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Come lo studio musicale modifica il cervello: ruolo della predisposizione genetica e della neuroplasticità

16/01/2022

Come lo studio musicale modifica il cervello: ruolo della predisposizione genetica e della neuroplasticità
“Science News” - Segnalazioni e commenti on line su articoli scientifici di particolare interesse
Commento a:
Olszewska AM, Gaca M, Herman AM, Jednoróg K, Marchewka A.
How musical training shapes the adult brain: predispositions and neuroplasticity
Front Neurosci. 2021 Mar 10;15:630829. doi: 10.3389/fnins.2021.630829

Esaminare gli effetti dello studio di uno strumento musicale sulla struttura e le funzioni del cervello nelle persone adulte: è questo l’obiettivo dello studio coordinato da Alicja Olszewska, ed espressione dei Laboratori di Imaging cerebrale e Neurobiologia del linguaggio presso l’Istituto Nencki di Biologia sperimentale dell’Accademia delle Scienze di Varsavia, Polonia.
Imparare a suonare uno strumento musicale è un compito complesso che integra molteplici modalità sensoriali e funzioni cognitive di ordine superiore. La formazione musicale è quindi considerata un utile framework per le ricerche sulla neuroplasticità indotta dall’esercizio costante di una disciplina. Rimane tuttavia centrale la cosiddetta questione “natura-cultura”, ossia se le differenze osservate tra musicisti e non musicisti siano dovute a una predisposizione genetica o anche alla formazione stessa.
La review analizza una serie di recenti pubblicazioni finalizzate a descrivere:
- la riorganizzazione a cui il cervello va incontro con l’apprendimento musicale;
- i marker neuronali della predisposizione naturale.
Queste le principali indicazioni emerse dagli studi presi in considerazione:
- diversi studi osservazionali trasversali identificano le differenze strutturali e funzionali tra i cervelli di musicisti e non musicisti, specialmente nelle regioni legate al controllo motorio e all’elaborazione dei segnali uditivi;
- alcuni studi longitudinali documentano le modificazioni funzionali, correlate all’esercizio, durante l’ascolto e la produzione di musica, nel network motorio e nelle connessioni di quest’ultimo con il sistema uditivo;
- parallele modificazioni sono documentate, a livello di connettività, all’interno del sistema motorio e fra il sistema motorio e quello uditivo;
- sono stati infine identificati potenziali predittori di riuscita nell’apprendimento musicale, fra cui una maggiore attivazione del sistema uditivo e del sistema motorio durante l’ascolto, la microstruttura del fascicolo arcuato e la connettività funzionale tra i sistemi uditivo e motorio.
In sintesi, lo studio dimostra che nella persona adulta, il “cervello musicale” è un prodotto sia della predisposizione naturale che dell’esercizio costante.
Le evidenze sull’importanza dell’allenamento, in particolare, confermano sul piano neurobiologico quanto evidenziato dallo psicologo K. Anders Ericsson nei suoi studi sugli studenti della Berlin’s Elite Academy of Music: all’età di vent’anni i violinisti migliori avevano già suonato più di 10000 ore, gli studenti di medio livello non arrivavano a 8000, e quelli meno performanti non superavano le 4000.

Leggi: Successo: il segreto delle 10.000 ore
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