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La cannabis in gravidanza mette a rischio il bambino

La cannabis in gravidanza mette a rischio il bambino
13/06/2018

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

“Sono molto allarmata per una conversazione avuta con mia figlia, 32 anni, ora incinta al quarto mese del suo primo bambino (e mio primo nipote). «Cosa vuoi che faccia una canna ogni tanto! Niente di niente. Mi rilasso e fa bene a tutti e due. Non fare la terrorista!». E’ sempre stata una ribelle, ma questo atteggiamento non mi fa dormire la notte. Sono io che sbaglio a preoccuparmi, o ci sono dei rischi veri? E quali?”.
Rossella T. (Treviso)
Gentile signora, purtroppo sua figlia banalizza i possibili rischi della cannabis in generale, come molti italiani, e in gravidanza in particolare. Condivido la sua motivata preoccupazione, cha ha seri riscontri medici. Proprio il 20 aprile 2018 la Society of Obstetricians and Gynaecologists of Canada (SOGC), di cui per inciso sono anche stata nominata membro onorario nel 2004, società scientifica tra le più rigorose al mondo, ha lanciato una campagna nazionale per informare tutte le donne canadesi che sono in gravidanza o che stanno allattando sui possibili effetti, anche molto negativi, della cannabis.
Ricerche recenti indicano purtroppo che ben il 70% delle donne canadesi – gravide e non gravide – ritengono (come sua figlia!) che non ci siano rischi a farsi una canna o due alla settimana durante la gravidanza. Il punto è che il bambino in utero è in strettissimo e continuo scambio biochimico con la mamma. Il tetraidrocannabinolo (THC), principale componente psicoattivo della cannabis, attraversa la placenta e arriva a tutti i tessuti del piccolo, fra cui il cervello, per il quale il THC ha particolare affinità perché ci sono recettori per i cannabinoidi endogeni, che sono i nostri analgesici interni. Inoltre, il THC si accumula nel latte, per cui a ogni poppata il piccolo si prende una quantità di THC proporzionale all’uso che ne fa la mamma (sporadico vs quotidiano).
Il modo con cui la cannabis è consumata non fa differenza: inalata, fumata, mangiata, in pillole o in forme topiche. Le ricerche più recenti indicano che l’uso del THC può essere associato a importanti rischi a breve e lungo termine. I più importanti sono: parto prematuro, basso peso alla nascita (rispetto all’età gestazionale), basso quoziente intellettivo (QI), impulsività e iperattività del piccolo nell’infanzia.
Non si può banalizzare né scherzare. Purtroppo oggi qualsiasi opinione soggettiva sembra avere lo stesso valore di affermazioni basate su solide evidenze cliniche. Tuttavia, quando è in gioco una possibile riduzione della salute mentale del proprio figlio, il senso di responsabilità verso il piccolo che verrà dovrebbe indurre a documentarsi seriamente e, nel dubbio, evitare l’uso di sostanza pericolose per non fargli correre rischi inutili.

Prevenire e curare – In gravidanza tolleranza zero per alcol, fumo e cannabis

I neuroni, le cellule nervose del feto e del neonato, sono estremamente sensibili alle sostanze psicoattive potenzialmente tossiche, che possono creare danni permanenti. Siccome non esiste una documentata soglia minima di sicurezza, vale per la cannabis quanto i medici attenti raccomandano da anni per alcol e fumo: in gravidanza e allattamento NON usarli del tutto. Tolleranza zero.

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