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Il fumo è donna e... devasta di più

13/06/2005

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

In Italia il fumo è donna: ben 4 milioni di donne fumano (il 21%). Nel nostro Paese il numero dei fumatori maschi è in calo mentre le donne che fumano sono sempre di più: di conseguenza negli uomini c’è una riduzione del 15% del tumore ai polmoni, mentre nelle donne questo cancro è aumentato di ben il 30% negli ultimi anni. E’ sempre più precoce l’età di inizio (11-12 anni). Nelle ragazze il fumo è in forte aumento, con un incremento del 70%, contro il 33% nei maschi. Inoltre le ragazze iniziano prima dei coetanei (in maggioranza prima dei 16 anni), fumano più sigarette e più forti. Purtroppo la cultura in questo caso non è affatto un deterrente: sono proprio le giovani più istruite a fumare di più! Per contrastare questa tendenza così autodistruttiva per la salute, il Professor Veronesi, con la sua Fondazione, sta conducendo una campagna contro il fumo davvero dalla parte delle donne, cui mi associo con passione, come medico e come donna. 
Iniziare a fumare è facile, smettere è molto difficile: la ragione? Il fumo, più che una passione capricciosa o un innocuo piacere, è una vera e propria droga. Il “bisogno di nicotina” tipico del fumatore risponde a tutti i criteri che, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), qualificano una dipendenza: 1) tolleranza, 2) dipendenza, 3) crisi d’astinenza, 4) uso superiore a quello programmato, 5) persistente desiderio di smettere, 6) grande quantità di tempo utilizzata a fumare, 7) attività ridotte a causa del fumo, 8) continuo utilizzo nonostante problemi fisici o psicologici con la sostanza.
Purtroppo, il fumo può nuocere molto alla donna, dal punto di vista ginecologico e ostetrico, oltre che cardiologico e oncologico, solo per indicare i rischi più pesanti. 
Innanzitutto, può essere dannoso per molti aspetti della vita riproduttiva femminile: riduce la probabilità di concepimento per un danno tossico diretto sull’ovaio; riduce drasticamente la probabilità di successo della fecondazione assistita, al punto che se la donna fuma è come se avesse dieci anni di più dal punto di vista riproduttivo; aumenta il rischio di aborto e di malformazioni fetali; altera il decorso della gravidanza, aumentando la probabilità di insufficienza placentare e di parto prematuro, nonché di insufficiente accrescimento fetale per tossicità diretta sui vasi placentari; è tossico per il bambino, per il quale costituisce un vero e proprio “abuso  in utero”.
Il fumo passivo è dannoso per i figli, anche dopo la nascita: aumenta di ben 6 volte la probabilità di morti improvvise in culla (“morti bianche”) nei primi mesi di vita, quando i genitori fumano; agisce negativamente sul fronte fisico, aumentando il rischio di asma, otiti, bronchiti recidivanti ma anche, secondo un recente studio svedese, di tumori cerebrali nei bambini. Aumenta inoltre significativamente il rischio che il figlio stesso diventi un fumatore: se è la mamma che fuma, la probabilità che il figlio diventi fumatore aumenta di 5 volte rispetto al figlio della non fumatrice. Sale a 8 volte di più se entrambi i genitori fumano.
Il fumo è anche tossico per la longevità dell’ovaio: può anticipare la menopausa di circa due anni. Considerando che l’1% delle donne ha la menopausa spontanea (Premature Ovarian Failure, POF) prima dei 40 anni, e che il 25% delle donne che si rivolgono ai centri della menopausa l’ha avuta tra i 40 e i 45 anni (il 15% spontanea, il 10% provocata da ovariectomia bilaterale), è saggio non fumare per non aumentare il rischio di un prematuro esaurimento dell’ovaio. La menopausa precoce comporta un’accelerazione di tutti i processi di invecchiamento: della pelle, del cuore, del cervello, dei vasi sanguigni, dell’apparato urogenitale, con appannamento anticipato anche della sessualità: perché rischiare?
Non bastassero questi guai, il fumo non provoca solo il cancro al polmone ma aumenta il rischio di cancro anche in altri organi, perché gli idrocarburi policiclici, che sono le sostanze cancerogene prodotte dalla combustione del tabacco, e gli altri 50 cancerogeni ad essi associati, entrano nel circolo sanguigno e raggiungono tutti i tessuti. Ecco perché le fumatrici hanno anche più cancri al seno, al collo dell’utero (in cui il fumo potenzia l’azione cancerogena dei papillomavirus contratti attraverso i rapporti) e alla vescica, perché le sostanze cancerogene vengono poi escrete dal rene e si concentrano in vescica specialmente durante la notte (in cui le urine sono più concentrate). Il fumo, nelle donne come negli uomini, peggiora anche la sessualità, per il danno cronico che provoca alle arterie, incluse quelle genitali, con secchezza vaginale, dolore ai rapporti, difficoltà orgasmiche, specie dopo gli “anta”, quando il danno vascolare diventa severo.
E allora? Eliminare il fumo dalla vita delle donne significa superare anche l’idea che parità, o emancipazione, significhi imitare l’autodistruttività che percorre il mondo di  molti uomini. E poi, come dice Lorenzo Spaggiari, brillante chirurgo, Direttore della Divisione di Chirurgia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia: “Chi fuma non è più bello, più intelligente o più trendy. E’ solo più malato…”.

Fumo Gravidanza Salute femminile

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