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Dopo il suicidio della mamma: l’angelo e la bambina

Dopo il suicidio della mamma: l’angelo e la bambina
31/12/2019

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Per gentile concessione di D La Repubblica
«Lei crede agli angeli?». «Sono una convertita... Mia nonna diceva: “Questa bambina ha dieci angeli custodi. Si fa male quando uno si distrae». Sarei già morta, se i miei angeli non fossero arrivati in soccorso in assetto di guerra e con l’elmetto…». Sorride scura: «Da piccola è successa una cosa grave. Non ne ho parlato con nessuno. Ma adesso che sto pensando a un figlio, mi è presa un’angoscia tremenda. Ho il terrore di non essere una buona mamma (…). Il papà era spesso lontano per lavoro. Io e la mia sorellina stavamo tanto dalla nonna, che ci voleva bene. La mamma era sempre triste. Tutto le pesava. Poi ho saputo che aveva avuto una brutta depressione dopo il parto. Questa è l’unica frase che mi ricordo di lei: “Se non ci foste state voi, chissà dove sarei…”. La situazione è peggiorata quando con mamma siamo andate all’estero con papà che aveva un lavoro importante. Io avevo sette anni, mia sorella tre. Papà era tanto in viaggio. Quella mattina mi sentivo triste, volevo un po’ di coccole. Sono andata in camera della mamma. Non c’era. Sono andata in cucina. Non c’era. Sono andata in bagno: l’ho trovata lì nella vasca. Morta. Si era tagliata le vene. Lì penso che il mio angelo mi abbia preso per mano. Non ho urlato, non ho pianto. Ho chiuso piano la porta. Sono andata nella cameretta della mia sorellina. L’ho svegliata. Ho preso il suo cappottino che era lì e gliel’ho messo. L’ho presa per mano. “Dobbiamo andare”, le ho detto. Ho aperto la porta e siamo andate in strada. Era dicembre. Una vicina di casa ci ha viste camminare così, al freddo. E’ corsa fuori, ci ha prese in braccio e portate a casa sua. In quella casa non siamo tornate più. Poi non ricordo… Sì, siamo tornate dalla nonna, in Italia. Lei ci voleva bene. E sorrideva. Una volta ho sentito una sua amica che le diceva: “Come fai ad essere così, con quello che è successo?”. Lei ha risposto piano: “Le bambine non devono crescere tra le lacrime…”. Papà veniva a trovarci nei fine settimana. Quando poi ha avuto una nuova compagna, ci ha chiesto dove volevamo stare. Siamo rimaste dalla nonna. La sera, prima di dormire, ci diceva: “Bambine, avete un angelo custode bravo bravo. Vi proteggerà sempre!”. Ci ha incoraggiate a fare tanto sport, diceva che mandava via i pensieri scuri. Della mamma non ha parlato più nessuno. Non c’erano nemmeno più le foto. La nonna è mancata l’anno scorso, un brutto tumore. Si è aperto un vuoto immenso. La tristezza è diventata angoscia. Ho rivisto mia mamma in sogno, mi sono svegliata fradicia col cuore in gola. Come se fossi tornata la bambina di sette anni davanti a quella porta. Adesso sono combattuta, non so più cosa fare. Lei pensa che io possa avere un bambino? O che sia meglio di no?».
Quella storia tremenda aveva gelato anche me. L’avevo ascoltata intensa, senza interromperla. Ci sono momenti così profondi e fragili, tra medico e paziente, che bisogna ascoltare in silenzio, con tutte le antenne accese. Avevo sentito il suo desiderio immenso e struggente di avere un bimbo. E la paura.
«Penso sia giunto il momento di dare voce al suo dolore. E’ rimasto chiuso nei sotterranei della sua anima per troppo tempo. Le consiglio una psicoterapeuta di grande esperienza e grande cuore. Sì, è meglio iniziare subito, prima della gravidanza. Il grembo psichico, quello che abbiamo nelle mente e nel cuore, è importante quanto quello fisico…».
«Allora pensa che potrei avere un bambino?».
«Sì, sono fiduciosa. Con pazienza. Tra un po’ faremo gli esami per la gravidanza, per lei e il suo compagno. Cominceremo con gli integratori, acido folico, iodio, vitamine. Intanto continui la psicoterapia».
Pian piano lei si rasserena. Ha un compagno protettivo. La gravidanza prosegue bene. Dopo il parto naturale, un bel bambino e nessuna depressione. E’ tornata a salutarmi col bimbo.
«Aveva ragione sua nonna. Lei ha davvero un angelo custode bravo bravo…».
Mi sorridono insieme, lei e il piccolino.

Depressione Gravidanza Rapporto mamma-bambino Suicidio

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