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La pillola, questa sconosciuta

30/10/2006

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Quanto è grande il divario tra conoscenza e pratica della contraccezione in Italia? E quanti sono i fallimenti sommersi, quando le emozioni e le passioni guidano i comportamenti più della ragione? Lo svela uno studio appena condotto sul sito www.sceglitu.it, preparato e aggiornato dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO): una garanzia, quindi, sul fronte sia della qualità e indipendenza delle informazioni scientifiche – su sessualità, contraccezione, prevenzione, ma anche vita di coppia – sia del rigore delle stesse. Con la sua “Città delle Donne” è un sito bello da navigare, che vuole aiutare donne (e uomini!) a migliorare la loro capacità di amare senza rischi. Utile anche per gli insegnanti che vogliano utilizzare alle superiori uno strumento di educazione sessuale di qualità. Anche perché la pratica della contraccezione, specie tra i giovani, non è così diffusa e attenta come a torto si crede. Anzi.
Il sondaggio, condotto su questo sito su 7.626 donne che hanno riempito un dettagliato e corposo questionario on line, ha dato risposte inquietanti su alcuni fronti. Per esempio: il 64.5 per cento di tutte le donne intervistate – di cui il 62 per cento è diplomato e il 26.8 per cento è laureato – dice di aver usato il profilattico; il 56.8 per cento la pillola. Tutto bene? Non proprio: ben il 37.7 per cento usa ancora il coito interrotto, e il 7.5 per cento ha usato la contraccezione di emergenza, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”: il che indica bene quante volte le donne rischino, non solo sul fronte di una contraccezione sicura, ma anche sul fronte della salute. In più, quando il campione viene analizzato per fasce di età, emerge con chiarezza la grande vulnerabilità delle donne (e coppie!) più giovani sul fronte contraccettivo. Tutti sanno che la contraccezione ormonale funziona: ed è sicura al 99.9 per cento se usata correttamente e in continuità. Ma quando l’uso del contraccettivo sicuro non è costante nel tempo (o “consistente”, come si dice con un anglicismo ormai entrato nel lessico medico) viene inficiato alla radice il suo altrimenti ottimo potenziale di protezione. La prova? Nelle giovani “alle prime esperienze” l’uso della pillola del giorno dopo sale al 9.9 per cento. E nelle giovani tra i 18 e i 25 anni, che stanno vivendo un rapporto di coppia “appena sbocciato”, in cui l’amore e la passione sono al massimo, il ricorso alla contraccezione di emergenza sale addirittura al 15.1 per cento. Come se il coinvolgimento emotivo riducesse in modo netto la capacità di autoprotezione, sia sul fronte contraccettivo, sia su quello delle malattie sessualmente trasmesse. Come se “l’amore talismano” dovesse proteggere magicamente da ogni problema.
E’ solo questo campione che si mostra così vulnerabile sul fronte della costanza d’uso di un metodo in sé molto efficace? No, purtroppo no. Dal 2000, anno di commercializzazione della pillola del giorno dopo, il suo utilizzo ha mostrato una crescita costante, che ha raggiunto nel 2005 la cifra record di circa 340.000 pezzi. Il che significa che in numero così elevato la donna italiana è ricorsa a un aiuto d’emergenza, massimo nelle giovani. Tuttavia, non sempre la donna si rende conto di aver corso un rischio reale, non sempre ricorre al medico in tempo per la prescrizione del farmaco (entro le 72 ore dal rapporto a rischio), non sempre la pillola del giorno dopo funziona. Ed ecco che, proprio nelle giovani, anche il tasso di aborti è rimasto ai valori dei primi anni Ottanta, ed è anzi in crescita (mentre in tutte le altre fasce di età il numero di aborti è più che dimezzato rispetto ai primi anni di applicazione della legge 194 del 1978). Grazie a questa indagine, abbiamo per la prima volta in Italia la percezione di un sommerso inquietante: il numero globale di interruzioni volontarie di gravidanza si è drasticamente ridotto, ma non solo perché è cresciuto l’uso intelligente e costante della contraccezione. Anzi: la studio ci dice quanto ancora ci sia da fare per migliorare la capacità della donna italiana di proteggere la propria salute, globale e soprattutto riproduttiva. Non usare una contraccezione efficace significa non solo stress, paure, farmaci di emergenza o aborti ma anche aumentare il rischio di infezioni subcliniche dell’endometrio e delle tube (aumentate da 6 a 8 volte nelle giovani), con la loro sequela di infertilità fino alla sterilità tubarica per occlusione delle tube. Una buona contraccezione significa quindi non solo il minimalismo del “mi proteggo adesso”, ma anche la lungimiranza di proteggere a lungo il proprio potenziale di fertilità. Obiettivo ancora più prezioso nelle giovani donne che non hanno ancora avuto figli.
Non ultimo, un altro dato fa pensare: quando analizzato per fasce di età, l’uso del profilattico, almeno occasionale, scende dal 76.1 per cento delle ventenni, che almeno saltuariamente lo usano, al 33.3 per cento delle donne dai quarantacinque anni in su. Non solo perché la maggior parte di queste ultime vive in coppia stabile, ma perché ancora troppe donne non più giovanissime pensano, evidentemente, che un virus o un protozoo chiedano l’età prima di infettare. Esponendosi così al rischio di malattie sessualmente trasmesse, specie nelle relazioni extraconiugali in netto aumento anche in questa fascia di età.
Morale: molto è stato fatto, ma moltissimo resta da fare per evitare che un momento d’amore si complichi con inquietudini e problemi, anche seri, sul fronte dei concepimenti indesiderati, dell’infertilità e delle malattie. Rivolgendo i programmi di educazione sessuale e contraccettiva non solo alle donne ma anche agli uomini: basti dire che il loro ruolo “pesa” nella scelta contraccettiva nel 12.5 per cento dei casi quando lei sceglie un contraccettivo sicuro come la pillola, e ben nel 41.5 per cento quando lei non sceglie e si affida a metodi ben poco affidabili come il coito interrotto...
“E gli effetti collaterali della contraccezione?” dirà qualcuno. Va detto con chiarezza: ha molti più effetti collaterali una mancata contraccezione sicura, per i numerosi problemi di salute che può poi causare, che non un uso costante della contraccezione ormonale (pillola, cerotto o anello contraccettivo) e del profilattico. E’ un dovere di genitori, di insegnanti ed educatori, ma anche dei medici di famiglia, oltre che dei ginecologi,  parlare di sessualità, contraccezione e prevenzione con figli, allievi e giovani pazienti. Per tutti, un buon aggiornamento su un sito affidabile può essere la via per affrontare una comunicazione necessaria sul fronte della prevenzione, tema che, a quel che si vede, è ancora tabù. La prova? La madre conta nella scelta contraccettiva delle adolescenti solo nel 10.9 per cento dei casi...

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