremi è separata dalla graduale esperienza sensuale di condividere l’intimità con un corpo vero, desiderato e, forse, amato. Analfabeti del corpo, e pessimi amanti nella realtà, molti giovani pensano che il sesso vero sia solo quello digitale. E sia fatto dell’uso spregiudicato di un altro corpo, distruttivo di ogni possibilità di relazione, di amore, di esclusività tenera, appassionata ed emozionata. Privati delle emozioni e dell’alfabeto sensuale dell’amore carnale, finiscono poi per ricercare quell’esaltazione, di cui hanno avuto l’imprinting sul web, con l’aiuto di droghe eccitanti, come la cocaina o la metanfetamina, perché il sesso reale, di soli corpi disabitati da emozioni d’amore, sembra altrimenti scialbo, prevedibile, “una noia pazzesca”. Il voyeurismo sul pornoweb è un virus pericoloso: parte soft, ma poi ti cattura fino alla dipendenza, se non all’ossessione.

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