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Italia: fragile bellezza, colpevole incuria, solerte solidarietà

05/09/2016

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

«Italia: Paese di fragile bellezza»: così titola il New York Times. Quel fragile, dal latino frangere, “che si può rompere”, esprime una bellezza delicata, insidiata e insidiabile da molti fattori. Alcuni non (ancora) modificabili, come il passare del tempo, o le catastrofi naturali, come il terremoto che ancora una volta ha messo a lutto interi paesi; altri modificabilissimi, come le tecniche costruttive e le strategie di tutela ambientale.
Possibile che ancora oggi case private ed edifici pubblici siano costruiti con strutture che si accasciano diventando tombe di macerie? Quali sono le imprese che hanno costruito? Chi sono gli assessori e i tecnici comunali che hanno approvato i progetti, anche della scuola completata quattro anni fa e già crollata? Senza fare una strage di bambini solo perché il terremoto ha dato le scosse più violente a notte fonda? Chi ha dato l’abitabilità? Perché ad ogni terremoto si continuano a ripetere le stesse cose? Perché ingenti somme destinate alla ricostruzione, anche dopo il terremoto di L’Aquila, finiscono in tasche private invece che in opere pubbliche o abitazioni attente in primis alla sicurezza delle persone?
Incuria, privilegio dell’interesse privato, plutocrazia, ossia dominio del dio denaro su tutto, sono virus comportamentali infettivi, molto contagiosi. Il più forte fattore di propagazione di questa devastante infezione, l’incuria, è la certezza dell’impunibilità: questo deve cambiare. L’incuria, nelle sue declinazioni di negligenza, trascuratezza, abbandono al degrado per mancanza di cure, ha tre direzioni temporali: il passato, il presente, il futuro. Su alcune, la responsabilità è di tutti i cittadini. Il nostro patrimonio artistico e naturale è tra i più ricchi, multiformi e commoventi del mondo. L’incuria generalizzata verso il passato lascia morire dissanguato un patrimonio di rara bellezza, nell’inerzia dell’ignoranza e dell’indifferenza. Le eccezioni ci dicono che, impegnandosi, si potrebbe fare molto di più. Perché no? E non bastano i danni da incuria “passiva”, già tremendi. No, ogni giorno, nel presente si aggiunge l’incuria attiva fatta di vandalismo e di colpevole inerzia, nel lasciare immondizie immarcescibili dappertutto: comportamenti per cui dovrebbero essere previste ed applicate pene severe, pecuniarie anzitutto, visto che multe e sanzioni sono l’unico linguaggio comprensibile ed efficace per gli italiani.
Tra tutte, l’incuria verso il futuro è tuttavia quella che presenta il conto più pesante in termine di vite umane. Qui ci sono responsabilità specifiche ben individuabili, se non fossero troppo spesso coperte da connivenze inquietanti. L’infettività del virus dell’incuria e il fattore “imitazione” creano un binomio mortale: se lui si è arricchito costruendo fiction di case, allora lo faccio anch’io. Se quel tecnico si è comprato l’auto nuova approvando progetti carenti, lo faccio anch’io. Se la questione fosse “solo” il furto di denaro pubblico o privato, quando si pagano per ben fatti lavori eseguiti in modo inadeguato, in malafede, sarebbe grave, ma di competenza amministrativa. Ma quando la conseguenza è la morte di centinaia di persone, la questione diventa di rilevanza penale. E’ gravissima e urgente. E’ necessario un terremoto delle coscienze, se ancora ne esiste un barlume in tanti cervelli: è possibile sapere di aver costruito e approvato progetti di case nel cui crollo sono morte intere famiglie e non sentirsi un verme? C’è almeno un partito politico capace di portare avanti un progetto etico nella sostanza ricostruttiva, concreto e verificabile, invece di chiacchiere e slogan a fiumi? Riusciremo a diffondere il probiotico del gusto di prendersi cura della fragile bellezza di questo splendido Paese chiamato Italia?
In positivo, questo fragile Paese ha (anche) un grande cuore, ben visibile quando eventi gravi accendono un’intensa capacità di solerte solidarietà. Centinaia di operatori sanitari e militari, ma anche volontari, hanno lavorato ancora una volta con generosa sollecitudine e grande coscienziosità. E’ a questo patrimonio etico che dobbiamo fare appello: perché la sua efficacia generosa diventi la regola. Cominciamo tutti a curare, in noi e negli altri, il virus dell’incuria. Ciascuno di noi si prenda cura della fragile bellezza che ci circonda, educhiamo figli e nipoti. Puniamo i vandali. Non inquiniamo, e raccogliamo i rifiuti lasciati da altri attorno a casa: se tutti lo facessimo, a cominciare da Roma, ci sarebbero un’altra vivibilità e una più luminosa bellezza. Adottiamo insieme un giardino, una chiesetta, un piccolo museo: perché diventino un esempio di cura corresponsabile, un momento di bellezza, uno stimolo per la coscienza. Vacciniamoci subito contro il virus dell’incuria: ne abbiamo le capacità e il cuore.

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