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Nascere con la camicia

30/11/2011

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“L’ecografia diceva che il mio nipotino era grande. Il parto è avvenuto di notte, in un ospedale pubblico di provincia, molto curato. L’ostetrica, di grande esperienza, ha preferito non rompere il sacco amniotico, che si è aperto al momento in cui il bambino (3.800 grammi) è uscito. Il piccolo, roseo e sereno, ha fatto un vagito, uno sbadiglio e si è addormentato beato sulla pancia della mamma e dopo un po’, messo vicino al seno, ha cominciato a succhiare soddisfatto. Le chiedo: quali sono i vantaggi di non rompere il sacco?”.
Carla T. (Feltre)
Gentile signora, le rispondo con grande piacere, perché adoro l’ostetricia che ho praticato con grande passione nei primi anni di professione, imparando moltissimo dalle ostetriche più anziane (le “maestre”), dotate di grande esperienza e saggezza. Il sacco amniotico fa parte, con la placenta, degli annessi fetali. Avvolge il bambino e contiene il liquido amniotico, che gli consente di muoversi ed essere protetto, allenando tutte le funzioni essenziali. Durante il travaglio, quando l’utero si contrae, succede una cosa fondamentale: finché il sacco è integro, grazie al liquido amniotico la pressione sviluppata dalla contrazione del muscolo uterino si distribuisce uniformemente su ogni punto della superficie del corpo del piccolo, riducendo al minimo lo stress e consentendo al bimbo di adattarsi con dolcezza e gradualità al canale da parto. Se invece il sacco viene rotto precocemente e meccanicamente, il parto è sì accelerato, ma con rischio di un maggior trauma per la mamma e il bambino, perché si perde il vantaggio dell’uniformità della pressione sul corpo fetale. Se la mamma è in analgesia peridurale (praticata invece solo su un 20% delle donne!), e il battito del piccolo è regolare, a mio modo di vedere non c’è nessun motivo per rompere il sacco amniotico (amniorexi) “per accelerare” il parto.
Ostetricia vuol dire “ob-stare”: stare vicini e fermi, pronti a intervenire solo se necessario, ma rispettando la musica del parto, una danza tra il corpo della mamma e il corpo del piccolo, danza che ha un suo ritmo e un suo tempo. Saper aspettare è il grande lusso e la grande sapienza di una buona ostetricia, ripeto, monitorando sempre la salute di entrambi. Ho assistito recentemente alla nascita di un piccino a me molto caro. Anch’io, di concerto con l’ostetrica, ho optato per non rompere il sacco, preparando nel contempo bene il canale vaginale con un lungo massaggio/stretching che ha un duplice scopo: favorire con gradualità la distensione dei muscoli perivaginali e dare un notevole effetto antalgico alla mamma. E il piccolo è nato benissimo, rompendo il sacco all’uscita della testolina, con due soli puntini di abrasione alla mamma. Davvero questo è nascere felici, con dolcezza!

Prevenire e curare – Nascere con la camicia

Il bambino che nasce con il sacco amniotico integro “nasce con la camicia”, perché dal punto di vista biomeccanico il liquido amniotico consente la massima adattabilità del corpo del piccolo al canale da parto, riducendo al minimo il trauma della nascita.
Iniziare la vita con morbidezza, serenamente, può certo predisporre a partire con il piede giusto. Anche per questo si associa il nascere con la camicia all’essere fortunati. Tanto meglio se poi si ha subito anche una camicina vera, e tutto l’amore del mondo.

Analgesia peridurale Parto vaginale / Parto cesareo

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