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Passioni particolari

23/08/2005

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Ho 35 anni e ho da qualche mese iniziato una relazione con un uomo molto attraente, libero, quarantenne, con un’eccellente posizione sociale. Lui mi piace molto anche perché mi sembra che ne potrebbe nascere una relazione seria con un progetto di vita, di cui comincio a sentire la mancanza. Nell’intimità, tuttavia, mi ha sorpreso con richieste un po’ particolari. Gradualmente mi ha portato a fare le cose che per lui sono più eccitanti: far l’amore con me legata e bendata. Un rituale per lui eccitantissimo. Per me all’inizio era un gioco curioso: non ho particolari inibizioni e poi la sua affettuosità in generale mi lasciava abbastanza tranquilla. La mia docilità, come la chiama lui, nel farmi fare tutto quello che gli passa per la testa, gli piace immensamente e quindi la nostra intesa è, al momento, più che soddisfacente. Preciso che non mi causa mai dolore: gioca molto sull’attesa, l’imprevedibilità, il provocarmi, però – ripeto – senza mai farmi del male. E dopo l’amore è tenerissimo e dolce che pochi altri uomini nella mia vita. La mia migliore amica, l’unica con cui ne ho parlato, mi ha però messo un tarlaccio: «Sta’ attenta perché questo in realtà è un sadico, che poi te ne farà passare di cotte e di crude. Fermati finché sei in tempo». Lei che dice?
Arianna
Non sarei così pessimista, cara Arianna. Lei giustamente puntualizza un aspetto essenziale: lui non le causa mai dolore. Un aspetto, questo, critico per differenziare il sadomasochismo, in cui il dolore  (e l’odio) vengono erotizzati, da quelli che più correttamente vengono chiamati “giochi di potere”. In questi ultimi, l’eccitazione mentale e fisica nascono dal potersi sentire dominanti, dal poter creare un gioco di provocazioni, di attese, di stimoli variati cui l’altra – se gioca bene – più o meno docilmente si abbandona. A volte l’eccitazione nasce da una certa resistenza. Tuttavia non esiste un copione unico. Ogni coppia ben assortita, e che ami questo tipo di rituale, trova poi un “copione” particolarmente congeniale. L’elemento critico, lo ripeto, rispetto al sadomasochismo classico è l’assenza di dolore  e/o comunque  di distruttività.
Il secondo fattore favorevole è l’affettuosità che lui manifesta dopo: il che fa pensare che esista una relazione amorosa profonda, molto affettiva, che tuttavia “vincola” l’erotismo, nel senso di inibirlo,  a meno che lui non si consenta quella particolare liturgia. 
Non è affatto detto, come teme la sua amica, che nel tempo questo tipo di comportamento “viri” verso il sadomasochismo franco: in quest’ultimo, specialmente se lui è nel ruolo sadico, la capacità di amare è fortemente compromessa e distorta fin dall’inizio. Semmai, un elemento di perplessità potrebbe nascere se questa liturgia fosse necessaria ed esclusiva. In altri termini, se lui riesce a far l’amore (e quindi ad eccitarsi e ad avere un’erezione valida) solo attraverso questo particolare rituale. Tutti i comportamenti rigidi contengono una grande vulnerabilità: innanzitutto, perché indicano una perturbazione dei normali meccanismi di eccitazione, che vengono legati di fatto a copioni particolari ed esclusivi, quasi delle chiavi d’accesso vincolanti per accendere la risposta fisica. L’opposto del comportamento sessuale normale, che invece si nutre di varietà, di gioco, e che è tanto più sano quanto più sa muoversi su una gamma espressiva molto varia. E poi perché in genere il/la partner a lungo andare si stufa di dover avere sempre lo stesso ruolo e dover sottostare sempre alla stessa liturgia. Gli proponga dei giochi diversi: la sua risposta potrà chiarirle meglio quali prospettive si aprono sul futuro. E poi ascolti il suo intuito, su quello che questa relazione può darle nella sostanza di una vita a due, al di là della voglia di “sistemarsi”, che lei candidamente dichiara.

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