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La sicurezza è la base della libertà

30/11/2015

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

La sicurezza è la base della libertà. Senza sicurezza non siamo liberi di fare nulla: anzi, la nostra stessa vita è in pericolo, come dimostrano i tragici episodi terroristici che si susseguono in tutto il mondo. Promuovere la sicurezza è stato per anni un motivo di controversia politica, come se parlare di sicurezza fosse una distorsione delle ideologie di destra. Non è così. La sicurezza è un denominatore comune della vita personale e sociale, e dovrebbe essere un valore riconosciuto da tutte le forze politiche e tutelato come caratteristica primaria di un Paese. È una condizione necessaria, ancorché non sufficiente, di libertà. Si può essere accoglienti verso chi arriva da Paesi in guerra, ma si devono far rispettare le regole del vivere civile.
Le forme di insicurezza, oggi, sono molteplici. A Milano, in molte case popolari, gli anziani che vivono soli hanno paura ad uscire di casa a fare la spesa, per il terrore di trovare poi la casa occupata, per sempre, da altri. Minacciati, malmenati, terrorizzati, non hanno nemmeno il coraggio di rivolgersi alla polizia o ai carabinieri. In tutta Italia molti anziani sono quotidianamente aggrediti in casa e derubati, spesso per poche decine di euro. A volte sono barbaramente uccisi. La crescita di questi episodi violenti è parallela all’indifferenza che li accompagna: una notizia breve sul giornale, ed è tutto. Aumentano le aggressioni armate in casa: è indispensabile riconoscere la legittima difesa. Se uno entra in casa armato di notte non viene certo per prendere il caffè. Sappia che è a suo rischio e pericolo. Così come per le rapine. Certo, il rischio è di un progressivo armarsi della popolazione, con le derive pericolose che si vedono negli Stati Uniti. Ma allora devono cambiare il rigore nel perseguire questi delitti, la velocità dei processi e la certezza della pena. Se il ladro bloccato in flagrante alla quarta rapina in pochi anni dice alla poliziotta intervenuta «Noooo! Ancora lei!!!», è evidente che qualcosa non funziona. Perché questo, e migliaia di altri ladri, sono allegramente in circolazione, certi ormai di un’impunibilità quasi assoluta? Perché moltissimi cittadini non denunciano nemmeno più i furti subiti, tanto è un’assoluta perdita di tempo senza alcuna possibilità né di trovare i colpevoli, né di recuperare la refurtiva né, quand’anche si trovassero, di vederli puniti?
Il terrorismo è altro dai furti, si dirà. No: se ci pensiamo bene hanno molto in comune lungo un continuum di gravità che è bene riconoscere. Il furto di vita, la morte violenta perpetrata agli innocenti, è l’estrema conseguenza dei furti tollerati. E’ un arbitrio estremo, ma sempre sulla linea dell’invasione sprezzante e della distruzione della vita altrui. Di un vuoto di regole e di sicurezza, ma anche di rispetto per la libertà, gli spazi e i beni dell’altro. E il bene supremo è la vita. In senso metaforico, il terrorista entra nella grande casa che è la città, aggredisce e ruba la vita delle sue vittime. Insieme, ruba molte altre cose, come chi aggredisce, deruba e a volte uccide a scopo di rapina. Ruba la fiducia, ruba la speranza, ruba la tranquillità, la serenità di vivere e progettare la propria vita. Ruba la libertà. I moventi sono diversi, si dirà. Vero. Ma un Paese che non fa rispettare le “piccole vite” – un anziano ucciso in casa per rapina vale meno dello stesso anziano ucciso per strada da un terrorista? – come può pensare di far rispettare mille altre vite, piccole o grandi che siano? Reinvestire in sicurezza significa una serrata di ranghi sul fronte del lassismo che ha ormai derubricato molti eventi delittuosi a fatti di costume, con cui convivere. Significa migliorare in modo sostanziale un sistema di giustizia deludente e spesso deplorevole per la lunghezza dei tempi e l’inconsistenza degli esiti. “Legalità” dev’essere un principio alto da rispettare, non una parola vuota o abusata. Significa rimettersi dalle parti di Abele e smetterla di tutelare Caino a tutti i livelli.
Se davvero pensiamo che la sicurezza è la base della libertà, dobbiamo garantirla a tutti i cittadini. Non solo ai politici che girano con la scorta e l’auto blu. Cominciando dai nemici quotidiani, dalle angherie quotidiane. Non sono gli stati di emergenza a salvare un Paese, anche se possono essere necessari in condizioni di pericolo gravissimo. Reinvestire in sicurezza e legalità, a tutti i livelli di funzionamento dello Stato, questo è l’unico modo per sperare di intercettare poi anche i grandi pericoli. Quale libertà ci resta, se l’insicurezza è in crescita epidemica? Se un numero crescente di cittadini ha paura anche a restare solo dentro casa?

Furto / Ladrocinio Libertà Riflessioni di vita Sicurezza Terrorismo

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