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Pedofilia, nella rete del male

09/08/2016

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

“Sono rimasta molto turbata dalla tragedia di Napoli, della bambina violentata e buttata da un terrazzo come uno straccio sporco. Possibile che nessuno si sia accorto di quello che succedeva in quella casa, a lei e alle altre bambine? Ho quasi 70 anni, ma mi basta guardare i miei figli o i miei nipotini negli occhi per capire se c’è qualcosa che non va: anche un brutto voto a scuola, o un litigio con un compagno o in famiglia. Possibile che nessuno abbia capito quale tragedia stava vivendo quella povera piccina? E quali conseguenze avranno le altre bambine abusate e sopravvissute?”.
Mirella C. (Como)
Gentile signora, anche io ho provato un profondo dolore, ma anche rabbia e indignazione, a vedere, ancora una volta, a quale abominio arrivino i cosiddetti esseri umani. E a quale cecità e omertà si possa arrivare tra conoscenti, vicini e, forse, tra gli stessi parenti come purtroppo mi insegna l’esperienza clinica, quando in terapia ascolto donne che hanno subito violenza da bambine o da adolescenti. Come è possibile che una mamma non veda le lesioni fisiche di un abuso? Lesioni di cute e mucose, abrasioni, ematomi, sanguinamenti genitali… Come è possibile che non veda, non senta il turbamento della piccola o del piccolo, anche quando l’abuso ha la forma della molestia? E invece, soprattutto in caso di violenze intrafamiliari (“endogamiche”), le vittime, ora adulte, spesso mi riferiscono che la mamma sapeva, ma non le ha aiutate. Anzi qualcuna è stata anche picchiata, perché “mentiva”. O sono state minacciate e obbligate a non parlare con nessuno, per salvare il “buon nome” della famiglia. In altri casi è la nonna o la zia a “sapere”. Purtroppo, nella mia esperienza clinica, gli orchi familiari non sempre agiscono da soli: hanno anche la complicità, più o meno manifesta, più o meno volontaria, di una o più donne. Questo è un aspetto di cui non si parla: ci disturba troppo pensare che una donna, magare anche parente o madre addirittura, possa sapere e non fare niente per salvare la piccola, o anche il bambino, dall’abuso. Per paura? Per degrado? Perché ha subito le stesse violenze da piccola in una nemesi che non si arresta? Gli abissi del male non conoscono limiti.

Le reti del male e il virus dell'omertà

Purtroppo la pedofilia non esiste solo in ambienti “degradati”. Basti pensare alla diffusione della pornografia che ha bambini come oggetti di atti sessuali (“pedopornografia”). E’ pericoloso allora lavarsi la coscienza, e allontanare il problema, pensando che si tratti di tragici casi isolati che crescono in ambienti disperati. La pedofilia è trasversale, e cresce tra connivenze e complicità in tutti gli strati sociali, e anche tra i religiosi, come purtroppo sappiamo.
Se ognuno di noi si mettesse nei panni di quelle migliaia di bambine e bambini usati come giocattoli da adulti perversi e crudeli, la pedofilia, e il sadismo che l’accompagna, non avrebbero raggiunto queste dimensioni epidemiche di cui la tragedia della piccola Fortuna è l’evento più drammatico. Sgomenta la rete di omertà che ha reso necessari due anni di indagini per arrivare alla verità. Sgomenta sapere che l’uomo che l’ha violentata e uccisa era già noto alle Forze dell’Ordine anche per molestie. Sgomenta sapere che altre bambine piccolissime, figlie della compagna dell’uomo, sono state violentate, pare con la connivenza di lei. Sgomenta sapere che c’è un altro bambino di tre anni, Antonio, morto in circostanze oscure, caduto anche lui da un davanzale dello stesso palazzo. Senza che venisse fatta l’autopsia. Una casa dove in poco tempo due bambini precipitano e muoiono in circostanze oscure non desta gravissimi sospetti? Come fa una bambina alta un metro e dieci a lanciarsi da un parapetto liscio alto un metro e trenta?
Coloro che sanno e tacciono, come possono vivere senza sentirsi rivoltare dalla vergogna? Conniventi e complici di un abuso che si perpetua e si ramifica, con l’infettività di un virus morale che non conosce anticorpi. Chi di noi ha avuto la fortuna di vivere con genitori amorevoli, teneri e rispettosi intuisce il baratro di disperazione e di amputazioni subito da questi piccoli, derubati del presente e del futuro, segnati per sempre nel corpo e nell’anima, “oggetti” degradati ai propri stessi occhi prima ancora che agli occhi degli altri.

