Il punto: il tattoo non è un vestito che non si metterà più perché sono cambiati i gusti, le mode o le circostanze. E’ una modifica permanente non solo dell’aspetto del corpo e della pelle, che sono il nostro biglietto da visita sociale, ma anche della competenza del nostro esercito di difesa, il sistema immunitario, che viene stimolato quanto più i tattoo sono estesi, la qualità dei coloranti è bassa, l’ambiente in cui sono eseguiti non rispetta le indicazioni di igiene e sicurezza, e il soggetto è giovane.
In positivo, come possiamo ridurre i rischi sul fronte della salute, e con la ragionevole certezza di non pentircene in futuro? Questi i suggerimenti, dopo aver ben approfondito la questione dal punto di vista medico-scientifico.
E’ saggio scegliere un tatuatore o una tatuatrice certificati, che usino inchiostri di ottima qualità, in un ambiente impeccabile dal punto di vista delle condizioni igieniche, e in cui vengano usati strumenti monouso o ben sterilizzati. Devono essere fornite istruzioni dettagliate sulle attenzioni da avere dopo l’esecuzione, per minimizzare i rischi. E’ prudente scegliere tattoo di piccole dimensioni, evitando soggetti di cui pentirsi, fra cui il nome del partner di turno, che poi farebbe infuriare quelli successivi. In generale, è meglio evitare di farselo su parti del corpo molto visibili (volto, braccia, dorso delle mani, dita), anche per una questione professionale. Molti adolescenti non sanno ancora cosa fare “da grandi”. E qualora decidessero poi di arruolarsi nelle forze dell’ordine o in un corpo militare, potrebbero scoprire con amarezza che tra i criteri di esclusione dall’arruolamento ci sono i tattoo visibili indossando l’uniforme estiva.
«Think before you ink», pensaci prima di farti un tattoo, titola un ottimo articolo di Robert e Amy Morlock, pubblicato nel novembre 2023 su Cureus, una rivista scientifica molto rigorosa. Importante è NON fare un tattoo perché tutti gli amici o le amiche lo fanno, ossia per conformismo, soprattutto fra i più giovani, che spesso scelgono anche tatuatori o tatuatrici non professionali. Mai farlo sotto l’effetto di alcol o droghe. Tra le cause di rimpianto e pentimento spiccano poi comprensibilmente le reazioni fisiche avverse d’ogni tipo e la delusione se il disegno finale non corrisponde alle attese, a volte anche per un’imprevista migrazione dei coloranti che ne deforma il profilo o in conseguenza di reazioni allergiche, con dermatiti croniche o il peggioramento di patologie cutanee preesistenti.
La soddisfazione per il tattoo eseguito aumenta invece se esso dà un risultato estetico adeguato alle aspettative; se viene eseguito da un tatuatore o una tatuatrice esperti che sa dire di no o rimandare, per esempio se nota un neo o una lesione cutanea che meritano una valutazione dermatologica preliminare; se il tema è legato a un bel momento, come la nascita di un figlio a lungo desiderato; se è stato inciso in età adulta e se non ha causato complicanze.
Attenzione: proprio perché il tattoo comporta una modificazione permanente del proprio corpo, l’esecuzione è regolamentata dalla legge, primo fra tutti l’articolo 5 del Codice Civile, che verte sugli atti di disposizione del corpo. L’Accordo Stato-Regioni del 05 febbraio 1998 prevede la necessità di personale formato, condizioni igieniche adeguate, attrezzature sterili. E il Decreto Legge 206/2005 (“Codice del consumo”) prevede che gli inchiostri debbano rispettare gli standard di sicurezza previsti dalle normative europee.
Critica è infine la questione dei minorenni: in Italia i tattoo sono proibiti prima dei 14 anni. I limiti minimi di età variano secondo la legislazione regionale. Per esempio: in Campania e in Lombardia il tattoo è vietato ai minori di 16 anni, in Sicilia e in Veneto ai minori di 18. Tra i 14 e i 18 anni, è comunque obbligatorio il consenso scritto di entrambi i genitori o del tutore legale: quanti lo sanno?
Genitori, parlatene con i vostri figli. Per scegliere bene se, quando, come e con chi fare un tattoo, in piena sicurezza.
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