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Dopo il liceo: la sfida dell'autorealizzazione

01/12/2017

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

“Gentile professoressa, io e mia moglie apprezziamo molto gli articoli del suo sito. In particolare, avendo un figlio adolescente, troviamo molto interessanti le riflessioni che periodicamente pubblica sulla realizzazione di sé, sullo studio come trampolino di lancio verso il futuro, sulla necessità di imporsi una ferrea disciplina per riuscire nella vita. Nostro figlio Paolo è iscritto al terzo anno del liceo classico e sta iniziando a interrogarsi sul futuro: quale lavoro fare, quale facoltà scegliere per l’università. Non ha le idee molto chiare, e pensiamo che sia abbastanza naturale, alla sua età. E’ molto portato per le materie umanistiche, come il latino, il greco e l’italiano. Ma al tempo stesso è disorientato da quanto legge sui giornali: tutti gli esperti sembrano raccomandare unicamente la massima attenzione alle richieste del mercato, come se le predisposizioni personali fossero un optional. Noi non vogliamo influenzarlo in alcun modo, ma solo aiutarlo a scegliere per il meglio: non ci interessa se farà l’ingegnere o l’insegnante, il dirigente d’impresa o il musicista, vogliamo solo che sia felice per tutta la vita. Lei ci può dare qualche consiglio pratico? Grazie infinite”.
Gabriele T. (Firenze)
Gentile signor Gabriele, le rispondo con molto piacere, sia perché il tema che lei propone mi sta molto a cuore, sia perché il vostro atteggiamento mi sembra quello giusto: nessuna pressione, ma un supporto affettuoso a scegliere il meglio.
Capisco le perplessità di vostro figlio: i giornali insistono davvero troppo sulle tendenze del mercato del lavoro, e non stimolano i giovani a comprendere innanzitutto quali siano i loro talenti naturali. Conoscere i trend occupazionali è importante, ma non può essere il solo criterio di scelta: se si concepisce il lavoro come una semplice merce regolata dalla legge della domanda e dell’offerta, magari si sceglie una facoltà che garantisce un impiego sicuro, ma poi si rischia di fare un mestiere sgradito e di vivere «per campar la vita», come scrive Leopardi nella lirica “Al conte Carlo Pepoli”. Di converso, se si sceglie anche sulla base delle proprie aspirazioni più profonde, c’è la possibilità di essere davvero «felici per tutta la vita», come lei giustamente dice, e di ricevere una gratificazione personale che va al di là della consistenza dei guadagni monetari: perché la “retribuzione” non è costituita solo dai soldi in busta paga, ma anche dal prestigio sociale, dall’amore per ciò che si fa, dall’orgoglio di incidere, con la propria opera, sul mondo circostante. Il primo consiglio che posso dare a Paolo, dunque, è quello di ascoltare se stesso e di individuare senza timori ciò che veramente vorrebbe fare nella vita, e poi di perseguirlo con tenacia, determinazione e spirito di sacrificio, nella consapevolezza che non esistono professioni vincenti, ma persone vincenti in tutte le professioni.

Lei ha detto di scegliere «senza timori»: i giovani, invece, sono spesso frenati dalla paura del domani…

E’ vero, a volte si preferisce una scelta di retroguardia ma meno ansiogena di altre: il mito del “posto sicuro” la fa sempre un po’ da padrone anche se oggi, di certezze, ne sono restate poche. Invece è fondamentale che la famiglia e la scuola educhino al coraggio, perché solo il coraggio ci consente di non restare ormeggiati in porto, ma di prendere il largo nel grande mare della vita. La rimando, a questo proposito, a una splendida e amara lirica di Edgar Lee Masters, “George Gray”, pubblicata con commento sul sito della mia Fondazione (“Una barca con vele ammainate”). Ritrae la peggiore delle situazioni, una vita bloccata dalla paura.

Che cosa potrebbe fare nostro figlio per iniziare a chiarirsi le idee?

Paolo è iscritto al terzo anno del liceo classico: il momento ideale per iniziare a guardarsi intorno. Se ama molto il latino, il greco, l’italiano, la sua strada potrebbe essere quella di una facoltà umanistica: lettere o filosofia. Non pensiate che si tratti di scelte di serie B. Sono curriculum di studi meravigliosi, che mettono in contatto con la bellezza prodotta nei secoli da generazioni di scrittori e di artisti, e che offrono molti sbocchi di sicuro interesse: si può diventare professori d’università, scrittori, giornalisti, valenti studiosi capaci di pubblicare opere che lasciano il segno nel mondo della cultura; oppure si può entrare in una casa editrice, in un centro studi, in una fondazione; ma, in fondo, si può fare carriera in qualsiasi tipo di contesto aziendale, perché l’apertura mentale che conferiscono rende duttili e creativi.

E per capire meglio che indirizzo scegliere, fra latino, greco e italiano?

Tre consigli veloci. Primo: leggere il più possibile, anche al di fuori dei programmi di studio, per arrivare a percepire quale filone sia maggiormente in sintonia con il proprio gusto. Secondo: confrontarsi con i professori. Terzo: abbonarsi a qualche rivista specializzata per iniziare a “respirare” l’aria della ricerca e del mondo universitario. Poco per volta il quadro si chiarirà e, anche grazie al vostro affetto e alla vostra sensibilità, Paolo potrà scegliere con il cuore la strada che fa per lui.

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