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Difficoltà erettive e problemi di coppia

15/02/2005

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Le scrivo in un momento di rabbia. Ho 48 anni, sono sposata da 25. Una vita. Mio marito già da diverso tempo aveva problemi di erezione. Almeno 4-5 anni. Le prime volte era una cosa saltuaria. Anch’io ho minimizzato, non volevo umiliarlo. Negli ultimi due anni, invece, piatta totale. Le ho provate tutte: “Non ti trascurare!”, “Fammi un regalo, vai dal medico”. “Ti accompagno, se vuoi, così almeno capiamo cosa c’è”. Niente, un muro di gomma. In compenso, sesso sempre più veloce e frettoloso, e sempre più di rado. Io non mi azzardavo più a cercarlo, perché sennò diceva che ero io a fargli venire il problema. Quel che è peggio, ci siamo allontanati. Niente più una carezza, un abbraccio, niente. Perché lui si retraeva, come se da parte mia ci fosse sempre un’avance. Che oltretutto non è, perché io sono affettuosa di carattere e prima questa era una delle cose belle del nostro matrimonio. Lui sempre più grigio, a parte il lavoro, muto per ore davanti alla TV. Per tanto tempo ho portato pazienza. Poi mi sono proprio stufata di parlare con i muri. E ho cominciato a  fare un corso di ballo, due volte la settimana, con una mia amica. Era tanto che non mi divertivo così. Mi sembra di vivere solo in quelle ore. “Tanto va la gatta al lardo” mi ha detto mia madre, che è lei sveglia come un gatto e ha mangiato la foglia per prima. Sì, mi piace uno che viene a ballare. Che mi fa volare, da tanto che balla bene. A vedermi tornare a casa tutta pimpante, sa cosa è successo? Mio marito mi ha fatto una piazzata di gelosia pazzesca. Al che gli ho detto tutti i rospi che avevo sullo stomaco, uno per uno, tutti in fila. Beh, ieri torno dal lavoro e lui mi fa trovare sul tavolo della cucina la ricetta del medico per le pillole per l’erezione. Io non so più cosa farmene di lui e delle sue pillole, adesso. Ho o non ho ragione a infuriarmi? E’ colpa sua se il nostro matrimonio è andato a rotoli, non mia…
Norma
Gentile signora, mi sbilancio: sì, ha ragione ad infuriarsi. Non c’è niente di peggio di chi fa lo struzzo per anni, senza trovare il coraggio di chiedere aiuto per un problema che, oltretutto, ha spesso una causa medica e, per di più, curabilissima. E che poi colpevolizza chi, dopo anni di pazienza, tirato all’esasperazione, ha trovato altri modi per essere felice. O almeno per divertirsi un po’. Un matrimonio non dura in eterno solo perché una volta ci si è amati, anche tanto. Né un partner può dare per scontata la devozione e la fedeltà dell’altro, o altra che sia, se non c’è un minimo di gratificazione personale. Anche da un abbraccio, una carezza, una tenerezza che, per moltissime donne sono altrettanto e forse più importanti del sesso serale. Certo che se manca tutto, anche la tenerezza, e l’altro è muto e depresso dalla mattina  alla sera, c’è poco da stare allegri.
Quello che lei dice, oltretutto, è frequente in moltissime altre coppie italiane. Dati della Società Italiana di Andrologia dicono che il 48% degli uomini italiani con problemi di erezione aspetta mediamente tre anni o più prima di rivolgersi al medico: un’eternità, durante la quale l’amore e la pazienza di ogni moglie, o compagna che sia, sono messi a  dura prova. Sì, è vero, è sempre e ancora difficile per un uomo ammettere di avere un problema di erezione, perché significa ancor oggi mettere in discussione tutta la sua virilità, tutto il suo valore di uomo. Eppure ci sono due cambiamenti di cui bisogna rendersi conto, e velocemente. E’ cambiata nettamente la possibilità di cura: e questo rende di fatto colpevole chi si ostina a  non chiedere aiuto. Fino a quindici  anni fa, le terapie efficaci erano poche e limitate ad alcune cause. Oggi il problema è risolvibile nella quasi totalità degli uomini e in modo semplice. E tanto meglio quanto più la diagnosi è precoce, proprio perché così si evitano anche tutte le crisi di coppia conseguenti al muro di vetro che si viene  a creare dal punto di vista affettivo, oltre che sessuale, come è successo a voi.
Il secondo cambiamento è che per le donne è finita l’era del “porta pazienza”. Il piacere di vivere con un po’ più di gioia, di allegria, di soddisfazione è percepito come un diritto, in un’esistenza comunque abbastanza dura e del resto effimera per tutti.
E allora? Se ha scritto a me, invece che all’avvocato, vuol dire che lo sfurione ha spazzato via molti detriti e che, sotto sotto, c’è ancora dell’affetto che può riaccendersi. Ogni tanto, una discussione liberatoria, in cui tutti i rospi, come dice lei, vengono messi in fila, può essere anche il momento di svolta vera per ritrovarsi, al di là dell’attrazione divertita che lei prova per il suo ballerino. Chissà…

Disturbi dell'erezione / Disfunzione erettile Rapporto di coppia

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