«Complimenti, il suo inglese è magnifico! Ha studiato in Gran Bretagna?». «No, ho studiato qui a Minsk. Ho avuto la fortuna di avere a scuola un’insegnante di inglese appassionata del suo lavoro! Tutta la mia classe parla e scrive benissimo!». Mi risponde così, sorridendo gentile, la giovane ginecologa che ho incontrato a Minsk durante un convegno scientifico internazionale. Come lei, giovane, motivata e colta, ho trovato molte altre colleghe ginecologhe ben preparate dal punto di vista medico, di gentilezza antica e con un senso dell’ospitalità raro a trovarsi nei Paesi occidentali (la ginecologia qui è donna, già da due-tre generazioni, come in Russia).
Le sorprese positive sono molte e inattese. Minsk, capitale della Bielorussia, è stata quasi totalmente ricostruita dopo la devastante invasione nazista iniziata il 22 giugno 1941, con l’operazione Barbarossa. Bombardamenti a tappeto e invasione con tre divisioni corazzate hanno portato alla demolizione quasi completa di ogni casa in città e all’uccisione della maggioranza della popolazione (tra cui 100.000 ebrei). Nelle campagne, intere cittadine e villaggi sono stati rasi al suolo. Gli abitanti – donne, vecchi, bambini, anche di pochi mesi – venivano concentrati in case o stalle, e arsi vivi, per l’atroce idea hitleriana che gli slavi fossero una razza “subumana”. Cinismo e violenza hanno portato all’assassinio di oltre 2.700.000 civili, un terzo dell’intera popolazione della Bielorussia. Visitare il Museo della Guerra a Minsk lascia agghiacciati.
Fatta ricostruire interamente da Stalin nel dopoguerra, Minsk sorprende il visitatore: è bella e verdissima. Anche i quartieri popolari sono stati costruiti con un’attenzione estetica sorprendente. Le case sono colorate, mosse nelle linee e pensate quasi con un senso musicale dello spazio, immerse in parchi grandi, abitati dalle verdi foreste locali. Parchi di molti ettari, dove si può camminare sicuri a tutte le ore del giorno. Parchi pulitissimi, dove non si vede una cartina o una bottiglietta per terra neanche dopo ore di camminata allegra: «Merito di legioni di operatori ecologici?», chiedo sorpresa alla mia amica ginecologa. «Macché, semplicemente qui nessuno sporca. Siamo stati educati così fin da bambini!».
Ecco, appunto: semplicemente, non si sporca! Anche la città, ampia e distesa tra spazi pubblici impensabili per le nostre città, dà un rasserenante senso di sicurezza: aggressioni e furti sono rarissimi. Ci fermiamo a visitare un toccante monumento ai caduti. «Lascia pure la borsa in auto!», dice la collega che è venuta a prendermi all’aeroporto. «Qui sei sicura, nessuno tocca niente!». «No, no, no – rispondo – perdonami, ma non mi fido. In borsa ho il computer. Che mi portino via tutto, ma non il computer!». E porto la borsa con me. Lei sorride. «Guarda che la Bielorussia non è l’Italia!» (scopro poi che lei è stata scippata a Firenze, bella figura!). E le case? Non c’è una scritta, neanche infinitesima. Da quel che ho visto girando il mondo, Minsk è in assoluto la città più sicura e linda che abbia mai visitato. E allora è possibile, anche per una città di 2.000.000 di abitanti, combinare sicurezza, pulizia e qualità di vita. Certo, non c’è la bellezza della storia stratificata nelle case, nei palazzi o nelle piazze, come in Italia. Qui tutto è stato ricostruito (come a Varsavia, del resto) dopo le devastazioni naziste. Il clima è continentale: quando diluvia scendono le cataratte dal cielo e l’estate è caldo-umida. Gli stipendi sono bassi, ma i costi fissi (riscaldamento, acqua, telefono, servizi pubblici) sono bassissimi, per cui la vita può essere decorosa. Lo si nota dal vestiario, semplice ma di gusto, soprattutto nelle giovani generazioni. Lo sport è molto praticato. C’è una gran voglia di imparare, di confrontarsi con la medicina occidentale. Nell’aula del congresso, tra un migliaio di medici presenti, prevalgono le giovani ginecologhe. Tutti ascoltano con un silenzio così concentrato e assorto che sentiresti un diapason vibrare in fondo alla sala. Entusiasmante! «Ritornerà?». «Certo che torno! Con profondo piacere!».
