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Dopo un maltrattamento infantile: la trasmissione intergenerazionale del trauma

10/04/2022

Dopo un maltrattamento infantile: la trasmissione intergenerazionale del trauma
“Science News” - Segnalazioni e commenti on line su articoli scientifici di particolare interesse
Commento a:
Babineau V, McCormack CA, Feng T, Lee S, Berry O, Knight BT, Newport JD, Stowe ZN, Monk C.
Pregnant women with bipolar disorder who have a history of childhood maltreatment: intergenerational effects of trauma on fetal neurodevelopment and birth outcomes
Bipolar Disord. 2022 Mar 23. doi: 10.1111/bdi.13207. Online ahead of print

Verificare se un trauma da maltrattamento infantile possa trasmettersi dalla madre al feto durante la gravidanza, e con quali conseguenze: è questo l’obiettivo dello studio coordinato da Vanessa Babineau ed espressione, fra gli altri, della Columbia University di New York, del New York State Psychiatric Institute, della University of Arkansas for Medical Sciences, della University of Texas a Austin e della University of Wisconsin-Madison, Stati Uniti.
Si parla di trasmissione intergenerazionale del trauma quando gli effetti del maltrattamento infantile influenzano lo sviluppo intrauterino e la salute della prole, prevalentemente attraverso i disturbi psichici che la donna può manifestare.
Il maltrattamento infantile, per esempio, è un fattore di rischio per il disturbo bipolare di personalità. Questo disturbo è presente nell’1.8% delle donne in gravidanza, e i sintomi ad esso correlati tendono ad aggravarsi proprio nelle donne che, da bambine, hanno subito un maltrattamento di portata traumatica. Ma quali sono le possibili conseguenze per il feto?
Lo studio è stato condotto su 82 donne in gravidanza e in trattamento per disturbo bipolare. Nelle settimane 24, 30 e 36 di gestazione è stata misurata la frequenza cardiaca fetale (che in condizioni normali oscilla tra 120 e 160 battiti al minuto: al di fuori di questi limiti, si parla di bradicardia e tachicardia). Per ciascuna partecipante, sono stati inoltre registrati i dati clinici relativi all’età gestazionale alla nascita e il peso del neonato.
Questi, in sintesi, i risultati:
- sono stati individuati due gruppi distinti per gravità dei sintomi correlati alla bipolarità: pazienti con sintomi impegnativi (18.29%), pazienti sostanzialmente in equilibrio (81.71%) (p < 0.001);
- il gruppo sintomatico aveva una più frequente esperienza di maltrattamento infantile (p < 0.001);
- in queste donne si è registrata anche una più netta tendenza alla bradicardia fetale (p = 0.077) e al parto pretermine (33.3% vs. 6.07%, p < 0.01);
- le condizioni psichiche della donna in gestazione sembrano mediare la correlazione del trauma infantile materno con il peso alla nascita in entrambi i sessi e, tendenzialmente, con l’età gestazionale alla nascita nelle femmine.
Questo importante studio, il primo nel suo genere, dimostra l’estrema importanza di prendere in carico i traumi subiti nell’infanzia, di curare con appropriate terapie il disturbo bipolare e di monitorare con estrema attenzione la gravidanza delle donne che abbiano subito maltrattamenti infantili. Ma conferma anche come la violenza fisica e sessuale, a ogni età, sia una vera rapina di vita e di potenzialità di salute non solo per le donne che la subiscono, ma anche, potenzialmente, per i bambini che esse mettono al mondo. Il quadro che emerge sollecita una stretta collaborazione fra professionisti della salute e istituzioni per debellare la piaga della violenza e limitarne tempestivamente le conseguenze quando essa si sia purtroppo verificata. Un’esigenza tanto più pressante in mondo ancora una volta colpito dalla guerra: nel conflitto che si sta svolgendo in Ucraina si assiste quotidianamente a efferate forme di violenza contro le donne e i loro figli, e questo deve sollecitare tutti noi a un impegno di accoglienza e di aiuto.
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