Il tema drammatico delle MGF è stato affrontato venerdì scorso, nell’Aula Magna dell’Università di Padova, in un convegno toccante e coinvolgente, a cui ho attivamente partecipato, organizzato dal professor Franco Bassetto, direttore dell’Istituto di Chirurgia Plastica, e dal professor Roberto Tozzi, direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica, entrambi dell’Università patavina. Convegno finalizzato a prevenire le FMG e offrire servizi integrati di assistenza alle donne che l’abbiano già subito.
Sono molte le ragioni per cui queste donne possono avere bisogno di aiuto medico, psicologico e sociale. Le incisioni devastano i genitali esterni, la vulva e parte dei vasi specializzati (“corpi cavernosi”) che in condizioni normali si riempiono di sangue nell’eccitazione, dando piacere. Vengono spesso lesi anche l’uretra, da cui esce l’urina, e i muscoli del pavimento pelvico, che possono contrarsi molto per il dolore, le infezioni e l’infiammazione vaginale. Le conseguenze immediate più temibili sono le emorragie, le infezioni genitali batteriche e virali, con ascessi, fistole e febbre alta, le cistiti, le infezioni pelviche, il dolore ottenebrante e l’infiammazione, un incendio biologico che dai genitali può interessare la pelvi e ripercuotersi su tutto il corpo, tanto più quanto più durano infezioni e complicanze. Il dolore persistente può diventare malattia, “dolore neuropatico”, con una sensibilizzazione dei centri del dolore, per cui ogni stimolo doloroso successivo, anche il dolore mestruale, viene amplificato. Le conseguenze a lungo termine coinvolgono la salute genitale e urinaria, per le infezioni ripetute e per il dolore. Minacciano il futuro ostetrico, per i problemi durante e dopo il parto, per la necessità di tagli cesarei (dove è possibile farli) o di incisioni perineali perché il bambino possa nascere, di emorragie anche gravi. La sessualità può essere devastata, per il dolore alla penetrazione e la perdita delle sensazioni di piacere, maggiore quanto più ampia è stata la mutilazione e più gravi le complicanze.
Perché questa atrocità viene perpetrata proprio dalle donne, di generazione in generazione? Perché la mutilazione genitale femminile, che gli amanti degli eufemismi chiamano “modificazione”, per non essere giudicanti, è un passaporto necessario per l’identità sociale nel gruppo di appartenenza, per la famiglia, per il partner e i codici sociali di quei Paesi. E’ usata da millenni per il controllo del corpo della donna, del suo piacere, della sua fertilità fino al matrimonio, e come garanzia di paternità dopo. E’ ancora praticata in oltre trenta Paesi dell’Africa, nel Medio Oriente, Indonesia e Malesia. E, di nascosto, nei Paesi occidentali dove queste famiglie sono immigrate. Oltre 200 milioni (!) di donne viventi hanno subito la mutilazione. Ogni giorno migliaia di bambine la subiscono ancora. Nelle culture di adozione, può diventare motivo di stigmatizzazione, di disvalore, di disprezzo. Conoscere la MGF è essenziale, per prevenirla in modo efficace. E per curarne le molte conseguenze, con competenza e rispetto.
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