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Crisi, il coraggio di ripartire

05/09/2011

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

«C’è una verità elementare la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la Provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute… Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L’audacia ha in sé genio, potere, magia. Incomincia adesso!». Questo scriveva il grande Goethe.
In tutti i periodi di crisi – personale, esistenziale, professionale, economica, sociale – le risposte emotive e comportamentali individuali tendono a polarizzarsi ai due estremi di un umanissimo continuum. Al polo nero della crisi economica e sociale di oggi ecco il catastrofismo, la sfiducia, il pessimismo, la paura che portano a una palude comportamentale, alla chiusura in sé, alla depressione (nel senso proprio di riduzione del fare, del pensare, del progettare, fino alla stagnazione economica), all’intristirsi del sentire, o alla rabbia distruttiva, fino al nichilismo: palude in cui gradualmente sta precipitando inquieta una quota crescente della nostra popolazione. Tanto più quanto più è pervasivo il senso di impotenza, di non avere peso nelle decisioni, di subire il mal fare degli altri, di essere vittime di un sistema politico che ha deluso oltre misura: valuta negativamente l’operato del governo il 79% degli italiani, con l’83% che disapprova sostanzialmente anche l’operato dell’opposizione, secondo l’ultimo sondaggio di ieri. Al polo opposto, verde brillante, la minoranza che sente e vede in ogni crisi uno stimolo forte e ineludibile al fare, a rimboccarsi le maniche, a reagire, a diventare protagonista sostanziale del cambiamento. Ad approfittare, anche – e non sempre a fin di bene – della crisi generale per cogliere e far crescere le occasioni buone che ci sono perfino nelle situazioni apparentemente perdute.
La frase di Goethe, tuttavia, sottolinea una aspetto che sfugge ai più: il fatto che “impegnarsi a fondo” non sia solo un modo per dire “Ce l’ho messa tutta, mi son messo la coscienza in pace”, ma contenga in sé un grande potere catalizzatore, una grande forza trasformativa del mondo circostante. Goethe la chiama con rispetto “Provvidenza”, vedendo quindi nell’espressione del divino la capacità di premiare l’iniziativa coraggiosa e limpida, e l’impegno di ogni risorsa per cambiare le cose. Provvidenza o no, è indubbio che il grande impegno personale di chi nutre incrollabile e sincera fiducia in una grande causa abbia il potenziale dinamico per far cambiare anche il mondo intorno a sé. A questo richiamo all’agire, al non arrendersi al peggio, a non dormire sugli errori altrui e sulle proprie acquiescenze, più o meno consapevoli e colpevoli, è sensibile una parte dell’elettorato cattolico, che alla Provvidenza crede per definizione, e non in senso passivo. Non a caso sta riprendendo vita, slancio ed energia l’Azione Cattolica, negli ultimi anni appannata in un torpore premortale e che ora mostra rapidi segni di rinascita, soprattutto nella base. “Azione”, non a caso, direbbe Goethe: nomina sunt consequentia rerum (i nomi sono conseguenza delle cose). Le vere rinascite partono sempre dalle radici di una forza politica, fino all’espressione di un nuovo leader, come un pollone forte che cresce alla base di un tronco ormai esaurito, di cui resta una scorza corrugata, senza più linfa. «Infinite cose accadono per aiutarlo»: continua Goethe. Anche in un mondo massificato e conformista, chi si impegna a fondo può cambiare le cose, innanzitutto se stesso e la propria weltanschauung, la propria visione del mondo. Preparandosi, affinando i talenti e le competenze, mettendosi in gioco, andando controcorrente e contro il conformismo che oggi sembra inarrestabile: in un’Italia che basava la sua forza sulla conoscenza, è andato avanti (distruggendo il Paese) chi ha conoscenze, più o meno corrotte.
E’ anticonformista, e ha forza trasformativa, chi oggi riscommette sulla conoscenza e sulla competenza, innanzitutto personale. Ci vogliono audacia, onestà, coraggio e voglia di impegnarsi a fondo in prima persona nell’imprenditoria, nella scuola, nelle amministrazioni locali, per uscire da questa palude, dove ci ha affondato il sistema dell’incompetenza e delle conoscenze diventata rete di sistema, con la complicità della nostra indifferenza. Chissà se in Italia la ripresa partirà dal Nord-Est: dove la parte più sana della popolazione l’“Avanti Tridentina”, per uscire dall’accerchiamento, reale e simbolico, degli errori politici altrui, ce l’ha scritto nei cromosomi e nella memoria storica più nobile e alta.

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