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Identità sessuali: quando la fluidità diventa fragilità

Identità sessuali: quando la fluidità diventa fragilità
15/08/2022

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Che cosa fa sentire bene dentro la propria pelle fin da bambini? Anzitutto, il vedere allo specchio il proprio corpo con genitali coerenti con il sentimento di identità percepito: «Sono, e mi sento, un bambino». Oppure: «Sono, e mi sento, una bambina». Questo sentimento precoce viene rinforzato da una famiglia affettuosa e dallo specchio sociale che la circonda. Dal colore del fiocco ai vestitini, al tono della voce e ai commenti degli adulti, molteplici segnali confermano al bambino o alla bambina la propria “identità di genere”, ossia un sentire interiore coerente con il sesso cromosomico, anatomico e anagrafico.
Quando le basi biologiche, ormonali in primis, dell’identità sono perturbate fin dalla vita intrauterina, il bimbo o la bimba possono sentire una variabile dissonanza, fino ad avvertire, già a due anni di età, la propria appartenenza al sesso opposto. Si usa oggi il termine “transgender” come termine onnicomprensivo per indicare i vari gradi di dissonanza dell’identità sessuale percepita rispetto al sesso biologico e anagrafico. Interessa lo 0,5-1,3% dei giovani. Il transessualismo ne configura il grado estremo. E’ un sentire sofferto, fonte di molto dolore. Emotivamente drammatico, ancor più in contesti sociali che non accettano alcuna terza via rispetto al bipolarismo biologico maschio o femmina. Ben venga allora la capacità di comprendere meglio le basi biologiche, psicoaffettive e relazionali dell’identità, affinché ciascuno possa sentirsi compiutamente sé stesso e vivere con serenità la propria verità, anche quando sia difforme dagli stereotipi di genere che, con rare eccezioni, hanno accompagnato la storia dell’uomo.
E’ utile l’attuale possibilità di bloccare (reversibilmente) la pubertà negli/nelle adolescenti fra i 12 e i 16 anni, quando soffrano di severi disturbi dell’identità di genere, al fine di evitare la comparsa dei caratteri sessuali secondari biologici – non voluti e in contrasto con l’identità percepita – per poter essere aiutati a scegliere con maggiore consapevolezza e serenità l’eventuale percorso di riassegnazione chirurgica e anagrafica del sesso. Si tratta tuttavia di quadri molto rari. Normalmente, l’avere una solida identità di genere è un vantaggio. Il sentirsi maschio o femmina, il piacersi in quanto tali, dà un grande senso di benessere e di serenità interiore, senza sprechi di energia vitale. Crescenti invece quando il bambino o l’adolescente cercano di farsi accettare perché “diversi”. Enormi se percorre poi la faticosa strada, psicoemotiva, ormonale e chirurgica, del cambiamento di sesso. E’ necessario ricordare che per una donna (ex uomo biologico) da copertina, o viceversa, ci sono migliaia di altri percorsi con esiti meno soddisfacenti, più sofferti e a volte tragici.
E’ positiva la possibilità, consolidata nel mondo occidentale, di potersi esprimere in ruoli tradizionalmente considerati tipici del sesso opposto senza che questo indebolisca l’identità di genere. E, anzi, possa costituirne un arricchimento e un volano di energia e di riuscita nella vita, quando consenta di esprimere al meglio i propri talenti, senza amputazioni causate da stereotipi arcaici. E’ positiva la possibilità di esprimere la direzione del proprio desiderio, omo o eterosessuale, senza repressioni. Dov’è allora il rischio? Che l’identità fluida, oggi di moda all’interno del grande contenitore “transgender”, sia in realtà l’illusoria etichetta di diverse difficoltà di crescita che non sono state riconosciute e affrontate sul loro terreno. Per la carenza di modelli adeguati, per l’inadeguatezza di molti genitori o dei loro sostituti stabili, nell’essere affettuose, solide e costanti persone di riferimento in cui bambino e bambina possano rispecchiarsi con soddisfazione. «Vorrei essere come la mamma» (o la zia, o la nonna, o l’amica di mamma), per la bambina. «Vorrei essere come il papà» (o altri maschi di riferimento) per il bambino. La certezza di essere amati è il primo fattore di identità sessuale solida: si nutre di presenza affettuosa e significativa, di dialogo, tenerezza, amore.
Per gli adulti, incoraggiare per moda esperienze sessuali fluide, senza riconoscere i problemi più profondi di insicurezza e fragilità emotiva che li alimentano, significa fare gli struzzi. O i “moderni”. Purtroppo il risultato è aumentare la quota di giovani adulti fragili, che investono molte energie in sperimentazioni più o meno casuali, spesso esasperate da alcol e altre dipendenze, perdendo l’opportunità di essere aiutati a conoscersi e a superare le loro difficoltà di crescita per ricompattarsi in un’identità soddisfatta. Con uno spreco di tempo, energia e opportunità di vero sviluppo personale spesso non più recuperabili.

Adolescenti e giovani Identità sessuale / Disturbi dell'identità Transgender e transessualismo

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