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Coerenza: l'anello debole delle dichiarazioni d'intenti

Coerenza: l'anello debole delle dichiarazioni d'intenti
25/03/2024

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

«Milioni di ragazzi vorrebbero ripulire il pianeta. Milioni di madri vorrebbero che cominciassero dalla loro cameretta», dice un icastico osservatore delle umane cose. La mancanza di coerenza è il denominatore comune contemporaneo della crisi di credibilità e di efficacia che sottende molte dichiarazioni d’intenti in diverse dimensioni della vita sociale. Interessa molti operatori sanitari, a iniziare dai medici: difficile credere alle raccomandazioni sugli stili di vita, se il medico per primo, uomo o donna che sia, non fa un passo, è sovrappeso, fuma, beve e fa l’opposto di quello che predica. Difficile aver fiducia nello psicoterapeuta se è afflitto e irrisolto. Interessa molti insegnanti: come fa uno studente ad appassionarsi all’italiano, alla matematica o a una lingua straniera se il professore o la professoressa per primi hanno l’aria annoiata a morte, se non mettono un guizzo di passione mentre spiegano, se non si preparano con costanza, gusto e rigore, così da trasmettere ai loro studenti il valore dello studio, della curiosità, dell’apprendimento appassionato, del piacere di conoscere e approfondire, quella libido sciendi di cui ben parlava Sigmund Freud, neurologo coltissimo oltre che padre riconosciuto della psicoanalisi?
Verba volant, exempla trahunt: le parole volano, gli esempi trascinano, nel bene e nel male. Chi di noi ha avuto insegnanti appassionati, rigorosi, dedicati a trasmettere il meglio della loro materia e la ricerca intensa che sottende il conoscere, sa per vita quanto l’intera esistenza porti poi con sé, con gratitudine, la luce di questi uomini e donne indimenticabili. E intuisce quanto perda uno studente che non abbia almeno uno o due insegnanti di alta qualità per anno scolastico. Facciamo un censimento? La crisi contemporanea della Medicina e dell’insegnamento ha radici profonde. Ben riconoscibili e trasversali: evidenti e infauste quando una professione diventa mestiere, quando perde la luce e l’energia che animano la passione del fare al meglio, di migliorarsi sempre, di trasmettere salute o cultura con dedizione, coraggio e immenso impegno.
Difficile per bambini e adolescenti avere posture corrette, se familiari, insegnanti e adulti che a vario titolo li circondano stanno ingobbiti sui loro telefonini. Difficile chiedere ai ragazzi di non passare le ore appesi ai like dello smartphone, se noi adulti per primi siamo dipendenti dai social. Difficile essere credibili quando raccomandiamo di non bere e non mangiare cibo spazzatura, se troppi adulti per primi mangiamo schifezze e fanno dell’happy hour alcolica il momento più atteso della giornata.
Ancora peggio va sul fronte politico: pochi i politici credibili, ancor meno quelli che non tradiscono gli elettori. Se chiedessimo ad alcune parole che cosa pensano dell’uso politico che ne viene fatto, credo che chiederebbero a gran voce, per decenza personale, di essere cancellate dal vocabolario e, forse, dalla faccia stessa della Terra, visto che il problema non è solo nazionale. Pensate all’etica, tradita in modo vergognoso. Al “senso civico” e al senso di responsabilità. All’orizzonte desolato e desolante della giustizia e del merito. Certo, con luminose eccezioni. Ma la sfiducia nella politica e nei suoi personaggi è palpabile: l’erosione progressiva della partecipazione alle votazioni ne è l’esempio più lampante.
Come si fa a essere coerenti? Credo che il primo requisito sia cercare di conoscere a fondo noi stessi, con un esame onesto e lucido dei nostri talenti e dei nostri ideali, dei nostri difetti e dei nostri buchi neri, dei sogni infranti e del bisogno, più o meno narcisistico, di apparire per salvare la faccia o mettere una maschera, più o meno credibile, al sotterraneo senso di fallimento che percorre oggi molte vite. Il secondo è avere coraggio: di essere sé stessi, fuori dagli schemi, dall’ideologia, dall’asservimento a qualcuno o a qualcosa pur di restare in un gruppo, di fare carriera, di guadagnare. Coraggio di uscire dal “politicamente corretto”, così ideologicamente distorto da tradire perfino il buon senso; e dall’inclusivo a tutti i costi, fino a smarrire il senso e il valore della differenza, anche di talenti ed energia vitale, impegno e destino. Il terzo è cercare di dare un senso alla propria vita, che ne orienti le scelte, le rinunce, l’impegno, come una stella del nord che ci guidi nel mare della vita, anche nei giorni d’onde forti, di dolore e disincanto. Un senso diverso dal “divertirsi a tutti i costi”, triste mantra contemporaneo. La crisi di coerenza, il tradimento di sé e della ricerca di senso hanno una sirena d’allarme inquietante: l’abuso di alcol e droghe per stordirsi, per illudersi di zittire quel doloroso senso di fallimento che, non affrontato e risolto, porta all’autodistruzione. Qual è il livello di coerenza nella nostra vita?

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