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I rischi della luna d'agosto

02/08/2010

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“Ma è vero che se si fa l’amore sotto la luna d’agosto si resta incinte?”. Questa è la domanda naif che mi ha fatto una ragazzina tredicenne. Naif, sì, ma che tuttavia contiene un’intuizione pertinente sui rischi degli amori estivi. In effetti, agosto, con l’aumento delle pillole del giorno dopo; e settembre e il primo autunno, con le loro impennate di diagnosi di malattie sessualmente trasmesse, dolorosamente ricordano agli innamorati, agli entusiasti, ai distratti, ai nuovi fedifraghi di ogni età che sì, la luna d’agosto è magica. Che sì, è travolgente. Che sì, non c’è nulla di più straordinario di farsi accarezzare dalle onde, da parole sussurrate, da abbracci e baci dimenticati. Ma sarebbe stato meglio mantenere un lumino acceso nel cervello, per proteggersi da malattie sessualmente trasmesse, da violenze e altri guai.
Quali i semafori rossi da rispettare in un’estate ancora più desiderata e sognata, dopo l’anno pesante lasciato in città? Innanzitutto, nessuna età è esente da rischi. Certo: i giovani, per natura e terremoto ormonale più promiscui, sono più a rischio di malattie sessuali. E tuttavia, anche la sessantenne pimpante, che per la prima volta assapora il rischio della trasgressione, dovrebbe ricordarsi che virus e batteri non guardano la carta d’identità. Così non cadrebbe dalle nuvole quando poi la ginecologa, nel controllo periodico autunnale, trova un Papillomavirus, un Herpes o peggio, che prima non c’erano stati mai: “Ma queste malattie non prendono solo i giovani?!”. No, prendono tutti, guarda un po’.
Purtroppo, con la complicità della luna, a molti capita di pensare: “Stasera mi diverto. E chi c’è, c’è”. Con lo spirito sperimentatore di chi vede la vita come una roulette amica, in cui il rischio è esaltante, ma non si concretizza mai. “Figurati se capita a me!”. E invece capita, soprattutto se si abbassa la guardia. Quindi, giovani e meno giovani: profilattico in tasca! E, genitori, mettete una bella confezione di profilattici nella valigia dei figli postpuberi, maschi o femmine che siano: con un bigliettino, “Just in case...”. Tranquilli: non è istigazione a delinquere, ma sano realismo. Sono troppi i genitori che pensano ai loro figli come bimbi, mentre questi sono già ipervispi e promiscui, e tornano a casa dopo l’estate con un mare di guai.
Secondo, l’alcol ha un effetto disinibente ed euforizzante molto più forte sul cervello femminile: è sufficiente che una donna beva uno o due bicchieri, non di più, per sentirsi su di giri, allegra, spiritosa. Il “social drinking”, il bere in compagnia, vede oggi le donne, giovani e meno giovani, in crescita esponenziale nell’uso dell’alcol come “facilitatore sociale”: per vincere la timidezza, per superare la sensazione di essere ai margini del gruppo e della serata, per sentirsi parte della compagnia, per vincere un’eccessiva riservatezza, per voglia di avventura, ma anche per zittire la vocina che dice: “Vai via, qui si mette male”; “Vai via, prima che ti succeda qualcosa di brutto...”.
Un social drinking ancora più frequente e a dosi più alte d’estate, con la complicità della luna (anche di luglio), della voglia di divertirsi e non pensare. Ed ecco il primo rapporto subìto e non scelto, di cui resta un ricordo deludente se non addiritura traumatico o tragico. Ecco la serata a ballare che si trasforma in un incubo, che poche poi osano denunciare. Ecco la guida spericolata, e l’incidente che può rovinare la vacanza o distruggere una o più vite. Ecco l’avventura dolceamara che lascia poi il cuore a pezzi e un rientro sotto il segno della depressione e delle somatizzazioni pesanti. Attenzione alle foto trasgressive nell’intimità, per scherzo, o per sembrare più disinibite di quel che si è. Possono diventare materia di ricatto, economico e non, anche pesante.
“Che fuffa”, diranno i lettori. “Ma allora se uno sta a pensare a tutto non si diverte più!”. Si può divertire, e molto, lo stesso, ma senza affidare la propria salute e la propria vita al destino d’agosto. Che, luna o no, può essere cinico e baro, quanto e più che negli altri mesi dell’anno, se ci consegniamo al caso e all’inquieto bisogno di essere irresponsabilmente felici, e pericolosamente autolesivi, andando dritti a tutti i semafori rossi.

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