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Occupazione: le tre carenze di chi oggi cerca lavoro

29/01/2018

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

L’offerta di lavoro da parte delle aziende c’è, ma mancano i profili più richiesti: in ambito ingegneristico, tecnico e informatico. Soluzione elementare: al momento di scegliere l’iter universitario, bisognerebbe offrire una programmazione scolastica adeguata, a livello regionale e nazionale, che chiarisca in modo tempestivo dove c’è la domanda più forte di giovani qualificati. Questo soddisferebbe due bisogni ad oggi frustrati: quello dei giovani di avere sicure opportunità di occupazione post-laurea, di carriera e di reddito – certo, se sono preparati, motivati e in gamba –, invece di infilarsi in lauree senza sbocchi, e la soddisfazione delle aziende di guardare al futuro con risorse competenti ed entusiaste.
Tuttavia, se si ascolta chi ha bisogno di nuovi collaboratori a ogni livello di mansione, ci si accorge di drammatiche carenze trasversali, che rendono la ricerca molto frustrante anche per il futuro datore di lavoro. Quante volte è lo stesso datore di lavoro a essere letteralmente abusato dall’incompetenza, dagli errori e dalle conseguenze, anche pesanti, di un lavoro svolto senza attenzione, senza cura, senza autocritica, senza energia, tanto per avere uno stipendio, e buonanotte? Anche quando ci si rivolga ad agenzie specializzate, i profili offerti sono spesso inferiori alle promesse dei curriculum, i primi colloqui desolanti e i periodi di prova faticosi, con grave spreco di energia a spiegare comportamenti e atteggiamenti che dovrebbero far parte di défault delle caratteristiche di chi cerca lavoro. Ascoltando imprenditori e professionisti che cercano collaboratori emergono tre carenze gravi, su cui è bene riflettere per iniziare un cambiamento costruttivo, invece di continuare in una sterile lamentazione sulla disoccupazione giovanile.
Primo, l’impreparazione generale e l’ignoranza sconfortante. Una palude pericolosa, di cui la carenza educativa della famiglia e il degrado della scuola hanno gravi responsabilità. Soprattutto per i due milioni di giovani NEET, Not Engaged in Education, Employment or Training, ai quali non è arrivato il messaggio che senza impegno personale non si ottiene nulla nella vita. Secondo, manca l’“occhio per il lavoro”, come diceva mio padre. Capacità preziosa, che si affina con l’esperienza, ma che deve partire da una base minima essenziale. Se devo fare qualcosa, quali sono i modi per farlo al meglio? Per esempio, se voglio fare l’impiegata, so davvero usare il computer? Conosco un italiano decente, e non solo quelle quattro frasi piene di k tipiche del linguaggio social? Se devo archiviare delle pratiche, ho in testa un metodo per farlo in modo rapido ed efficace? Quando inizio il lavoro al mattino, ho un progetto della giornata che mi dia soddisfazione alla sera?
Come si allena l’occhio per il lavoro, ossia il metodo? In casa, educando i figli a collaborare fin da piccoli, in proporzione all’età, nelle diverse mansioni quotidiane, invece di servirli come piccoli principi. Valorizzare la manualità del cucinare, del giardinaggio, o del bricolage, se il padre o il nonno ha la passione del “fai da te”, aiuta i bambini a sviluppare la capacità di osservare, di trovare soluzioni, di sviluppare capacità motorie e creative, di usare il tempo in modo formativo, con un premio affettivo che è il condividere un tempo di gioco/lavoro dedicato, da parte dell’adulto. A scuola, incoraggiando gli stage in aziende, negozi, alberghi fin dai primi anni delle superiori. E d’estate, facendo uno-due mesi di lavoretti.
«Da grande voglio fare il medico, o il parrucchiere, cosa mi interessa fare il cameriere al mare d’estate?». Interessa perché aiuta e sviluppare la terza caratteristica molto carente, le cosiddette “soft skills”: educazione, gentilezza, sorriso, empatia. L’ideale è apprenderle col caffellatte, in famiglia, tuttavia il miglioramento è alla portata di tutti. In questo senso alcune scuole alberghiere di alto profilo mostrano come un ragazzo o una ragazza motivati possano svilupparle in modo sorprendente. Tutti noi tendiamo a scegliere il bar, il ristorante, il medico o l’estetista dove accanto alla competenza ci siano anche queste capacità: perché rendono più costruttivo, rilassato e piacevole l’ambiente di lavoro.
E allora impegniamoci sui tre plus: studio e formazione, “occhio per il lavoro” e soft skills. Aiuteranno i nostri ragazzi a vivere meglio, a trovare lavori più soddisfacenti e ad essere più felici, oggi e in futuro.

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