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Dodicenne incinta, corpi e cuori alla deriva

27/05/2018

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Minorenni, lei e loro: 12 anni lei, tra i 14 e i 16 anni i quattro ragazzi che l’hanno usata come giocattolo erotico per lungo tempo, pare addirittura un anno.
Sesso scelto, sesso consenziente? NO. A dodici anni il buon senso e la legge dicono con chiarezza che non c’è possibilità di consenso. Troppo fragile e vulnerabile l’Io, con una sostanziale incapacità di sottrarsi e di pensarsi in altro modo. Troppo limitato l’orizzonte educativo e culturale per capire le conseguenze e i rischi di un sesso così precoce, e per di più di gruppo: dal rischio di gravidanze indesiderate, come purtroppo è successo, a quello delle malattie sessualmente trasmesse, e a quello, ancora più pervasivo e duraturo, di sentirsi come un “oggetto da spazzatura, che nessuno può amare più” come mi ha detto dopo anni dall’abuso subito un giovane donna, profondamente segnata da una violenza che non riusciva a superare. Segnata da una profanazione del corpo che aveva ancor più irreversibilmente ferito il suo cuore e la sua anima, con una lacerazione ancora aperta, Troppo profonda la solitudine, in famiglie sempre più di facciata, incapaci di accorgersi che stanno succedendo abusi gravi, finché un ritardo mestruale non ha dato alla ragazzina il coraggio di parlare con i genitori che l’hanno accompagnata a fare denuncia. Dov’erano, prima? Non si sono accorti di nulla?
Sesso per piacere? NO di certo, quando sei forzata a sottostare all’aggressività di quattro giovani maschi, pare legati anche alla malavita locale. Quando ti ricattano minacciando di mettere sui social foto e filmini scattati in quei momenti. Quando ti abusano l’uno dopo l’altro, preda disperata.
Sesso angosciato? Certamente, e in modo progressivo, perché il passare del tempo e il perpetuarsi delle violenze rende la ragazza sempre più vittima e gli aggressori sempre più bulli, sempre più esigenti e brutali. Eccitati dalla loro stessa compiaciuta esibizione, l’uno verso gli altri, di questo sesso esaltante per loro, dilaniante per lei, vittima e sola.
Ancora un fallimento grave, affettivo ed educativo, di tutte le famiglie coinvolte. Non figli, ma sconosciuti chiamati figli. Che futuro hanno? Nero. I maschi coinvolti crescono abusando. Seguono il codice del branco, che consolida i legami interni con una gratificazione perversa, che viene dal condividere un progetto di violenza, un piacere sessuale urgente, impulsivo e distruttivo. Vivono un oggi dominato da istinti aggressivi e sadici, perché erotizzano l’umiliazione, la prevaricazione, l’uso e l’abuso di un giovane corpo, senza un minimo di preoccupazione, men che meno di rimorso.
Il fatto che anche gli abusanti siano “minori” dovrà essere rivisto. Perché considerarli sempre non punibili, qualsiasi gesto facciano? Purtroppo, quand’anche venissero puniti, potrebbe cambiare il loro futuro? Ben poco, temo. Pochi gli spazi di riabilitazione, inadeguate le strutture, fortissimo l’imprinting di aggressività e violenza che questi giovani hanno respirato e imitato fin da piccoli, troppo strutturato il degrado morale nel contesto in cui sono vissuti.
Per la ragazzina, che per un anno è stata preda e corpo profanato, l’oggi è compresso nel vortice di un aborto e di un’attenzione familiare e sociale inquieta, divisa tra il solidale e il morboso. Il futuro sarà pesantissimo. Perché il suo nome è segnato. Perché il suo corpo è profanato, e questa è purtroppo l’identità con cui si misura. Perché non c’è stata esperienza primaria di amore. Perché l’imprinting, quell’impronta interiore fondata sulle prime esperienze – in ogni ambito della vita – che tanto ci segna, è stato così devastante, da lasciare ben poche possibilità di sognare e percorrere una vita diversa. E perché con scolarità marginale se non azzerata, con possibilità di lavoro minime, con sostegno familiare e sociale limitato, le possibilità di riscatto da questo copione di abuso sono minime.
Che cosa ci lascia dentro questa storia così amara? Pensieri inquieti, sentimenti di pena, di delusione, di impotenza. Come si fa a modificare contesti così degradati? Difficile dire. Ma almeno noi adulti, in famiglia e a scuola, attiviamo le antenne, per prevenire e riconoscere alle prime battute storie così tragiche.
Se avete un figlio, una figlia, seguiteli con sollecitudine, con cura, con tenerezza, con amore vero. Cercate di tramettere il senso del valore della vita, dei sentimenti, del rispetto, dell’empatia. Una figlia amata non diventa preda. Un figlio amato non violenta oggi, e non uccide domani.

Abuso, molestie, stalking, violenza sessuale e domestica Adolescenti e giovani Educazione Gravidanza Malattie sessualmente trasmesse Riflessioni di vita

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