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La ragazza di Trieste

La ragazza di Trieste
17/11/2020

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Per gentile concessione di D La Repubblica
«Benvenuta! Da dove viene signora?».
«Da Trieste».
«Sola?».
«Sola! Sono vedovissima da trent’anni. Non ho avuto figli. Ero figlia unica. Nessun parente nel breve orizzonte della mia vita. Il mio buon marito mi ha lasciato in una certa agiatezza, per cui almeno lì sono serena».
Ottantadue anni, minuta e fragile, neanche 40 chili con i vestiti, un po’ curva, un fitto plissé di rughe sul volto. L’intelligenza, colta e vivace, accende gli occhi verdi e brillanti, la voce educata, le parole scelte: argute, autoironiche, divertenti. Simpatia di cuore, a prima vista.
«Perché ha fatto questo viaggio a Milano?».
«Ho viaggiato tanto, mi piaceva farmi sorprendere dalla bellezza: di un Paese o di un incontro. Stavolta ho scelto di venire qui. Ho bisogno del suo aiuto. Sembro abbastanza normale, vestita, ma se guarda la mia storia e le mie lastre, sono un disastro. Sono tutta craquelée. La mia pelle è come le mie ossa: piena di fratturine come una pittura, ma non sono la Gioconda. Cinque fratture nell’ultimo anno. Non gravissime, tre alle vertebre, che però mi hanno accorciata: sei centimetri meno di quando avevo vent’anni. Ero bella [bellissima, penso tra me], ora sono una mummietta. Un’altra frattura alle costole, una al polso. Ho sempre qualcosa di rotto. Un cristallo è più robusto di me. La prossima frattura potrebbe essermi fatale, lo sa? Ho sentito che era urgente trovare un rimedio diverso dalle cure che ho fatto finora. L’ho studiata molto, prima di venire. Il computer è una grande compagnia alla mia età. E io leggo moltissimo».
«Che cosa posso fare per lei?».
«Ho studiato le sue schede mediche sull’osteoporosi: il “killer silenzioso”, la “ladra di salute”, come la chiama lei. Come sono vere quelle parole, mi sono arrivate dritte al cuore! Aiuto! Per fortuna quello che dice delle cure mi ha dato speranza e fiducia. Ho perso l’80 per cento dell’osso. Sto in piedi per miracolo, anzi “per puro spirito”, come dice l’ortopedico. E allora il mio spirito mi ha detto: cara, cerca un’altra soluzione, oltre all’acido ibandronico, al calcio, alla vitamina D e alle altre cose che nel tempo ti hanno dato. Diventi sempre più fragile, altro che, qua occorre pensare fuori degli schemi. Così mi ha detto il mio spirito».
«Super spirito! Bisogna ascoltarlo!», le dico con tenerezza e simpatia. «Però, dal punto di vista dell’osteoporosi, le cure che le hanno dato sono corrette! Cos’altro si aspetta?».
«Ormoni, cara, ormoni! I suoi amatissimi ormoni. Firmo tutti i consensi che vuole: so che adesso è una tragedia curare fuori dai protocolli. Alla mia età, poi! Morta, ma dentro i protocolli! E io invece dentro mi sento ancora vivissima! Mi assumo la piena responsabilità di tutto quello che potrebbe succedere: come vede sono ben lucida e in grado di decidere. Voglio vivere, non sopravvivere. Almeno per qualche anno ancora!».
Tostissima, penso tra me. Che tipa! Un privilegio curarla.
«Allora quale vestito su misura mi propone?», incalza, quasi sfidandomi.
«Un vestito, anche ormonale, da adattare con molta dolcezza, piano piano. Il corpo reagisce meglio così. Le faccio un piano dettagliato, anche di stili di vita e fisioterapia, e ci rivediamo tra sei mesi, data la distanza».
«Macché distanza, io ho bisogno di rivederla ogni due mesi!».
«Se non le pesa il viaggio…».
«Mi peserebbe di più la lontananza…».
Ad ogni incontro, va meglio. La densitometria ossea migliora.
«Come sta la mia ragazza di Trieste?».
«Cara, il vestito me lo sento proprio su misura!»
«Ah – dice un giorno salutandomi – parliamo di tante cose, e mi dimentico di ringraziarla per una cosa importante!».
«Quale?».
«Con quel “ragazza” mi regala ogni volta un’emozione che da sessant’anni non avevo più!».
Sono trascorsi tre anni, belli e intensi: «Cara, prima mi fratturavo solo scendendo le scale. Adesso corro anche dietro al tram! Alla mia età, questa è la felicità!».
Se l’è portata via una broncopolmonite da virus influenzale, qualche anno fa. Mi piace ricordarla mentre corre, allegra e felice, dietro al tram.

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