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Gravidanza dopo i quarant'anni: opportunità e rischi

17/02/2010

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“Ho quarantacinque anni, mi sento – e sembro – di dieci anni più giovane. Questo me lo dicono tutti. Da due ho una relazione con un uomo di 37, senza figli. Stiamo molto bene insieme e io, per la prima volta, sento il desiderio di un figlio. Abbiamo rapporti liberi da più di un anno, ma di gravidanze nemmeno l’ombra. Mia madre mi dice che ormai è tardi e che rischio solo guai. A me sembra che siano tantissime le donne che oggi hanno figli belli e sani dopo i quarant’anni! Lei cosa dice?”.
Sabrina T. (Lucca)
Sì, Sabrina, è vero. Le gravidanze in donne dopo i quarant’anni sono raddoppiate, in Italia, negli ultimi dieci anni. In effetti, per molte donne, come lei, il sogno di diventare madri, rimandato a lungo per ragioni di realizzazione professionale, per motivi economici, o per la mancanza di un partner con cui costruire un progetto di famiglia, può diventare acutamente doloroso intorno ai quarant’anni, che storicamente segnavano per le donne il limite per una fertilità sicura e sana. Da un lato, perché la probabilità di concepire spontaneamente si riduce drasticamente dopo tale età, dall’altra perché aumentano i rischi di avere un bambino in vario grado imperfetto, come le ricorda sua madre. In effetti, le cellule riproduttive, gli ovociti, perdono la loro qualità dopo i trent’anni, con un secondo tonfo dopo i 35-38 anni. Scarsa qualità che si traduce in un aumento degli aborti spontanei, che arrivano al 40% dei concepimenti a quarant’anni, e l’8% di malformazioni a termine, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale, che è del 3-5%, a seconda della zona di residenza. Aumenta, in particolare, il rischio di malattie cromosomiche.

Perché tante donne cercano allora un figlio anche dopo i quarant'anni?

Lo fanno innanzitutto per la possibilità di diagnosi prenatale. Alla decima settimana di gravidanza è possibile fare la villocentesi che ci dirà se il bambino è cromosomicamente sano e senza le principali malattie genetiche che possiamo diagnosticare. L’esame non ci dà la certezza di un bimbo perfetto, ma i guai maggiori possono essere diagnosticati. Questo può dare un’enorme serenità alle donne che concepiscono dopo i quarant’anni: che sollievo sapere fin quasi dall’inizio che il bambino è sano!

E se il bambino non è sano?

Se l’esame ci dà quel responso terribile, temuto come un incubo – malato, o affetto da anomalia cromosomica – la scelta diventa pesantissima, dal punto di vista sia affettivo sia etico: un aborto terapeutico. Scelta di cui non si parla, perché si preferisce posare lo sguardo sulle gravidanze felici. Ma il costo di dolore e di pianto, nell’ombra dell’ultimo scacco procreativo che si concluda con un aborto, può essere tremendo e più pesante della sola infertilità. Come resta pesantissimo, per le donne e le coppie che scelgano di non abortire, l’avere un bambino variamente problematico.

Quali chances ci sono per le donne che non riescono più a concepire?

La grandissima rivoluzione che ha sbaragliato il limite non solo dei quarant’anni, ma anche quello dei cinquanta e oltre, anche dopo la menopausa, è la fecondazione assistita, con ovodonazione. Però il figlio non è geneticamente della donna. Tuttavia, una donna che si sente crescere il bimbo dentro per nove mesi, che lo sente muovere, che lo partorisce e lo allatta, quanto si cura della genetica? Il bimbo è suo e basta. E allora, si dicono molte donne, perché no? L’importante è capire bene i rischi e i limiti di questa scelta. Auguri!

Prevenire e curare – Il sogno di diventare mamma dopo la menopausa

- Se la donna ha un utero normale (senza fibromi o malformazioni) può concepire, anche oltre i sessant’anni, con le opportune cure ormonali e l’ovodonazione.
- Quest’ultima non è possibile in Italia, ma all’estero: con gli ovociti donati da una ragazza intorno ai venti-venticinque anni, c’è la massima probabilità di un ovocita sano e vitalissimo.
- Se il partner è fertile, ecco il sogno realizzato: il bimbo è geneticamente figlio del padre (50% dei geni) e della donatrice (50%).
- I limiti biologici e psichici aumentano con l’età della donna: ma fino ai cinquant’anni o poco più, accertato che il bambino sia sano, non vi sono sostanziali differenze in una gravidanza con ovodonazione (gemelli a parte) rispetto ad una gravidanza a quarant’anni.

Gravidanza tardiva Menopausa e premenopausa

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