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Doni visibili e invisibili: amore che resta

22/04/2013

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

«Un dono è amore che resta», sostiene una mia deliziosa amica, capace di sceglierti sempre il regalo che ti rende felice. Soprattutto il pensiero inatteso: un libro che «di sicuro ti piacerà», scegliendo benissimo; il mazzo di fiori dei tuoi colori preferiti, quando hai la febbre a quaranta e fuori diluvia; il film in cassetta che non avevi ancora visto; la borsetta o la sciarpa sfiziosa. E i doni invisibili, ancor più indimenticabili, perché si scrivono profondamente nella memoria affettiva: la presenza certa, in un periodo difficile. La conversazione che riavvia i tuoi pensieri su un percorso diverso e ti rasserena l’anima. Il messaggino, «toc, toc… come stai?», giusto per sapere davvero come stai e non per chiederti un favore. La risata che scioglie collere, nuvole e tristezze.
Naturalmente la scelta richiede sintonia, affinità elettive, quelle misteriose corrispondenze per cui senti “con certezza” di arrivare al cuore. E viceversa. Anche senza il privilegio di un’amicizia formidabile e rara, il dono dovrebbe sempre essere pensato come “amore che resta”. Lo sceglieremmo meglio. Raramente è questione di denaro. Sono spesso deliziata dai pensieri di alcune mie affezionate pazienti: tra i preferiti, dolci e marmellate fatte in casa, con le loro mani. E mi piace scegliere i regali con lo stesso spirito, come amore che resta.
In realtà, il mondo del “dono” è molto più ampio. Dal Dio delle piccole cose, può aprirsi a valori più profondi, a scelte meditatissime: di sé, del proprio tempo, del proprio lavoro, del proprio impegno, della propria competenza, del proprio senso etico e dello Stato. L’esempio migliore? Ce lo ha dato il nostro nuovo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, padre grande e carismatico di figli adottivi – certo non scelti – turbolenti, litigiosi, spesso maleducati, in piena crisi di identità, anche se l’età di molti di loro dovrebbe suggerire più meditati e coerenti comportamenti. Che sollievo per tutti noi, quando ha accettato la ricandidatura! Nello psicodramma nazionale, c’era bisogno di un Padre riconosciuto e autorevole, eccezionale conoscitore delle Istituzioni, con un alto senso dello Stato, con viva passione civile e insieme distaccato, senza alcuna vanità personale. Che regalo, davvero.
Sapremo meritarlo, mostrando pari senso di responsabilità e del dovere? Perché non ripensare anche il nostro lavoro, dentro e fuori la famiglia, o nelle professioni, non solo come un diritto, un dovere, o un privilegio, a seconda del ruolo e del reddito, ma come un dono di sé, in cui esprimere i propri talenti e le proprie competenze migliori? Gli Inglesi parlano di “servire” (to serve), cui danno un valore simbolico e politico altissimo. Da noi il termine “servizio” è inquinato da oscurità e pesantezze storiche, che alludono a dipendenza, sfruttamento, abuso, più o meno sottili o palesi. Il donarsi “scelto”, con la mente e con il cuore, porta invece con sé una luminosità generosa, un sorriso, un’energia trasformativa straordinaria. Soprattutto se coincide con un essere, con un fare, con un darsi, con un credere in un progetto e l’impegnarsi per realizzarlo. Molto volontariato coincide, proprio in essenza, con il dono di sé che è amore che resta: è questa la sua forza migliore, la sua luce.
In questi tempi difficili, in cui molti di noi sono amareggiati, sfiduciati, addolorati, o disperati, l’augurio è di riuscire a ripensare la nostra presenza nel mondo come un dono, per le persone che amiamo, sia nella famiglia, nell’amicizia e nel lavoro, sia nel grande mondo delle istituzioni. La grande differenza sulla qualità della persona si fonda proprio su questo: perché il dono di sé, come presenza significativa nel mondo, è antitetico a quel ruolo predatorio che è stato la cifra dei molti che ci hanno portato sull’orlo del baratro. Chissà che, toccato il fondo, molti di noi trovino la forza e il coraggio, la fiducia e la tenacia per credere e impegnarsi in un nuovo Rinascimento, in primis morale e generoso di sé.

Amicizia Amore e relazioni affettive Riflessioni di vita

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