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Schiavi o liberi?

10/01/2011

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Siamo davvero liberi? O la nostra è una consolante illusione di libertà? Riflettendo e osservando oltre l’ovvietà dell’illusione, è evidente quanto molteplici forme di schiavitù insidino e riducano i nostri spazi di libertà, nel macrocosmo sociopolitico come nel microcosmo degli affetti. Sul grande orizzonte del mondo, due invasioni minacciano la nostra libertà profonda. Con strategie a volte opposte, a volte simili.
La frangia fondamentalista dell’Islam ci minaccia – e di fatto ha già ridotto molte nostre libertà – con l’estremismo terrorista. Basti vedere quanto la nostra libertà di viaggiare sia condizionata da controlli esasperanti, e quanto i nostri tempi siano scanditi da liturgie di controllo reattive proprio al senso di angoscia che comporta questa minaccia alla nostra libertà. Una minaccia rumorosa e sanguinaria, esplosa con l’attacco alle torri gemelle nel 2001 e che continua spietata, non ultimo con l’attacco alla comunità copta di Alessandria.
Sul fronte opposto, in silenzio, in punta di piedi, la Cina conquista l’Occidente e non solo. Acquista aziende importati e simboliche, come la Volvo o la Benelli, e case e quartieri in tutte le nostre città. Tanti contanti e via, la vendita/svendita procede a passi veloci. Soprattutto, e inquietante, la Cina ripiana il debito pubblico di nazioni altrettanto simboliche, come la Spagna. A breve, tutti contenti: evitare un crack finanziario drammatico fa tirare più di un respiro di sollievo. A lungo termine, però, che cosa comporterà aver consegnato le nostre finanze, e quello che rappresentano, a un’altra nazione? Non diventeremo schiavi di fatto, sempre meno liberi? Pochi sembrano preoccuparsene. “Pecunia non olet”, il denaro non puzza e non ha nemmeno colore nazionale. Nell’economia globale, chi ha i soldi compra tutto. Sarà anche nell’ordine delle cose, ma consapevolezza e riflessione sulle schiavitù future potrebbero aiutarci a disegnare con dignità strategie diverse per mediazioni intelligenti che non ci facciano divenire schiavi senza nemmeno essercene accorti.
Sul fronte demografico, non va meglio. Tutti i popoli ad alta fecondità invaderanno la sempre più infertile Europa. E se il mondo arabo conquisterà l’Europa “con il ventre delle proprie donne” (basti guardare le proiezioni demografiche, forse un po’ apocalittiche ma di sostanza, nei sette inquietanti minuti del video “Demography Europe”, su YouTube), la Cina ci sta del pari conquistando con una pacifica ma altrettanto potente invasione demografica, meno visibile, certamente più discreta, ma non meno pervadente. Al destino non si comanda, si potrebbe dire. I popoli giovani per età media e indice procreativo conquistano quelli vecchieggianti, come gli europei, mentalmente, oltre che fisicamente, sempre più infertili e sempre più deboli.
Schiavi per destino? Non ancora. Sul fronte economico molto si potrebbe fare, con una più etica e competente gestione delle finanze e delle risorse nazionali. Sul fronte demografico, la questione è spinosa e difficile. E sul fronte individuale? Allarme rosso, qui il numero di schiavi è già altissimo. Ed è difficile essere liberi a livello di nazione se siamo già schiavi a livello individuale. Ogni dipendenza è una schiavitù: che sia alcol, fumo, droga, cibo, sesso o denaro. O anche bisogno di approvazione sociale fino a quel conformismo che è una sottile ma non meno potente schiavitù, mentale e comportamentale. Sempre di schiavitù si tratta. Che inizia quando non si è più in grado di dirsi (e dire) un lapidario “No”, o un più morbido, ma non meno determinato, “Preferirei di no”.
Perseguire la propria capacità di essere liberi presuppone grande solidità interiore, reale capacità di autonomia e autodeterminazione, capacità di affrontare il dolore, fisico ed emotivo, capacità di solitudine, oltre che capacità di amare e stare con gli altri, senso etico reale, sobrietà e capacità di gioire delle piccole cose. Ingredienti diversi, che crescono con attenzione, cura e pazienza, ciascuno con una potenza energizzante formidabile. Saper vivere con poco, pur potendo avere molto, ci allena all’essenziale. Ci rende liberi dal consumismo sfrenato, dall’omologazione del firmato, dal lavorare per acquistare ed esibire. E ci lascia più tempo per assaporare la vita, per pensare, per ritrovare il nostro baricentro emotivo quando problemi di lavoro, difficoltà emotive, lutti, malattie, separazioni mettono alla prova il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore. Per accorgersi nella nebbia che lungo i fossi già sorridono le primule. E che il calycanthus non ha paura dell’inverno.
Nel piccolo mondo delle vite individuali, come nel grande mondo sociopolitico, coltivare sobrietà e autonomia ci rende interiormente liberi, anche dal rischio di corruzione e di dipendenza che ci rende schiavi perpetui (e ogni scandalo pubblico è un monito). E quando abbiamo perso noi stessi, la nostra integrità fisica e morale, la nostra identità, nel mondo individuale come nel grande mondo, abbiamo perso tutto. Ci illudiamo di aver valore perché imitiamo idoli mercificati, perché compriamo immagine con corruzioni e furti di vario tipo, e intanto in quel naufragio morale abbiamo venduto noi stessi. Schiavi mediocri e irrimediabili.

Crisi economica Politica Riflessioni di vita

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