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Papillomavirus: quando l’insidia passa dalla bocca

Papillomavirus: quando l’insidia passa dalla bocca
04/05/2021

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Per gentile concessione di D La Repubblica
«Si ricorda di me?». Nonostante la mascherina, gli occhi scuri e lo sguardo, intenso e diretto, sono familiari. La voce, nitida e vibrante, armoniosa e rotonda, mi aiuta a focalizzare. «Sono tornata perché vorremmo un bambino. Anche per dirle che di quello che è successo a me dovrebbe parlare un po’ di più. Può interessare centinaia di altre donne… E per ringraziarla, perché mi ha salvato la voce!». Un lampo nella mente: il ricordo ora è nitido.
«Ero venuta da lei perché mi ero sentita delle cose dure a livello dei genitali, che stavano crescendo rapidamente. Ero molto preoccupata. Condilomi, mi aveva detto. Causati dal papillomavirus, ceppi 6 e 11. In sé fastidiosi, ma non gravi. Però bisognava escludere che ne avessi contratti altri, più aggressivi. “Sono una famiglia di oltre cento ceppi: tanti cugini, con diversa pericolosità”: era stata molto precisa. E mi aveva raccomandato di fare attenzione alla voce. Per fortuna ha insistito perché mi facessi visitare anche la bocca e la gola. Quel consiglio mi aveva davvero sorpresa. Me lo ricordo come se fosse adesso».
«Lei canta, giusto?».
«Esatto, brava. Questa è la ragione per la quale ho sentito che era giusto che tornassi da lei. Con la sua storia della “kerka porta” mi ha salvato la voce, che è il mio lavoro e la mia vita. Così mi ha detto lo stomatologo da cui lei mi ha mandato quella volta. Avevo condilomi anche sulle corde vocali! Per fortuna ancora piccoli, aveva detto il medico. Se fossero cresciuti tanto, la terapia per distruggerli avrebbe potuto ledere le corde vocali. La seconda ragione della mia gratitudine è che mi ha fatto conoscere Sándor Márai e quel delizioso libro di racconti, “Momenti fatali”. Quello sulla caduta di Costantinopoli, e quello su Haendel, mi hanno toccato profondamente. Sa che ogni tanto li rileggo ancora? Come se ogni volta dicessero qualcosa di diverso al mio cuore».
La conversazione riprende intensa, come se l’avessimo interrotta il giorno prima.
«Sì, ci eravamo trovate subito in sintonia. Entrambe amiamo leggere racconti che ci sappiano emozionare. Lei non poteva credere che la bocca possa essere una porta d’entrata formidabile, e sottovalutata, di infezioni a trasmissione sessuale. E allora le avevo suggerito la lettura della “Caduta di Costantinopoli”. Una città poderosa, cinta da sette ordini di mura, che aveva resistito a invasioni e assedi per 1400 anni: e poi caduta per una ragione fatale. Durante l’ultimo assedio turco, era rimasta aperta una porticina che, nei tempi di pace, consentiva agli abitanti di uscire nelle campagne a coltivare i campi per vivere: la kerka porta, appunto. La bocca è quella porticina: ci nutre ma possono entrare nemici, a volte gravi, proprio perché non è protetta. Fuor di metafora, le avevo detto: nei rapporti orali, quasi nessuno usa il profilattico perché è considerato soprattutto una protezione contro le gravidanze indesiderate e non una barriera che possa proteggerci da germi come i papillomavirus, l’herpes, la sifilide o la gonorrea. Doppiamente temibili perché nessuno pensa alla bocca come via d’entrata, nonostante la diffusione dei rapporti orali oggi, e perché le infezioni non diagnosticate possono progredire, dando lesioni serie anche in organi distanti».
«Adesso ogni volta che vedo qualcuno con l’herpes sulla bocca penso alla kerka porta. A quel che vedo non ci pensa proprio nessuno! Ah, mi ero fatta subito il vaccino contro il papillomavirus, come lei mi aveva consigliato, e non ho più avuto né recidive dei condilomi, né nuove infezioni. Ora sto molto attenta, anche alla mia kerka porta!».
Sorridiamo insieme. «Per il bambino ci sono rischi?».
«Il vaccino è un’ottima protezione contro i ceppi non ancora contratti. Ma la gravidanza è una condizione di immunotolleranza, perché il bambino è per il 50 per cento geneticamente estraneo, avendo 23 cromosomi del papà. Con le difese immunitarie abbassate, i ceppi come il 6 e l’11, già contratti e nascosti nel DNA delle sue cellule, potrebbero riattivarsi. Per questo va seguita con un’attenzione in più».

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