EN

Internet e rischi di abusi sui bambini

31/01/2007

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Una maestra denuncia: i miei alunni di 10 anni già "chattano" e sono esposti a incontri pericolosi. Ebbene, non è troppo presto per mettere a tema gli abusi. Con parole adeguate e d'accordo con i genitori.
“Sono una giovane insegnante, supplente (per fortuna) per tutto l’anno. Insegno con passione in una quinta elementare. Parlando con i miei alunni ho scoperto che alcuni di loro “chattano” già al computer con estranei. La cosa mi sembra molto rischiosa, perché temo possa esporre i più sprovveduti o i meno protetti dalle famiglie a incontri o seduzioni pericolose. L’educazione sessuale nelle scuole elementari è praticamente zero, a quel che vedo. Io sono giovane e supplente, non vorrei fare errori o urtare la suscettibilità di qualche genitore. Nello stesso tempo sento che dovrei fare qualcosa. Quali sono secondo lei i messaggi che un insegnante dovrebbe dare ai propri allievi, per aiutarli a conoscere quei rischi pericolosi – vedi Internet –che mi sembrano molto sottovalutati? Parlare di educazione sessuale alle superiori non è troppo tardi?”.
Roberta S. (Verona)
Sì, sono d’accordo su più aspetti che Lei pone nella sua intelligente lettera. Innanzitutto, è vero: rimandare l’educazione sessuale alle superiori, significa parlare quando potrebbe essere troppo tardi. E’ giusta la sua preoccupazione sui rischi di Internet, anche e specialmente per i bambini. Ma è anche vero che esiste oggi una “suscettibilità” nei genitori che può far fraintendere anche insegnamenti animati dalle più giuste intenzioni. Nello specifico, la cosa migliore è parlare al Preside e concertare con lui e altri insegnanti eventualmente interessati un incontro con i genitori della sua classe in cui Lei può presentare il tipo di intervento che poi farà con i bambini. Mi sono sempre comportata così quando facevo i corsi di educazione sessuale nelle scuole. Questa attenzione ai genitori ha un duplice vantaggio: li informa in concreto su quanto verrà presentato ai bambini, dando loro modo di riprendere poi il discorso a casa, essendo esattamente informati sul materiale e i contenuti che verranno presentati, e consente loro di porre obiezioni, suggerimenti o critiche prima dell’incontro con i piccoli, dando poi, se d’accordo, un consenso informato scritto alla fine dell’incontro. L’obiettivo del suo intervento potrebbe essere riassunto in due parole su cui credo che ogni genitore sarebbe d’accordo: educare i bambini alla prudenza e all’autoprotezione, anche nella sessualità. Un’educazione doverosa e tempestiva: tanto prima, tanto meglio. Certo, con parole adeguate all’età.

Ci sono giochi facili per insegnare ai bambini a riconoscere la diversa gravità di una situazione?

