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Minori, droghe e prostituzione

18/07/2017

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

«Vox clamans in deserto»: da più di un anno una madre disperata grida nel deserto delle istituzioni. E’ la mamma di una ragazzina di 14 anni che da due si droga e si prostituisce. La ragazzina è ingestibile, anche perché il suo cervello è probabilmente già leso da un uso precoce e selvaggio di droghe e di alcol. Frequenta discoteche ad alto rischio, va pazza per le serate techno, in cui anche i minori di 14 anni si fanno di droghe semisintetiche e alcol. Per comprarsele si prostituisce in giri pericolosi, con adulti predatori che profanano corpi sempre più giovani. Scappa di casa per starsene con chi le pare, e rientra quando le pare: numerose le segnalazioni di scomparsa che la donna ha fatto ai Carabinieri. La delicata e drammatica situazione è stata segnalata anche al Tribunale dei minori e alla Procura. E’ stato ipotizzato il collocamento in comunità, con un nulla di fatto sul piano operativo. La ragazzina continua con un comportamento autodistruttivo esponenziale. La mamma, che si sente abbandonata dalle istituzioni, nella solitudine della sua disperazione si rivolge al quotidiano della sua città per essere aiutata.
Molti i punti di riflessione: la crescente precocità di sperimentazione selvaggia di sostanze eccitanti da parte di minorenni presenta rischi spaventosi sul fronte della salute fisica e mentale. Il primo fronte è la salute cerebrale: alcol e droghe sono un detonatore potente di disfunzione neuronale, di tossicità e di dipendenza, tanto più rapide e irreversibili quanto più il cervello è immaturo. Le conseguenze sono molto serie, e sottovalutate, sul fronte del comportamento: aggressività, irritabilità, impulsività, ingovernabilità, disturbi del sonno, da un lato; deficit di attenzione, di concentrazione, di memoria e di senso morale dall’altro. Il figlio o figlia che cadono nella trappola di alcol e droghe diventano ingestibili anche per il più affettuoso e paziente dei genitori: la tolleranza zero al loro uso almeno fino ai 20 anni dovrebbe essere un impegno di tutta la società civile.
Di converso, la loro progressiva liberalizzazione mostra quanto ipocrita sia il movimento politico trasversale che la sostiene. Con l’alibi di evitare la vendita abusiva, si usa ancora una volta in modo strumentale la parola “libertà”. Ottusi al punto da non capire che, così facendo, aumenterà il numero di figli e giovani adulti diventati zombi irrimediabili perché il loro cervello è distrutto nella funzioni intellettive e affettive superiori, e nel comportamento. Legittimando come “libertà” una progressione di autolesionismo esistenziale di cui questi adolescenti non hanno la benché minima percezione. Dire di no, motivandolo, è una parte essenziale e non negoziabile del percorso educativo. E’ indispensabile per strutturare la personalità con capacità di sbocciare e di crescere avendo ben chiaro il senso del limite: che non è distruttivo, bensì indispensabile a canalizzare in modo espressivo e costruttivo talenti ed energie. Ma è un no che deve essere condiviso a tutti i livelli della famiglia, ma soprattutto della società: come può un genitore proibire l’uso di alcol o droga, se i ragazzini li trovano dappertutto? Quali complicità coprono queste commercializzazioni? Perché non c’è un partito che abbia il coraggio di dire a chiare lettere il no all’abuso del cervello dei nostri ragazzi da parte di alcol e droghe?
La motivazione principale di molti adolescenti? Sentirsi eccitati, esaltati, desiderati, senza inibizioni, senza freni e senza controllo, scambiando l’anarchia autodistruttiva per libertà. E allora, li lasciamo fare fino a morirne, in senso reale oltre che metaforico, o ci riprendiamo in pieno la nostra responsabilità educativa a tutti i livelli?
Il secondo rischio di salute è sul fronte delle malattie sessualmente trasmesse, frequenti e multiple in una promiscuità indiscriminata. A Milano una ragazzina tredicenne è già sieropositiva. E quante altre sono già infettate da clamidia, papillomavirus, sifilide, gonorrea? Quest’ultima sempre più resistente anche agli antibiotici?
Il terzo è sul fronte degli incidenti alla guida, di scooter prima, di automobili poi, ma anche di incidenti autolesivi quando i picchi di depressione che si alternano alle impennate euforiche da droghe possono portare al suicidio.
E sul fronte esistenziale? Sono vite bruciate già nell’adolescenza, con un futuro sempre più cupo e più corto sul fronte dell’autorealizzazione nello studio, nello sport, nel lavoro, e degli affetti.
Invece di liberalizzare le droghe, reinterroghiamoci su quanto e perché stiamo abdicando alla nostra responsabilità educativa. Sul perché lasciamo andare alla deriva il senso morale della nostra società, indifferenti al veleno che insidia le menti più giovani. Usiamo la parola libertà come una bandiera di modernità, e intanto diventiamo complici dell’assassinio di futuro di tanti adolescenti abbandonati a se stessi. Vittime di adulti che ne usano il corpo e ne bruciano la mente, prima avvelenandoli con le droghe, e poi usandoli per un piacere senza scrupoli.

Adolescenti e giovani Alcol Cervello / Sistema nervoso centrale Depressione Dipendenze, droghe e doping Educazione Incidenti Malattie sessualmente trasmesse Politica Prostituzione / Prostituzione minorile Suicidio

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