Siamo di nuovo in tempi e spazi confinati? Torniamo a viaggiare di più con la mente, con la conoscenza e con la fantasia, per arricchire di luce e nuovi orizzonti i nostri giorni, nell’attesa di riabitare con più pienezza la vita. Facciamolo insieme a figli e nipotini, per condividere uno sguardo meravigliato sul mondo verde. Un libro sorprendente, prezioso per aprire nuove finestre nella mente e nel cuore, per prepararsi a viaggi nella natura molto diversi da prima, è «La vita segreta degli alberi» di Peter Wohlleben (Macro Edizioni).
Guardia forestale, osservatore e ascoltatore attento della vita e delle voci dei boschi, Peter Wohlleben è diventato il portavoce appassionato della magnifica e complessa vita interiore delle piante. E’ immenso quanto non sappiamo sul magnifico mondo verde che ci circonda. Le piante, soprattutto spontanee e cresciute libere in un bosco, costituiscono un vero e proprio super-organismo, capace di condividere strategie di difesa e di vita. Gli alberi provano dolore! Hanno una memoria! Si parlano, comunicando con un linguaggio olfattivo segreto, ma anche acustico. Si danno l’allarme, se arrivano microrganismi infestanti. Secernono allora sostanze esca che attirano i predatori degli infestanti, per liberarsene in modo efficace. Comunicano on air, appunto con segnali olfattivi e acustici, subliminali per noi, ossia al di sotto della nostra soglia di percezione cosciente, ma decifrabili con apparecchi specifici: sono state identificate vibrazioni sui 220 hertz, emesse dalle radici, capaci di orientare le estremità di nuovi germogli in quella direzione. Comunicano molto sottoterra, grazie anche a chilometri di fili di… funghi, che si comportano come i cavi in fibra ottica di internet. Un pugnetto di terra contiene chilometri di ife, forme vive di funghi che trasmettono segnali da un albero all’altro e da parti anche molto lontane di un bosco. Un vero wood-wide-web, una rete di connessione dei boschi insospettata fino a poco tempo fa. Gli alberi malati sembrano comunicare meno e difendersi meno, fino a diventare più rapidamente preda di insetti parassiti e predatori fatali. Nei campi coltivati, invece, le piante si fanno silenziose. Mandano e ricevono pochi segnali, quasi fossero diventate sordomute, sostiene Wohlleben. Le sostanziali modificazioni determinate dalla coltura intensiva sovvertono alla radice, è il caso di dirlo, le strategie di comunicazione e solidarietà che hanno tra loro le piante spontanee. Per questo sono così facilmente preda di infezioni e parassiti, per questo l’agricoltura moderna ricorre ad antiparassitari sempre più aggressivi. Con selezione di parassiti resistenti, in parallelo a quanto succede nel nostro corpo, quando l’abuso di antibiotici seleziona microrganismi inferociti, antibiotico-resistenti, che possono diventare fatali. E la solidarietà? Questa misura, così faticosa tra gli umani, sembra essere praticata in modo più semplice e universale dalle piante. In un bosco di faggi, gli alberi compensano tra loro le rispettive debolezze e forze, attraverso le radici, che consentono una più equa distribuzione dei nutrienti tra chi ne ha tanti, la pianta svettante che ha più luce, più sole e ossigeno, e le più piccole, meno illuminate nel sottobosco.
La salute di un albero dipende da quella del bosco che lo circonda. Una catena è forte quanto il suo anello più debole. Riflettiamoci: è vero per le piante. Verissimo per noi umani, arroganti e inconsapevoli. Proviamo a pensare in parallelo, fra il mondo verde e il nostro. Cerchiamo di ascoltare le voci e il sussurro dei boschi. I loro racconti di vita. Leggiamo insieme «La vita segreta degli alberi». Se impareremo a rispettare di più l’ambiente verde che ci circonda, forse riusciremo a essere più rispettosi e comprensivi, più etici e solidali anche con la Terra e con i nostri simili.
Guardia forestale, osservatore e ascoltatore attento della vita e delle voci dei boschi, Peter Wohlleben è diventato il portavoce appassionato della magnifica e complessa vita interiore delle piante. E’ immenso quanto non sappiamo sul magnifico mondo verde che ci circonda. Le piante, soprattutto spontanee e cresciute libere in un bosco, costituiscono un vero e proprio super-organismo, capace di condividere strategie di difesa e di vita. Gli alberi provano dolore! Hanno una memoria! Si parlano, comunicando con un linguaggio olfattivo segreto, ma anche acustico. Si danno l’allarme, se arrivano microrganismi infestanti. Secernono allora sostanze esca che attirano i predatori degli infestanti, per liberarsene in modo efficace. Comunicano on air, appunto con segnali olfattivi e acustici, subliminali per noi, ossia al di sotto della nostra soglia di percezione cosciente, ma decifrabili con apparecchi specifici: sono state identificate vibrazioni sui 220 hertz, emesse dalle radici, capaci di orientare le estremità di nuovi germogli in quella direzione. Comunicano molto sottoterra, grazie anche a chilometri di fili di… funghi, che si comportano come i cavi in fibra ottica di internet. Un pugnetto di terra contiene chilometri di ife, forme vive di funghi che trasmettono segnali da un albero all’altro e da parti anche molto lontane di un bosco. Un vero wood-wide-web, una rete di connessione dei boschi insospettata fino a poco tempo fa. Gli alberi malati sembrano comunicare meno e difendersi meno, fino a diventare più rapidamente preda di insetti parassiti e predatori fatali. Nei campi coltivati, invece, le piante si fanno silenziose. Mandano e ricevono pochi segnali, quasi fossero diventate sordomute, sostiene Wohlleben. Le sostanziali modificazioni determinate dalla coltura intensiva sovvertono alla radice, è il caso di dirlo, le strategie di comunicazione e solidarietà che hanno tra loro le piante spontanee. Per questo sono così facilmente preda di infezioni e parassiti, per questo l’agricoltura moderna ricorre ad antiparassitari sempre più aggressivi. Con selezione di parassiti resistenti, in parallelo a quanto succede nel nostro corpo, quando l’abuso di antibiotici seleziona microrganismi inferociti, antibiotico-resistenti, che possono diventare fatali. E la solidarietà? Questa misura, così faticosa tra gli umani, sembra essere praticata in modo più semplice e universale dalle piante. In un bosco di faggi, gli alberi compensano tra loro le rispettive debolezze e forze, attraverso le radici, che consentono una più equa distribuzione dei nutrienti tra chi ne ha tanti, la pianta svettante che ha più luce, più sole e ossigeno, e le più piccole, meno illuminate nel sottobosco.
La salute di un albero dipende da quella del bosco che lo circonda. Una catena è forte quanto il suo anello più debole. Riflettiamoci: è vero per le piante. Verissimo per noi umani, arroganti e inconsapevoli. Proviamo a pensare in parallelo, fra il mondo verde e il nostro. Cerchiamo di ascoltare le voci e il sussurro dei boschi. I loro racconti di vita. Leggiamo insieme «La vita segreta degli alberi». Se impareremo a rispettare di più l’ambiente verde che ci circonda, forse riusciremo a essere più rispettosi e comprensivi, più etici e solidali anche con la Terra e con i nostri simili.
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