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I chiaroscuri della fecondazione eterologa - Per il padre anagrafico

05/10/2015

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Continua il nostro viaggio nel complesso e controverso mondo della fecondazione eterologa, ogni volta esaminandone il significato dal punto di vista di uno dei protagonisti. Che cosa significa la donazione di sperma per l’uomo che diventerà il padre anagrafico e, si spera, affettivo del piccolo/a? Significa di fatto “un’adozione ab ovo”: adottare un figlio, nato dall’ovocita della proprio moglie/compagna e dal seme di uno sconosciuto che ha donato lo sperma.
La decisione può essere presa in modo pragmatico: «Se è l’unico modo, OK. Oltretutto, tanti padri hanno figli non loro e non lo sanno nemmeno. Io almeno l’ho deciso insieme a lei, è tutto chiaro e trasparente». La scelta può essere felice se padre e figlio/a hanno feeling, si piacciono, per quelle misteriose affinità che possono scattare con un figlio donato e non scattare, a volte, con un figlio biologico. Il senso di orgoglio che viene dal riconoscersi, dal piacersi, dall’avere affinità elettive di energia e di passioni condivise, dallo sport alla musica, ai viaggi, può dare a questi padri, e ai loro fortunati figli, sani e amati, una felicità e una soddisfazione reciproca che superano il più luminoso dei sogni.
I problemi compaiono se non c’è il feeling. Oppure se il bambino mostra talenti, per la musica, lo sport, la matematica, o quant’altro, che il padre anagrafico non ha. Questo può scatenare fantasmi di inferiorità nei confronti del donatore biologico e aggressività verso il piccolo, con gelosie che si basano su insicurezze antiche e complessi di inferiorità mai risolti. O, ancora, se la madre si dedica totalmente al piccolo/a, trascurando il compagno, in cui può radicarsi un senso frustrato, inquieto o perfino rabbioso di gelosia e di estraneità. Questo può poi tradursi in distacco, aggressività, severità eccessiva mascherata di autoritarismo; causare violenza e/o abbandono. Tutti problemi che possono essere presenti nelle famiglie in cui la coppia parentale è costituita dai normali genitori biologici, ma che possono essere esasperati da vulnerabilità emotive attivate proprio dalla peculiarità di queste nascite.
Il problema diventa di ancor più difficile soluzione se il bimbo ha qualche difficoltà, fisica, psichica o comportamentale. Se non è il bambino perfetto dei sogni. Se la sua imperfezione, o qualche suo disturbo, o malattia importante su base genetica, cominciano a sollevare fantasmi su chi sia il donatore, il “vero padre”. Un violento? Un delinquente? Un portatore di geni malati? L’inconscio dei pensieri oscuri può scatenarsi in una ridda di fantasmi, più o meno persecutori, più o meno inquietanti, più o meno potenti, tormentosi e distruttivi, su chi sia la vera identità dello sconosciuto che ha donato (venduto) lo sperma. Solo a me o a quanti altri? Turba molti uomini sapere che quel bambino può avere in giro semi-fratelli o semi-sorelle biologici (“half-siblings”: non uso il termine “sorellastra” o “fratellastro”, perché come tutti i suffissi “-astro” dà una connotazione peggiorativa non appropriata alla semplice descrizione di una relazione geneticamente determinata). Tutti aspetti che la coppia tende a non vedere, quando decide o accetta, con una decisione più o meno meditata o subìta, di ricorrere alla donazione di sperma, ma che possono emergere con forza e prepotenza se il bimbo non corrisponde al bambino dei sogni. O se il piccolo rappresenta, suo malgrado, un cuneo che separa una coppia intimamente fragile, che forse aveva visto nel progetto di figlio la cura magica per una relazione già in crisi.
La felicità di “avere un figlio proprio” deve confrontarsi quindi con molti lati oscuri, intrinseci a una scelta razionale che tuttavia presenta risvolti emotivi spesso di potenza imprevista e imprevedibile, nel padre anagrafico, nella donna e nelle famiglie d’origine, ma anche nei figli, come vedremo. La vulnerabilità è aumentata dal fatto che il 72 per cento dei padri riceventi la donazione non ha ricevuto alcuna consulenza sulle implicazioni emotive di questa scelta, secondo i dati di Wendy Kramer, al cui sito “donorsiblingregistry.com” già afferiscono 46.000 donatori e riceventi dell’eterologa. La consulenza psicologica, dell’uomo e della coppia, potrebbe ottimizzare una scelta e un viaggio che, ben preparato, potrebbe dare gioia a tutti i protagonisti. E più di tutti, si spera, al bambino che verrà, se sarà amato da una coppia affettuosa, motivata e serena.

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