Lillo A, Antoncecchi E, Antoncecchi V, Zito GB, On Behalf Of The A R C A Carin Women Survey Investigators
The cardiovascular risk awareness and health lifestyle of Italian women
J Clin Med. 2024 May 31;13(11):3253. doi: 10.3390/jcm13113253. PMID: 38892964; PMCID: PMC11172804
Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte femminile, ma le donne italiane sottostimano il proprio profilo di rischio, non conoscono tutti i fattori che concorrono a tale rischio e, se ne sono a conoscenza, tendono a non migliorare in misura davvero significativa i propri stili di vita: è quanto emerge dal CArdiovascular Risk awareness of ItaliaN WOMEN (CARIN WOMEN), uno studio multicentrico realizzato attraverso un questionario somministrato nelle sale d’attesa di 49 ambulatori cardiologici italiani dal gruppo Medicina di Genere di ARCA (Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali). I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Medicine.
Il questionario è stato compilato da 5590 donne in due differenti periodi di tempo; l’età mediana era 56 anni (differenza interquartile: 46-65), mentre l’indice di massa corporea medio era 25 (differenza interquartile: 22-29). Sono stati valutati il livello di istruzione, lo stato civile e le condizioni di rischio; 311 donne (5,57%) avevano già subito un evento cardiovascolare.
Tra i fattori di rischio tradizionali considerati nello studio spiccavano l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, l’ipercolesterolemia e il fumo. I fattori di rischio non tradizionali comprendevano sia quelli specifici di genere (tipicamente, le complicanze gestazionali come il parto pretermine, l’ipertensione gravidica, il diabete gestazionale, l’abortività ripetuta), sia altri non genere-specifici (patologie autoimmuni, trattamenti chemioterapici o radioterapici, ansia e depressione).
Questi, in sintesi, i risultati:
- il 51,7% delle donne ha dichiarato di avere almeno un fattore di rischio tradizionale, ma solo il 9,1% riteneva che il proprio profilo di rischio fosse elevato;
- il numero di fattori di rischio “attivi” sembrava diminuire con l’aumentare del grado di istruzione; tuttavia, analizzando il livello di auto-percezione, la sottostima del proprio profilo di rischio è risultata generalizzata a tutti i livelli di scolarizzazione;
- la consapevolezza del rischio cardiovascolare è risultata più bassa proprio quando avrebbe dovuto essere maggiore: solo il 37,8% delle donne con rischio cardiovascolare elevato (3 o più fattori di rischio) si considerava tale; il 23% delle pazienti con rischio cardiovascolare intermedio (1 o 2 fattori di rischio) si considerava a basso rischio;
- il 57% del campione ha affermato di sapere che il rischio cardiovascolare femminile è pari a quello maschile, il 25% delle donne non ha risposto e il 18% riteneva che il rischio femminile fosse inferiore;
- sebbene il 94% delle intervistate fosse a conoscenza dei fattori di rischio tradizionali, poche di loro avevano uno stile di vita sano: il 21,9% fumava; solo il 45,9% svolgeva sufficiente attività fisica; solo il 20,2% riconosceva di essere in sovrappeso rispetto al 46,9% valutate dagli sperimentatori in base all’indice di massa corporea (>26); il 71,8% di coloro che avevano un BMI compreso tra 26 e 30 e il 41,5% delle donne con un BMI >30 non riconosceva di essere sovrappeso o obesa; solo il 30% consumava più di due porzioni giornaliere di frutta e verdura;
- la maggior parte delle donne (87%) ha espresso il desiderio di avere maggiori informazioni sul proprio rischio cardiovascolare e su come ridurlo; il cardiologo o il medico di base sono le fonti dalle quali vorrebbero avere queste informazioni (77%).
In sintesi
- Le donne italiane conoscono abbastanza bene i fattori predittivi di patologia cardiovascolare, ma al tempo stesso sottovalutano il proprio profilo di rischio, sia perché la patologia che catalizza le più forti paure individuali e collettive rimane il cancro, sia perché sono ancora poche le donne che vengono arruolate negli studi clinici, con un gap negativo di diagnosi e trattamenti adeguati
- La sottovalutazione del rischio è particolarmente significativa fra le donne più giovani e soprattutto fra quelle con un rischio cardiovascolare molto elevato
- Gli stili di vita sani sono noti, ma poco praticati
- L’educazione a rispettare il proprio cuore dovrebbe iniziare già nelle scuole, e continuare in tutti i contesti sanitari