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La farfalla sulla roccia

La farfalla sulla roccia
13/07/2021

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Per gentile concessione di D La Repubblica
«Quando hai una malattia grave come la mia, parlare di dolore ai rapporti sembra fuori luogo. Inopportuno. Questa è la sensazione che ho avuto col primo neurologo: “Signora, con una sclerosi multipla aggressiva come la sua, è tanto rallentarne la progressione! I rapporti vengono dopo!”. Mi sono detta: con una neurologa donna andrà meglio! Mica tanto. In neurologia, che il medico sia uomo o donna non mi sembra faccia tanta differenza. Sono bravi sul fronte della malattia, ben sintonizzati tra loro sui protocolli di cura. Questo dà molta sicurezza a una paziente giovane e disperata come me. Di questo sono molto grata, creda. Se oggi sto così, discretamente, quando dieci anni fa pensavo che sarei finita in carrozzina in tre anni, è merito loro… Purtroppo però li ho trovati sordi, uomini o donne che siano, ai problemi sessuali che questa malattia comporta. Avessi ottant’anni, pazienza. Ma ne avevo trenta quando ho avuto i primi sintomi, ora ne ho quaranta. Sono dieci anni che ho dolore ai rapporti. Così tanto che è impossibile averli. Mi sento tanto stretta, come se avessi una morsa che chiude l’entrata della vagina. L’unica fortuna della mia vita è il marito che ho. Ci vogliamo tanto bene. Nessun altro uomo avrebbe saputo e voluto restarmi vicino in dieci anni così. Eravamo sposati da due anni, quando questo mostro mi ha attaccata. Eravamo felici, stavamo pensando a un figlio. Sogno svanito. Lui mi è rimasto vicino. Anzi ci vogliamo più bene di prima. Però rapporti zero. Non so come ha fatto a resistere».
L’uomo ascolta attento, in un silenzio partecipe. Lei lo guarda, mentre parla, muovendo lo sguardo tra lui e me. Una sorta di danza degli occhi, in cerca di rassicurazione, mentre si racconta. Quando i loro sguardi si sfiorano, lui accenna un sorriso: «Va bene così, vai avanti», sembra dirle. Lei è precisa, accurata, parla con parole meditate e scelte. Perché tutto quello che mi vuole dire, che mi vogliono dire, arrivi a segno, aumentando la possibilità di attenzione e di cura proprio su quel fronte intimo, così urgente e così trascurato. La sensazione è quella di una conversazione preparata insieme, a lungo.
«Sul fronte della malattia, ringrazio i miei neurologi. La sclerosi multipla, che era partita furiosa, ha risposto bene alle loro cure e agli aggiustamenti della terapia fatti in questi dieci, chilometrici anni. Adesso la sclerosi c’è, ma è diventata un rumore di fondo: mi disturba, ma non è più invalidante come all’inizio, quando dominava ogni secondo della mia vita. Restano i formicolii, la debolezza muscolare, la rigidità, l’affaticabilità. Abbiamo parcheggiato mica tanto distante da qui, e mio marito mia ha presa in braccio per fare tre scalini, qui vicino, perché non ce la facevo. Neurologi tutti uguali, dicevo. Anzi no: l’ultima neurologa mi ha detto: “Noi siamo competenti sulla malattia. La sessualità richiede un altro specialista”. E mi ha mandata da lei. Avevamo speranza, ma anche paura!».
«Paura di che cosa?».
«Che lei ci dicesse che si occupa di sessualità, ma non nelle malate neurologiche! Ormai siete tutti superspecializzati. Ma il paziente intero, chi lo vede più?».
La giovane donna è minuta, sottile. L’intelligenza e il carattere temprato dal dolore di una malattia così seria traspaiono dagli occhi scuri, profondi, dove speranza e paura si alternano fra un battito di ciglia e l’altro. Lui è alto, solido, il volto aperto. Lei una farfalla col cuore grande e le ali malate, che faticano a volare. Lui una roccia, su cui lei si posa per riprendere coraggio. E riprovare a volare.
Alla visita, la morsa sta nei muscoli pelvici, ipercontratti: la penetrazione è impossibile. Il dolore è tanto, ma la cura c’è, precisa e consolidata. La signora risponde molto bene. Al quinto controllo, il muscolo è accogliente, la mucosa rosea, senza più dolore né bruciore.
«Buon divertimento, ragazzi!».
«Questo è meglio di una benedizione», sorride lui, e sembrano due ragazzi felici che tornano a sperare.

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