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Aborto spontaneo: da quali fattori dipende?

18/02/2012

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“Ho 32 anni e sono alla ricerca del mio primo figlio. Di recente ho letto dei dati allarmanti sull’aumento degli aborti spontanei in Italia. Oltre alla crescita esponenziale del fenomeno, mi ha colpito che tra le cause fosse indicata anche l’acqua del rubinetto… E’ vero? A me sembra molto strano! E quali sono le altre possibili ragioni di questa situazione?”.
Roberta (Roma)
Gentile signora, l’aborto spontaneo è la complicanza più comune della gravidanza (tra il 31 e il 35,5% delle gravidanze) anche se nella maggior parte dei casi la causa non è immediatamente riconoscibile. Il rischio cresce con l’aumentare dell’età, arrivando oltre il 40% nelle donne di età superiore ai 40 anni. Secondo studi recenti, questa sembra essere un’età critica anche per l’uomo, seppure in misura meno netta, perché con l’invecchiamento aumentano significativamente le anomalie negli spermatozoi.
Nel caso di un singolo episodio di aborto spontaneo di solito non è indicato alcun approfondimento diagnostico; al contrario, quando se ne verificano due o più consecutivamente (aborto spontaneo ripetuto), è opportuno rivolgersi a un centro specialistico per comprendere le possibili cause in entrambi i partner (genetiche, anatomiche, immunologiche, infettive, endocrine, trombofiliche), le probabilità che l’evento si ripeta e la prevenzione da mettere in atto.
Passiamo ora ai dati che l’hanno allarmata. L’incremento attuale degli aborti spontanei può dipendere – sul piano statistico – anche da due fattori “confondenti”: il sempre maggiore ricorso a procedure di riproduzione assistita, che hanno ancora elevati tassi di insuccesso; e la diffusione di test di gravidanza precoci, semplici e affidabili, in virtù dei quali un ritardo mestruale seguito da un flusso abbondante, al quale le nostre nonne non avrebbero dato importanza, viene oggi correttamente, ma un po’ allarmisticamente, identificato e registrato come insuccesso riproduttivo precoce.
Il potenziale abortivo degli inquinanti atmosferici, elettromagnetici, radianti o disciolti nell’acqua è incerto, per tre motivi: le variabili in gioco sono assai numerose; le popolazioni studiate sono difformi tra loro; i metodi di rilevazione delle gravidanze sono molto diversi fra loro. Alcuni studi pongono l’accento sulla pericolosità dell’arsenico, anche se non è chiaro quale sia il valore minimo di pericolosità.
Ben note sono invece le conseguenze di altri “inquinanti” legati agli stili di vita, come l’alcol e il fumo (cfr. box): ed è su questo fronte che le donne dovrebbero esercitare la massima attenzione, con una precisa assunzione di responsabilità verso la salute propria e del piccolo che verrà.

Sei in gravidanza? Stop a fumo e alcolici

Il fumo danneggia l’ovaio e riduce la probabilità di concepimento, anche in caso di fecondazione assistita. Inoltre ostacola il normale accrescimento fetale, e aumenta il rischio di aborto spontaneo, malformazioni fetali, insufficienza placentare e parto prematuro.
L’abuso di alcol può aumentare il rischio di aborto nei primi due trimestri, e predispone il piccolo alla sindrome feto-alcolica, con ritardi di crescita, anomalie del viso e deficit intellettuali. Gli effetti non sono correlabili alla dose di alcol, per cui non si può stabilire una quantità “sicura” per tutte le gravidanze.
A fronte di rischi così gravi, vale la pena modificare il proprio stile di vita almeno nei mesi della gestazione, anche se eliminare il fumo e limitare l’alcol aiutano a star bene per tutta la vita!

Cifre in breve

31...
E’ la percentuale media di gravidanze che terminano con un aborto spontaneo, quando si includano gli aborti precocissimi, documentati mediante il dosaggio nel sangue dell’ormone beta HCG. La perdita può essere vissuta come un vero e proprio lutto, con ricadute depressive e difficoltà ad iniziare un’altra gravidanza.

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