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Quando un maschietto preferisce i giochi femminili

15/08/2007

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Niente paura: fino a cinque anni è un atteggiamento comprensibile. Poi, occorre un padre presente per sviluppare bene l'identità maschile. Perché i piccoli imparano a vivere per imitazione.
“Sono tremendamente preoccupata, per un problema che riguarda il mio bambino più piccolo. Ho due figli, che si assomigliano molto: una bambina di otto anni e un maschietto di quattro. Il bambino adora la sorella, che è molto protettiva e tenera verso il fratellino. E questo sarebbe perfetto. Il problema è che il maschietto la copia in tutto: preferisce giocare con lei alle bambole, invece che con i giochi da maschio, che non gli interessano affatto. Non ama stare con i coetanei maschi, e preferisce le bambine, anche alla scuola materna. Diventerà omosessuale? Avrà problemi di identità? Uno degli psicologi consultati mi ha detto che potrebbe diventare transessuale! L’idea che mio figlio possa avere un calvario di vita come quello di tanti ragazzi con disturbi dell’identità mi ha davvero spaventata. Mio marito è poco presente con i bambini, perché viaggia molto per lavoro. Su questo problema ha comportamenti alterni: o banalizza, e se la prende con me “che faccio la tragica”. Oppure è severo con il bambino, lo sgrida o gli proibisce di giocare con la sorella. Le mie domande: che futuro avrà il mio bambino? Cosa posso fare per modificare questo suo atteggiamento senza però sgridarlo? Vedo da me che questo atteggiamento è inutilmente punitivo e perdente… anche perché per il resto è un bambino buono e socievole”.
Luciana T. (Roma)
Vado subito al cuore del problema, gentile Signora. La preferenza per giochi tipici dell’altro sesso in un bambino al disotto dei cinque anni, indica un destino di omosessualità o di disturbi dell’identità come il transessualismo? No, non necessariamente: solo una minoranza dei bambini che hanno questo tipo di preferenza nella prima o seconda infanzia ha poi un orientamento omosessuale o disturbi dell’identità. Studi condotti da diversi ricercatori, mediante specifici strumenti di approfondimento, soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, hanno dimostrato che solo il 10-15 per cento dei bambini che ha preferenza per i giochi tipici dell’altro sesso ha poi un orientamento omosessuale o problemi di identità. I ricercatori del settore raccomandano di conseguenza grande cautela nell’etichettare questi bambini come (potenziali) “omosessuali” o “transessuali”, per due ragioni. Primo, la grande plasticità, ossia la flessibilità nei comportamenti dei bambini che, crescendo, possono mutare preferenze, anche nei giochi e negli atteggiamenti, per cui è errato bloccare il loro futuro su un destino che non è affatto così predeterminato. Secondo, il rischio che il bambino “aderisca” a questa identità, e la faccia propria, visto il coro di previsioni che si trova intorno, senza aver esplorato altre possibilità di essere ed esprimersi, venendo privato quindi di esperienze fondamentali per la sua crescita psichica.

Che cosa può favorire un atteggiamento "femminile" in un maschietto?

La mia sensazione è che il suo bambino abbia intorno un ”eccesso di donne”: mamma, sorella adorata, maestre e un padre assente o comunque emotivamente distante dal bambino. L’identità sessuale di un piccolo si fonda innanzitutto sulle sue caratteristiche genetiche. Si struttura poi ulteriormente, dopo la nascita, con due processi principali: identificazione con il genitore dello stesso sesso (o altro adulto di riferimento: nei maschietti, come suo figlio, un uomo) e complementazione con quello di sesso opposto. Nel suo bambino sembra esserci un prolungamento della fase iniziale di “identificazione con la madre” e ancor più con la sorella, ossia con il femminile, invece che un distacco da questo, come succede di solito, e una identificazione con il padre. In termini semplici, questo comporta un eccesso di codici, di segnali e di comportamenti femminili, su cui il bambino si modella ulteriormente per imitazione, e una carenza di segnali e di affetti maschili, che rendono ancora più forte lo sbilanciamento nell’altro senso.
Lo sviluppo dell’identità maschile, come di quella femminile del resto, implica, come dicevo, il modellarsi su figure di riferimento dello stesso sesso, che il bambino ami e prenda a modello. La teoria dei “neuroni specchio” ci aiuta a capire come il bambino impari per imitazione, non solo a scrivere o a parlare, ma anche a vivere. Più ha possibilità di frequentare maschi che gli siano congeniali per carattere o atteggiamento, più il maschile gli diventerà familiare e connaturale.
Questo non significa che il suo amore per il femminile sia in sé negativo, anzi: perché lo aiuterà a sviluppare anche caratteristiche importanti come la sensibilità, l’empatia, la tenerezza, il dominio del linguaggio, l’intelligenza emotiva. Quello che mi sembra importante, nel caso del suo bambino, non è tanto il proibirgli di sviluppare il suo lato femminile (per il quale comunque mostra una predilezione che va rispettata) quanto di dargli l’opportunità di sviluppare ed esprimere anche il suo lato maschile, opportunità che invece oggi, a quanto lei descrive, è decisamente carente. Visto che il bambino è sereno e socievole, non patologizzerei la questione, almeno per il momento, con medici o psicologi per lui. Semmai, suggerirei qualche colloquio con un terapeuta davvero esperto di questi temi, per lei e suo marito, per riequilibrare a monte le dinamiche familiari, soprattutto nella vostra coppia, con gran vantaggio di entrambi i vostri figli: un padre più presente e affettuoso è fondamentale sia per il maschietto, sia per la femminuccia!

Approfondimento – Che cosa si può fare se un bambino preferisce i giochi da bimba?

Innanzitutto, bisogna capire se questo è dovuto a una carenza di figure maschili di riferimento, che il bambino ami e prenda a modello (come succede nella maggioranza dei casi). In tal caso, la prima cura è la vita reale: dare al piccolo la possibilità di esplorare di più il piacere anche dei giochi e dei comportamenti maschili. Attenzione: come opportunità piacevole, non come obbligo (il risultato sarebbe controproducente!) Come?
- con un maggior coinvolgimento del padre, ma anche un cuginetto più grande, se c’è, con cui il bambino abbia feeling;
- incoraggiandolo ad uno sport che possa fare in parallelo alla sorella (se questo è il legame dominante), cosa che glielo renderebbe più appetibile, ma che abbia valenze anche maschili: per esempio la scherma, o l’equitazione (i pony club sono luoghi fantastici per sperimentarsi con il corpo, il coraggio, ma anche con la dolcezza e l’empatia con l’animale), o le arti marziali, possibilmente con istruttori maschi. Maggiore è la confidenza con il proprio corpo, e la possibilità di trarre piacere dallo sport soprattutto in queste discipline, maggiore è la probabilità che il bambino esperimenti altre parti di sé che altrimenti resterebbero in ombra;
- evitando invece di rimproverarlo, o peggio deriderlo, o tentare di separarlo a forza dalla sorella, cosa che aumenterebbe le sue angosce abbandoniche e il bisogno di “segnali femminili” per ridurre la sua ansia di separazione.
L’obiettivo del gioco è dare ai bambini la possibilità di esprimersi, di sperimentarsi, di diventare pian piano compiutamente se stessi: il nostro compito è dare loro la possibilità di sviluppare i loro talenti, “maschili” o “femminili”, senza pregiudizi, e con equilibrio, in entrambe le direzioni.

Bambini Identità sessuale / Disturbi dell'identità

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