Quali conseguenze comporta l'abuso sessuale?

Le conseguenze psicoemotive degli abusi sessuali su bambine e bambini sono tragiche, complesse e durature.
Vengono uccise nel bambino:
- l’innocenza, il diritto a un affetto limpido, a un abbraccio confortante, a una tenerezza luminosa, che scaldi il corpo e il cuore, a un amore protettivo che dia fiducia in sé e nella vita, senza ambiguità;
- la possibilità di vivere l’infanzia nella dimensione di giochi e di affetti adeguati all’età, e che facciano crescere i suoi molti talenti: intellettuali, sportivi, musicali, artistici, affettivi;
- la possibilità di fidarsi degli adulti, e perfino della madre, quando lei diventa complice dell’abuso, quando non protegge la bambina, o il piccolo, sottraendolo a queste grinfie mortali, o peggio, quando vende il corpo dei figli ad adulti cinici e perversi;
- la possibilità di un amore adulto che sia capace di intimità vera, di rispetto, di attenzione, di tenerezza: se la prima e unica esperienza infantile è di abuso, quello sarà con alta probabilità il modello di riferimento interiore per le relazioni future, ancor più se il contesto sociale dà poche alternative.

E' possibile guarire dalle conseguenze della violenza?

Guariranno questi bambini? Guarire è una parola grossa. Il loro futuro è segnato da cicatrici emotive che possono fare molto male, anche decenni dopo. Una psicoterapia molto ben fatta può aiutare a convivere con quello che è successo senza farsene dilaniare, ma amputazioni e ferite lasciano segni indelebili sulla salute fisica (malattie sessualmente trasmesse, che colpiscono anche i bambini, insonnia, incubi notturni, sindrome post-traumatica da stress…); sulla salute psichica, con perdita di fiducia in sé e di autostima, attacchi di panico, ansia e depressione; su quella sessuale, con dolore e difficoltà a fidarsi e lasciarsi andare; oppure, all’opposto, con promiscuità coattive e disperate; e sulla salute relazionale, che può portare a scelte del partner drammatiche. Per questo dobbiamo essere allertati, rispettare i nostri bambini e vigilare sui meno fortunati. Quella bambina potremmo essere noi, o nostra figlia. Non dobbiamo chiudere gli occhi e il cuore, mai.

E' possibile prevenire queste tragedie?

Sì, soprattutto se ognuno di noi fa la propria parte in un progetto etico solido, efficace e duraturo:
- rispettando l’infanzia e il diritto all’innocenza;
- mantenendo un rigore etico impeccabile nei nostri comportamenti con i bambini;
- non stimolando la seduttività di bambine e bambini in modo inappropriato, dal vestiario agli atteggiamenti;
- non usando strumentalmente i bambini come sensuali oggetti di desiderio nella pubblicità;
- imparando a usare le antenne del cuore per non diventare complici o conniventi dell’abuso;
- evitando convivenze inappropriate, per esempio con il nuovo compagno della madre dopo la separazione, finché non si sia certissime sulla qualità dell’uomo che vivrà in casa a contatto con una bambina o una figlia adolescente.
E’ tempo di ripensare ai fondamentali della vita: i bambini non si toccano sessualmente, nemmeno col pensiero.

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