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Elogio della Befana

07/01/2006

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“E’ single, fidanzata o sposata?”. “Felicemente zitella, come la mia patrona, la Befana”. Comincia così, con una battuta e un guizzo ridente negli occhi, il colloquio clinico con una mia giovane paziente, che chiamerò Giulia, spiritosa e divertente come poche, nonostante una seria malattia. All’intelligenza brillante non resisto. “Davvero secondo lei la Befana è l’essenza della zitella felice?”. In un ping-pong di battute, ecco un inedito elogio della Signora che chiude le feste.
Innanzitutto, la Befana esercita un lavoro autonomo, all’insegna dell’indipendenza. Non ha superiori, né colleghi. Decide e realizza tutto personalmente. Meriterebbe di essere nominata patrona delle microimprenditrici fai-da-te (ossia da sola).
Il suo lavoro ha un’importantissima funzione educativa: carbone ai cattivi e dolci ai buoni. In questi tempi confusi, il suo metro di giudizio in bianco e nero ha una chiarezza antica, nitida e profondamente consolante, per grandi e piccini.
La deliziosa Befana, bruttina ma sveglia, riesce da secoli a farsi spazio in un mondo (quasi) tutto maschile. I protagonisti dello scenario natalizio (con l’eccezione sacra), sono maschi, da Babbo Natale ai Re Magi ai pastori, agli Angeli (un’Arcangela Gabriella non risulta agli atti). Eppure, con garbo discreto e senza guerre, è riuscita a restare sullo scenario del nostro mondo, con congrue pause di silenzio. Forse la riservatezza è un’altra delle sue qualità che molte donne dovrebbero tornare a coltivare? Sacrosanto.
Non ha un compagno: e allora? Questo non è per lei motivo di tristezza. Adora i tramonti lunghi su cieli sconfinati e farsi portare dal vento insieme alle rondini e ai gabbiani. Le piace osservare da lontano lo psicodramma del mondo e preparare con cura i suoi mucchietti di dolci e di carbone. Quando è stanca vola sulle montagne e si riposa, mentre guarda le marmotte giocare. Ha una passione per il profumo dei tigli, e infatti risale l’Europa, da maggio ad agosto, per sentirne tutta la magìa, viaggiando da Roma a Berlino, nelle notti limpide, danzando con le stelle cadenti. Un’antesignana dell’aromaterapia. Ha qualche ruga sul volto e a volte un velo di malinconia, non perché è sola, ma perché sente il dolore del mondo. Ma il suo cuore è limpido e leggero.
I ritratti ufficiali, in un mondo secolare in cui pittori e artigiani, per lo più maschi, han preso come icona per la befana il lato buono della strega, la descrivono bruttina, quasi caricaturale. Ma fosse stata anche bella, con un modello così, chi le avrebbe tenute più in casa, le donne? Il messaggio universale, specie alle bambine, perché i fondamentali della vita vanno appresi con il caffelatte, è sempre stato uno: se vuoi essere indipendente e volare nel mondo, resterai sola e brutta, giust’appunto come la Befana. Chiaro il messaggio?
Questa immutabile Signora, tra le poche certezze in un mondo incerto, non è mai stata schiava della moda. Da sempre veste sobriamente, secondo un suo personalissimo stile, sì, d’accordo, un po’ delabré: vestito alla romana, scarpe rotte in qualche atterraggio di fortuna e capelli incespugliati dalla velocità (i cicloni ogni tanto beccano anche la Befana). Molto più della firma sull’abito le interessa volare e essere libera: vi par poco?
E infatti possiede la patente esclusiva di un mezzo estremamente speciale: la scopa! Con cui non solo viaggia in terra, ma vola. Antesignana delle moderne donne pilota, ci insegna con semplicità qualcosa di profondo: è possibile trasformare persino il più umile degli strumenti, apparentemente pensato solo per la più limitata delle funzioni di cura della casa, in un mezzo straordinario di libertà al di fuori delle mura domestiche. Un invito a pensare – e ripensarsi – fuori dagli schemi. perché la nostra mente è uno spazio sconfinato e le gabbie peggiori alla vera libertà dello spirito sono quelle che ci creiamo da soli, con le nostre insicurezza e le nostre paure. Oppure quando siamo schiacciati dalla malattia e dal dolore.
La piccola Giulia ha colto, della Befana, il lato migliore: l’invito a coltivare la libertà della mente e lo sguardo curioso e divertito sul mondo, e su di sé, fuori degli schemi. Questo l’ha salvata da una depressione mortale. Nonostante una malattia seria e lunga, questa coraggiosa giovane donna è riuscita a mantenere l’equilibrio interiore. E a gustarsi una risata condivisa, grande analgesico dell’anima, riuscendo a mettere un guizzo di pepe sull’ovvio del mondo. Grazie, Giulia.

Autorealizzazione Riflessioni di vita

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