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Etilometri a tappeto per ridurre le stragi da alcol

Etilometri a tappeto per ridurre le stragi da alcol
03/02/2020

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

A mali estremi, estremi rimedi. A che cosa sono serviti tutti i discorsi sui rischi della guida sotto l’effetto dell’alcol? A nulla. Continuano, anzi aumentano le stragi sulle strade: tragiche non solo per il numero dei morti ma anche dei feriti gravi che porteranno per sempre i segni pesanti, e a volte seriamente invalidanti, dell’incidente. Traumi cranici con cefalee furiose, lungodegenze in rianimazione, deficit cognitivi, amputazioni, dolori cronici, limitazioni funzionali, cicatrici deturpanti, interventi molteplici, paraplegie e tetraplegie. Sapere che succedono, o che sono accaduti anche ad amici o conoscenti, non sembra avere alcun effetto deterrente.
Serve allora il piano B: repressione a tappeto, visto che le multe sono l’unico linguaggio pragmatico che gli italiani sembrano capire. L’eliminazione del fumo dai locali pubblici ne è l’esempio recente più lampante. Repressione a due livelli: della società e della famiglia. Per prima cosa, carabinieri e polizia dovrebbero pattugliare i parcheggi vicino alle discoteche, per testare tutto coloro che si mettono alla guida. Tasso alcolico elevato? Ritiro immediato della patente e sequestro dell’auto per un anno, senza possibilità di revoca. Tempo tre mesi di controlli seri e capillari, e molti di più rispetterebbero la norma che si guida sobri. Con il risultato di salvare vite e salute a migliaia di giovani, e non solo. “Salvare vite” non è un’iperbole: gli alcolici sono la prima causa di morte (!) fra i giovani tra i 16 e i 22 anni e la seconda dai 22 ai 30 anni. Seconda proposta, sinergica alla prima: perché non fare un prezzo “politico” per gli etilometri, così che possano essere usati anche a casa? Se fossi un genitore, lo utilizzerei di routine. Al primo rientro del figlio o figlia con troppo alcol in corpo niente più auto per un anno, al secondo episodio niente auto per tre anni. Una sinergia rigorosa tra famiglie e forze dell’ordine ridurrebbe le stragi e le conseguenze degli incidenti a lungo termine con un’efficacia sicura finora inesplorata. Perché non cominciamo subito?
Non basta: si parli con più efficacia dei danni da alcol e da droghe su corpo e mente, indipendentemente dalla guida. Non è più accettabile sentir dire a una ragazza uscita dal coma etilico: «Ma io non sapevo che potesse farmi così tanto male». Ecco il punto critico: va detto con più chiarezza ai nostri ragazzi, a casa e a scuola, che l’alcol può essere fatale anche per la sua tossicità diretta sul fegato. Cinque vodka di fila in uno sconsiderata abbuffata d’alcol (“binge drinking”), per bravata o per stordirsi, possono causare un danno epatico così violento e rapido da portare al coma e alla morte, se non si fa un immediato trapianto di fegato (trovando il donatore compatibile e l’equipe in grado di farlo!).
Il corpo ha tre sistemi per difendersi dall’alcol: il vomito; il respiro, che lo elimina per il 10-15% attraverso i polmoni; e il fegato, che lo elimina per l’80% grazie all’enzima alcoldeidrogenasi. Qual è il problema? Che questo enzima non viene espresso nei giovani prima dei 18-19 anni. Senza questo enzima, che oltretutto nelle donne funziona la metà rispetto ai maschi, dopo 15 minuti dalla bevuta tutto l’etanolo è in circolo a dosi elevate con un effetto tossico immediato sul fegato, ma anche sul cervello: ed ecco i danni seri sia diretti, al corpo del ragazzo o ragazza che ha bevuto, sia indiretti, causati dagli incidenti alla guida. Anche il contesto conta: chi va in discoteca ha il 31,9% di probabilità in più di ubriacarsi rispetto al 7,8% di chi non la frequenta. Una super bevuta uccide in un colpo 2,5 milioni di cellule epatiche. Una parte si rigenera, ma se le bevute si ripetono il fegato è spacciato!
Si ubriaca ogni settimana il 5% dei nostri ragazzi. Un numero enorme. Cervelli devastati, fegati in seria crisi, vite bruciate in un destino da alcolizzati. Chi si preoccupa? Incoraggiamo bambini e adolescenti a fare più sport, ad allenarsi, a competere; incoraggiamoli a suonare uno strumento, a cantare, a disegnare, a coltivare talenti e passioni che hanno e danno un futuro. Avranno stili di vita più sani, più gusto di vivere e avranno imparato a saper vivere. Alleati con il loro miglior amico, il loro corpo, e non contro. Se continuiamo con questa inerzia irresponsabile e colpevole, diventiamo complici di queste stragi. Con il rischio crescente di vedere il proprio figlio uscire la sera allegro e ritrovarselo il mattino dopo ferito o morto, e con altri morti e feriti sulla coscienza. Ogni figlio, oggi, è a rischio. Pensiamoci prima.

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