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Salvare la sessualità dopo un tumore al collo dell'utero

27/04/2011

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“Ho 43 anni. Purtroppo mi ero trascurata e quando sono andata a fare un pap-test mi hanno scoperto un tumore invasivo del collo dell’utero dovuto ad un virus. Dopo l’intervento radicale devo fare la radioterapia. Sono molto preoccupata per la mia vita sessuale: mi sento ancora giovane e l‘idea che si chiuda tutto (su Internet ho letto cose tremende) mi terrorizza. L’oncologo è più interessato al fatto che io viva (“Al sesso ci penserà dopo”), ma che vita è se non potrò più far l’amore? Ho un nuovo compagno da due anni, sono innamorata e non posso pensare di rinunciare a tutto. E’ l’amore che mi dà la voglia di lottare e ricominciare!”.
Lucilla S. (Roma)
Gentile Lucilla, concordo! L’amore ci dà la carica più forte per affrontare il dolore e le tante difficoltà che un tumore comporta; e alla sessualità bisogna pensare subito e non “dopo”: perché potrebbe essere troppo tardi, specie se è necessaria una radioterapia locale. «E’ ben curioso – mi diceva una mia paziente, nella sua stessa situazione – i chirurghi oncologi rimuovono gli organi della sessualità: utero, ovaie, un pezzo di vagina, ti fanno fare la radioterapia e non parlano mai di come proteggere e salvare una vita sessuale già così lesa!».
Innanzitutto: se il tumore è dovuto ad un virus, si tratta del carcinoma squamoso della cervice, causato da Papillomavirus (HPV) oncogeni. Questo tumore non controindica la terapia ormonale sostitutiva, né locale, né sistemica. Se non esistono altre controindicazioni (tumore alla mammella, epatiti, trombosi o tromboflebiti) è possibile iniziare subito una terapia con ormoni bioidentici (estradiolo) per via transdermica, con gel o cerotto settimanale, e per via vaginale, con due applicazioni alla settimana di estradiolo o estriolo. Questo terapia toglie o attenua (quasi) tutti i sintomi menopausali e protegge (in parte) la vagina dai danni della radioterapia, che altrimenti tende a causare una retrazione dei tessuti fino alla parziale o completa chiusura della vagina se, appunto, non si interviene presto e bene.
Nella sfortuna di aver dovuto fare l’intervento di asportazione dell’utero (isterectomia), la buona notizia è che la terapia con soli estrogeni non aumenta il rischio di tumori alla mammella, anzi lo riduce, seppure in modo non significativo (meno 0,07% secondo lo studio americano Women’s Health Initiative, WHI). Poiché l’asportazione delle ovaie priva la donna del 50% e più del testosterone, ormone amico principe del desiderio e dell’orgasmo, è opportuno che il ginecologo curante valuti l’opportunità di integrare la terapia estrogenica con una pomata galenica al testosterone all’1 o 2% (da applicare in minima dose sui genitali esterni) o con cerotti al testosterone. In parallelo, è bene applicare in vagina due volte la settimana le cannule contenenti palmitoiletanolamide, una sostanza naturale che aiuta a ridurre la risposta infiammatoria causata dalla radioterapia sui tessuti sani.
Per mantenere l’elasticità dei tessuti genitali, ma anche l’“abitabilità” vaginale, è bene ricorrere a due altri aiuti semplici e preziosi: stretching del muscolo elevatore (che la donna può fare da sola: bastano pochi minuti per insegnarglielo) e dilatatori vaginali da usare quotidianamente per mantenere anche la lunghezza e la distensibilità della vagina.
Alimentazione sana, ricca di cibi freschi, movimento fisico quotidiano, zero alcolici e zero fumo, protezione del sonno aiutano ulteriormente a potenziare le difese immunitarie e l’energia fisica e mentale globale.
E’ saggio ristabilire le proprie priorità, imparando a proteggere e valorizzare sentimenti, valori e ideali che rendono la vita degna di essere vissuta. Ancora più intensamente, dopo lo scacco e la minaccia che un tumore comporta: assaporando l’opportunità e la sfida di scegliere una vita migliore. Valorizzando affetti, amici e, se c’è, un amore di qualità: per tenere vivo e giovane il corpo e il cuore e più intenso l’amore per la vita.

Prevenire e curare – Tumore al collo dell'utero da Papillomavirus: come evitarlo

- Usare sempre il profilattico, fin dall’inizio del rapporto, per evitare di essere contagiati da Papillomavirus oncogeni, ossia che causano tumori maligni.
- Vaccinarsi contro il Papillomavirus: il vaccino quadrivalente (che protegge contro i ceppi 6,11,16 e 18) è efficace fino ai 45 anni di età!
- Fare regolarmente il pap-test, per la diagnosi precoce di lesioni pretumorali e tumorali al collo dell’utero.
- Non fumare: il fumo impedisce la “clearance” del virus, ossia la capacità del sistema immunitario di eliminare totalmente il Papillomavirus, mentre i cancerogeni contenuti nel fumo, assorbiti nel sangue, potenziano l’azione tumorale dei virus stessi. Fumare è davvero autolesionista, anche sul fronte dei tumori del collo dell’utero!

Papillomavirus e altre malattie sessualmente trasmesse - I video della Fondazione Alessandra Graziottin

Cancro del collo dell'utero Menopausa iatrogena Papillomavirus Terapia ormonale locale Terapia ormonale sostitutiva

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