Un modo istruttivo e divertente di far ragionare i bambini su questi rischi può essere il gioco del semaforo: immaginando dei dialoghi, ma anche delle situazioni, a vario grado di pericolosità, e usando il colore del semaforo per indicare se il bambino sta scegliendo un comportamento autoprotettivo (semaforo verde), a rischio (semaforo giallo) oppure molto pericoloso (semaforo rosso). Molto divertente per i bambini è munirli di tre palette con i tre colori, presentare la scenetta o la situazione da valutare come livello di rischio e poi chiedere di alzare la paletta del colore ritenuto appropriato: non per dire, attenzione, chi è bravo o no a proteggersi, ma per farli ragionare insieme sul diverso livello di rischio che bambini diversi riconoscono ad una stessa situazione, magari prendendo spunto da fatti reali. Il gioco può essere riproposto nel tempo, su e in situazioni diverse, così da rinforzare l’abitudine al ragionamento di autoprotezione, e non solo per le chat.
Per esempio, si può chiedere a ciascun bambino che cosa farebbe "se un signore dall'aria educata e gentile gli chiede di accompagnarlo per aiutarlo". Il bambino può scegliere fra tre risposte, scegliendo il colore di semaforo per ciascuna: A) ti rifiuti gentilmente e gli dici di domandare a una persona adulta; B) hai voglia di aiutarlo ma esiti; C) l'accompagni senza riflettere. La risposta esatta (semaforo verde) ovviamente è la A. Ma è probabile che molti bambini, tratti in inganno da "quell'aria educata e gentile", come purtroppo succede nella vita, scelgano le altre due risposte. Sarà importante capire come il bambino motiva la sua scelta, e, se errata, aiutarlo a riflettere sul fatto che spesso i lupi si travestono da agnelli per poter mangiare meglio le loro prede. Oppure: "Stai giocando con degli amici. Un vicino ti invita a vedere la sua nuova stanza dei giochi…". Possibilità: A) hai davvero voglia di vederla e corri dai tuoi genitori per chiedere loro il permesso; B) ne discuti coi tuoi amici e ci andate; C) sei curioso: ci vai da solo. E’ essenziale che passi un messaggio chiave: “Dì sempre ai tuoi genitori dove vai, perché la curiosità può metterti in situazioni molto pericolose!”.

Come aiutare a svelare situazioni più pericolose?

Il gioco “indiretto” è sempre un grande facilitatore. Per esempio, le situazioni possono essere più specifiche e delicate: "Un adulto che conosci ti fa carezze che ti imbarazzano e ti domanda di tenerlo segreto". Possibilità: A) dici "no" e ne parli subito ad un adulto che ti proteggerà; B) per essere gentile, accetti anche se non ti piace; C) hai paura e vergogna e quindi taci.
E' indispensabile lasciar esprimere liberamente ai bambini le loro sensazioni, le loro paure, le loro emozioni, che potrebbero nascere da esperienze già vissute e che finora non hanno avuto il coraggio o la forza di rivelare, magari perché minacciati. E' importante dire che è normale provare sentimenti di paura e di vergogna, e che gli adulti cattivi approfittano proprio di questo per obbligare i bambini a stare zitti. Il bambino può così confrontarsi con situazioni a rischio, che lo potrebbero coinvolgere, prima che gli succedano. Questa è la vaccinazione migliore contro gli abusi!

Approfondimento – Le regole d'oro da dare ad un bambino che già navighi sul computer da solo?

I tre comandamenti di autoprotezione che suggerirei sono questi. In chat:
1) non dare mai il tuo nome reale;
2) non dare mai il tuo indirizzo;
3) non dare mai il tuo numero di telefono.
Certo, l’ideale sarebbe che i genitori stabilissero un controllo su come e dove naviga il figlio, specie se piccolo. Ma non tutti i genitori sono esperti di Internet a sufficienza per farlo. Oltre a queste informazioni essenziali, bisognerebbe allenare i bambini e gli adolescenti a non svelare di sé anche altri aspetti – caratteristiche fisiche, vestiario, sport, o abitudini – che rendano il bambino rapidamente identificabile, specialmente da un pedofilo in caccia. Un innocente dialogo: “Quali sport ti piacciono, dove li pratichi, quando ci sono gli allenamenti, che divisa ha la tua squadra?...” può rapidamente consentire di restringere il cerchio di dove il bambino possa essere incontrato nella via reale, in una sola “innocente” chiacchierata via web… Questo è l’aspetto “difensivo” dell’insegnamento. Più costruttivo ancora è insegnare ai bambini a ragionare per imparare a riconoscere i diversi rischi ed evitarli: questo è l’aspetto “espressivo” dell’educazione, il più importante e prezioso. Genitori e insegnanti dovrebbero coltivarlo con grande cura.

Abuso, molestie, stalking, violenza sessuale e domestica Bambini Educazione sessuale e contraccettiva Internet, videogiochi e televisione

Iscriviti alla newsletter

Rimani aggiornato su questo e altri temi di salute e benessere con la nostra newsletter quindicinale

Iscriviti alla newsletter