E noi che viviamo in un’Italia magnifica, che in più ha storia, cultura millenaria, clima straordinario, cibo squisito, bellezza a profusione, perché siamo così ingrati, così insensibili, così brutali e vandali verso tutto ciò che abbiamo? Tutti dovremmo aver cura del nostro Paese, prendendo esempio da quegli italiani volontari che si stanno impegnando per ripulire borghi, parchi e cittadine. Tutti dobbiamo rispettare il decoro urbano e migliorarlo, perché la bellezza esteriore rispecchia la sensibilità dell’anima. E chi arriva da fuori deve sapere che abitare in Italia non è un diritto, è un privilegio. E rispettare le regole del vivere civile.
Le sorprese positive sono molte e inattese. Minsk, capitale della Bielorussia, è stata quasi totalmente ricostruita dopo la devastante invasione nazista iniziata il 22 giugno 1941, con l’operazione Barbarossa. Bombardamenti a tappeto e invasione con tre divisioni corazzate hanno portato alla demolizione quasi completa di ogni casa in città e all’uccisione della maggioranza della popolazione (tra cui 100.000 ebrei). Nelle campagne, intere cittadine e villaggi sono stati rasi al suolo. Gli abitanti – donne, vecchi, bambini, anche di pochi mesi – venivano concentrati in case o stalle, e arsi vivi, per l’atroce idea hitleriana che gli slavi fossero una razza “subumana”. Cinismo e violenza hanno portato all’assassinio di oltre 2.700.000 civili, un terzo dell’intera popolazione della Bielorussia. Visitare il Museo della Guerra a Minsk lascia agghiacciati.
Fatta ricostruire interamente da Stalin nel dopoguerra, Minsk sorprende il visitatore: è bella e verdissima. Anche i quartieri popolari sono stati costruiti con un’attenzione estetica sorprendente. Le case sono colorate, mosse nelle linee e pensate quasi con un senso musicale dello spazio, immerse in parchi grandi, abitati dalle verdi foreste locali. Parchi di molti ettari, dove si può camminare sicuri a tutte le ore del giorno. Parchi pulitissimi, dove non si vede una cartina o una bottiglietta per terra neanche dopo ore di camminata allegra: «Merito di legioni di operatori ecologici?», chiedo sorpresa alla mia amica ginecologa. «Macché, semplicemente qui nessuno sporca. Siamo stati educati così fin da bambini!».
Ecco, appunto: semplicemente, non si sporca! Anche la città, ampia e distesa tra spazi pubblici impensabili per le nostre città, dà un rasserenante senso di sicurezza: aggressioni e furti sono rarissimi. Ci fermiamo a visitare un toccante monumento ai caduti. «Lascia pure la borsa in auto!», dice la collega che è venuta a prendermi all’aeroporto. «Qui sei sicura, nessuno tocca niente!». «No, no, no – rispondo – perdonami, ma non mi fido. In borsa ho il computer. Che mi portino via tutto, ma non il computer!». E porto la borsa con me. Lei sorride. «Guarda che la Bielorussia non è l’Italia!» (scopro poi che lei è stata scippata a Firenze, bella figura!). E le case? Non c’è una scritta, neanche infinitesima. Da quel che ho visto girando il mondo, Minsk è in assoluto la città più sicura e linda che abbia mai visitato. E allora è possibile, anche per una città di 2.000.000 di abitanti, combinare sicurezza, pulizia e qualità di vita. Certo, non c’è la bellezza della storia stratificata nelle case, nei palazzi o nelle piazze, come in Italia. Qui tutto è stato ricostruito (come a Varsavia, del resto) dopo le devastazioni naziste. Il clima è continentale: quando diluvia scendono le cataratte dal cielo e l’estate è caldo-umida. Gli stipendi sono bassi, ma i costi fissi (riscaldamento, acqua, telefono, servizi pubblici) sono bassissimi, per cui la vita può essere decorosa. Lo si nota dal vestiario, semplice ma di gusto, soprattutto nelle giovani generazioni. Lo sport è molto praticato. C’è una gran voglia di imparare, di confrontarsi con la medicina occidentale. Nell’aula del congresso, tra un migliaio di medici presenti, prevalgono le giovani ginecologhe. Tutti ascoltano con un silenzio così concentrato e assorto che sentiresti un diapason vibrare in fondo alla sala. Entusiasmante! «Ritornerà?». «Certo che torno! Con profondo piacere!».
E noi che viviamo in un’Italia magnifica, che in più ha storia, cultura millenaria, clima straordinario, cibo squisito, bellezza a profusione, perché siamo così ingrati, così insensibili, così brutali e vandali verso tutto ciò che abbiamo? Tutti dovremmo aver cura del nostro Paese, prendendo esempio da quegli italiani volontari che si stanno impegnando per ripulire borghi, parchi e cittadine. Tutti dobbiamo rispettare il decoro urbano e migliorarlo, perché la bellezza esteriore rispecchia la sensibilità dell’anima. E chi arriva da fuori deve sapere che abitare in Italia non è un diritto, è un privilegio. E rispettare le regole del vivere civile.
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