Dino P. (BO)
Iniziamo con il dire che l’identità sessuale è uno dei tre pilastri della sessualità: gli altri due sono la funzione sessuale e la relazione di coppia. Essa è costituita in particolare da tre fattori: l’identità di genere, ossia la rappresentazione intrapsichica che ognuno di noi ha della propria identità di uomo o donna, modulata dalla soddisfazione o meno con cui la vive; l’identità di ruolo, relativa al vissuto del proprio ruolo sociale, maschile o femminile; l’identità di meta, relativa all’orientamento del proprio desiderio su un partner del sesso opposto (eterosessuale) o dello stesso sesso (omosessuale).
Come si forma l'identità sessuale?
Oltre ai fattori genetici, che cosa può influenzare lo sviluppo dell'identità?
Che cosa accade nella fase prenatale?
Quali sono i fattori tossici più pericolosi per la strutturazione biologica dell'identità?
Gli xeno-estrogeni sembrano essere implicati nell’aumento di numerose malformazioni genitali maschili (ipospadia, estrofia vescicale, micropene, criptorchidismo), mentre per quanto riguarda le bambine sono indicati fra i possibili responsabili della pubertà precoce. Gli studi dimostrano come l’inquinamento da sostanze chimiche possa colpire anche i maschi di molte specie animali, riducendo la fertilità, rimpicciolendo gli organi sessuali e aumentando i casi di ermafroditismo.
Quali fenomeni si osservano nella prima e seconda infanzia?
E nella pubertà?
La pubertà è un’età molto importante, perché in quel periodo maturano i cosiddetti caratteri sessuali “secondari”: comparsa della peluria con la tipica distribuzione del sesso maschile, sviluppo muscolare e osseo, abbassamento della voce, comparsa delle polluzioni notturne, modificazioni della secrezione sudoripara e sebacea.
Dal punto di vista psicologico e relazionale, l’adolescenza si presenta come una fase di grande vulnerabilità: il divario fra le aspettative alimentate dai media e la percezione dei propri limiti obiettivi può infatti essere vissuto in modo persecutorio, con due gravi conseguenze: l’attivazione di dinamiche di tipo “dismorfofobico”, in cui la parte del corpo percepita come esteticamente inadeguata viene considerata responsabile di tutta la propria infelicità, affettiva ed esistenziale; e la manifestazione di un’ansia elevata, che può a sua volta determinare disfunzioni di tipo erettivo e/o eiaculatorio.
Va infine ricordato come proprio i disturbi dell’erezione possano minare, anche in età adulta, il senso di mascolinità, l’autostima e la fiducia in sé.
Quali sono le principali disforie di genere?
Nella maggioranza della popolazione maschile, l'identità, il ruolo di genere e il sesso biologico corrispondono. Un uomo di questo tipo ha caratteri sessuali maschili, si sente uomo, ed è percepito come tale anche dagli altri. Si parla invece di “disforie di genere” quando ci si trova di fronte a un disturbo relativo all’identità sessuale. Le disforie sono dieci volte più frequenti negli uomini rispetto alle donne, e si manifestano lungo un “continuum” che possiamo così individuare: disforie lievi, omosessualità, travestitismo, transessualismo. Vediamo in breve queste diverse tipologie.
Disforie lievi
Omosessualità
Travestitismo
Transessualismo
Il transessualismo è caratterizzato dalla convinzione precoce, permanente e irreversibile di appartenere al sesso opposto. Può avere un esordio precoce, nei primissimi anni di vita, in cui il bambino manifesta comportamenti e preferenze tipici del sesso opposto: si parla in tal caso di “transessualismo primario”, un fenomeno piuttosto raro. Più spesso la disforia di genere compare alla pubertà, o più tardivamente ancora: si parla allora di “transessualismo secondario”, dieci volte più frequente della forma primaria.
Che cosa significa, infine, il termine "transgender"?
Identità sessuale / Disturbi dell'identità Sessualità maschile