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Strategie antiviolenza

23/02/2009

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Finalmente una buona notizia: le donne violentate che denuncino l’abuso subito potranno essere difese a spese dello Stato, in base alle norme sul gratuito patrocinio. Quindi senza più costi legali a loro carico. Finora, invece, dopo aver sporto denuncia, la donna doveva accollarsi tutte le spese legali, spesso elevate e difficili da sostenere, soprattutto per le donne e le famiglie a basso reddito. Una spesa che diventava un ulteriore sfregio, per la durata eterna dei processi e la mancanza di giustizia vera.
Basta questa misura? No. E’ certo importante, ma tutte noi donne – e gli uomini che ci amano davvero e ci rispettano – vorremmo vedere approvate subito altre norme antiviolenza: il processo per direttissima, innanzitutto, come fanno Paesi come la Germania che verso gli stupratori ha idee chiare e giustizia coerente. In Italia, la giustizia, lentissima, può tuttavia mostrarsi capace di accelerazioni formidabili: l’onorevole Di Pietro ha ottenuto in soli dodici giorni (sic) l’archiviazione dell’accusa di vilipendio al Capo dello Stato. Come mai, invece, la ragazza stuprata a Parma lo scorso anno da un gruppo di rumeni non è stata ancora nemmeno ascoltata dal giudice per le indagini preliminari? La mancanza di questo atto iniziale comporta che i suoi violentatori siano ancora beatamente a piede libero. Liberi di muoversi incontrollati, di violentare altre donne, di andarsene all’estero definitivamente impuniti. Purtroppo questa è la regola, non l’eccezione.
Noi donne vorremmo vedere pene certe ed esemplari, applicate senza attenuanti, senza sconti, senza indulti. E vedere serie misure di efficacia, quando si applicano nuove strategie antiviolenza. Le ronde di cittadini disarmati, per esempio, si traducono o no in un miglior controllo del territorio? Sono un deterrente efficace o no, e non solo nei confronti degli stupri ma in generale verso la cosiddetta microcriminalità? Per saperlo in modo obiettivo, al di là degli scontri ideologici, si scelgano città o quartieri campione, e si regolamenti l’attività delle ronde. A sei mesi e un anno si verifichi se ci sono differenze significative nei delitti compiuti rispetto alle zone rimaste al livello di controllo abituale. Contemporaneamente, si verificheranno anche i rischi ed eventuali abusi nello svolgimento di queste attività. Poterle fare dà ai cittadini un segnale importante: la possibilità di sentirsi attivi e non impotenti di fronte alla malavita; di sentire che esiste ancora la possibilità di difendere la propria terra, le proprie donne, la propria casa; di dare un segnale forte anche ai delinquenti che oggi si sentono molto più tutelati, di fatto, delle vittime.
Vorremmo vedere perizie e referti ineccepibili, così da accelerare la valutazione delle prove. In questo senso la donna stessa può fare molto, se mai dovesse succederle una simile tragedia, seguendo questi consigli: innanzitutto, non lavarsi dopo la violenza. Il gesto di lavarsi, così comprensibile dal punto di vista umano, per togliersi di dosso, anche simbolicamente, l’oltraggio subito, va evitato assolutamente perché invece lava via anche le tracce di violenza, quali macchie di sangue e/o sperma, peli o capelli, frammenti di cute o sangue sotto le unghie: tutti materiali biologici essenziali per la perizia e l’identificazione dell’aggressore.
Secondo, rivolgersi immediatamente al Pronto Soccorso, meglio ancora se presso un Centro antiviolenza, dove il personale è specificamente preparato per raccogliere nel mondo più accurato prove e documentazione. Al momento della visita, il medico redigerà un referto accurato che consiste in: visita medica generale; visita ginecologica; prelievo di muco vaginale per accertare la presenza di sperma, di materiale biologico per la prova del DNA, di eventuali germi patogeni. Bisogna tuttavia ricordare che molte infezioni hanno tempi di latenza diversi, per cui bisognerà fare poi molti controlli successivi, genitali e plasmatici, per escludere di aver contratto gonorrea, chlamydia, sifilide, herpes, papillomavirus, AIDS e altre ancora. Se la donna è in età fertile, e si rivolge all’Ospedale subito dopo la violenza, è importante che venga considerato anche il rischio di un eventuale concepimento: la contraccezione d’emergenza diventa necessaria per scongiurare anche questa temibile possibilità. Per inciso, è necessario che la donna ci pensi subito e la richieda – al medico di famiglia o ad un ginecologo – anche nel caso in cui decida di non andare subito al Pronto Soccorso.
Terzo, è essenziale accertarsi che sul referto vengano descritte in modo accuratissimo tutte le lesioni subite, in modo sistematico: graffi, morsi, lacerazioni tessutali, lesioni ai denti, ma anche fratture o segni di percosse; lividi all’interno delle cosce, prova di una divaricazione forzata che non può essere confusa con i segni di un rapporto sessuale un po’ vivace tra consenzienti. E’ bene che la donna chieda di essere esaminata in piena luce, in modo che ogni lesione venga descritta, fotografata e riportata nella documentazione. E’ saggio non accettare un referto generico di “ecchimosi” o di “ferite lacero-contuse diffuse”: l’accuratezza è alleata di prove indiscutibili. Attenzione: fare un referto accurato non obbliga alla denuncia. Ma per poter fare denuncia è essenziale avere il referto: più accurato è, maggiori le possibilità che le prove siano considerate inequivocabili. In genere, al Pronto soccorso o al centro antiviolenza danno anche le indicazioni per poter avere un adeguato supporto psicologico.
E’ poi indispensabile che in un tempo di guerra urbana aumentino le misure individuali di auto protezione: non fermarsi più in intimità in luoghi bui o appartati, preferire per muoversi le ore e le vie più frequentate, fare attenzione a presenze sospette, nel dubbio chiamare la polizia. E’ triste che le nostre libertà personali debbano essere così limitate. Ma finché persiste questa vulnerabilità obiettiva, bisogna accettare – con rabbia, non c’è dubbio – di autolimitarsi, e insegnare ai propri figli a farlo. E per la loro intimità? E’ meglio la casa dei genitori.
E’ meglio essere iperzelanti e attenti prima, che trovarsi a sopravvivere ad una violenza comunque irreparabile, dopo.

Abuso sessuale: approfondimenti disponibili sul sito della Fondazione Alessandra Graziottin

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