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Donne forti a rischio di violenza

05/07/2010

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Sei una donna forte, coraggiosa, che non si fa intimorire da minacce, insulti, percosse? Peggio per te. Secondo la nostra Cassazione non è reato maltrattare la moglie che ha un carattere “forte”, che non è disposta a lasciarsi sopraffare dal clima di intimidazione e percosse cui la sottopone il marito (che, nel picchiarla, avrà il suo buon perché, devono aver pensato i nostri supremi giudici). In attesa di poter leggere il testo integrale delle motivazioni della sentenza 25138, resta il fatto che la Cassazione ha annullato la condanna a otto mesi di reclusione che nei due precedenti gradi di giudizio era stata comminata a un uomo, accusato di aver maltrattato la moglie per tre anni, “perché il fatto non sussiste”. Ma come?! Uno picchia, minaccia, ingiuria – ancorché “non abitualmente” – e il fatto non sussiste, ossia non configura “condotta vessatoria”, perché lei, essendo forte, resiste alla violenza, nella realtà o in animo, mostrandosi solo ”molto carica emotivamente”? Per estensione, allora, sarà questa un’attenuante, un domani, se lui arriva ad ammazzarla? Domanda non retorica, visto il numero di donne uccise anche in questi giorni dagli ex – gelosi e/o “occasionalmente” violenti – che, tuttavia, pur essendo per altri aspetti “normali”, sono arrivati all’assassinio premeditato.
A che cosa servono tutte le raccomandazioni degli esperti, legali in testa, che raccomandano alle donne vittime di violenza, abusi o stalking di non rassegnarsi, ma di reagire e denunciare? Se resisto e denuncio, per somma beffa lui non sarà allora perseguibile “perché sono forte”? Se sono debole, subisco e taccio. In entrambi i casi, il risultato è lo stesso: lui non paga per quel che ha fatto. E non ci sarà giustizia, in ogni caso. E’ questo il progresso civile? Questa sentenza è grave per molti aspetti. Innanzitutto, consegna la donna picchiata e abusata ad una solitudine senza protezione, perché legittima la violenza, se “non abituale” e se lei è forte. Pone quindi due eccezioni a una regola che dovrebbe essere universale: la violenza, in famiglia e fuori, non può e non deve essere tollerata e va perseguita con severità in ogni caso dalla legge. Legge garante, come ci si aspetterebbe, di una convivenza sociale in cui le regole base siano fatte rispettare senza eccezioni.
A ben vedere, purtroppo, questa sentenza grave va oltre la questione uomo-donna. Crea infatti – o avvalla – una prospettiva di giudizio molto insidiosa: la gravità del reato non dipende dall’atto in sé, ma dalla “forza di carattere” dell’ingiuriato o dell’aggredito. Domani questa sentenza consentirà di depenalizzare anche gli abusi e i maltrattamenti sui bambini o sugli anziani, se hanno carattere “forte”? Più sei emotivamente solido, allora, e meno è probabile che lo Stato ti difenda? A ben pensare, questa sentenza sembra addirittura anticostituzionale: se infatti l’articolo 3 della nostra Costituzione recita che i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge, com’è possibile che il carattere, più o meno forte, della vittima diventi un’attenuante per l’aggressore, marito o no che sia? E chi stabilisce i criteri per cui un carattere è forte? Ugualmente, come può essere un’attenuante il fatto che non vi sia, nelle aggressioni, “abitualità”? E qual è il limite di abituale, e chi lo fissa? Picchiare una volta alla settimana va bene, ma due è troppo? O è abituale solo se succede tutti i giorni? Se, costituzionalmente, uomini e donne sono uguali davanti alla legge, allora, per luminosa simmetria, potrà un cittadino ingiuriare un uomo forte, chiunque egli sia, ma in modo ”non abituale”, magari ogni due-tre mesi, così il comportamento vessatorio non sussiste? Potrà un cittadino, per ironica iperbole, insultare o picchiare un giudice di Suprema Corte dal carattere forte, ogni sei-sette mesi, o, meglio, una tantum? Tanto il comportamento non è abituale e la forza di carattere del grande uomo lo proteggerà sicuramente da tutti gli effetti negativi di due insulti o di due legnate. In fondo, picchiare, ingiuriare, minacciare, in sé, non sarà (più) reato...

Abuso, molestie, stalking, violenza sessuale e domestica Aggressività e violenza Carattere Legislazione e giustizia Omicidio / Femminicidio / Infanticidio Rapporto di coppia

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