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Lichen scleroatrofico vulvare: le cause, i sintomi e le cure

17/05/2013

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

“Gentile professoressa, mia moglie ha 54 anni e uno strano problema: la pelle della vulva è secca e biancastra, come avvizzita. Ha continuamente prurito, e ad ogni tentativo di rapporto sente un gran male. Ha provato a darsi una crema idratante, ma con risultati quasi nulli. Lei cosa dice? E’ solo una questione di pelle, o c’è dell’altro? Vorremmo tanto un suo consiglio, perché la nostra intesa fisica è sempre stata molto buona, ma ora questo disturbo ci impedisce ogni forma di intimità”. 
Mauro V. (Parma)
Gentile signor Mauro, dai sintomi e dai segni che descrive potrebbe trattarsi di un lichen scleroatrofico vulvare, noto anche come lichen sclerosus: un problema frequente ma spesso sottovalutato, anche dai medici. Eppure va curato con attenzione, sia perché i disturbi che provoca sono molto fastidiosi, sia perché – nel 5 per cento dei casi – può degenerare in tumore della vulva.

Che cos'è esattamente il lichen scleroatrofico?

E’ un invecchiamento accelerato dei tessuti genitali esterni causato da “autoanticorpi”, ossia da cellule del nostro sistema immunitario che sbagliano “bersaglio”, andando ad attaccare i tessuti sani dell’organismo. Il processo coinvolge la pelle, i tessuti sottocutanei e talvolta anche i corpi cavernosi, ossia i vasi sanguigni che si congestionano durante l’eccitazione sessuale e che sono la componente più specifica del clitoride. I sintomi più comuni sono il dolore e il prurito, proprio come nel caso di sua moglie.

Che cosa accade, se non viene curato?

La cute diviene rigida e secca, le labbra si assottigliano progressivamente, l’entrata vaginale si restringe: un quadro clinico che, insieme al dolore e al prurito, costituisce un vero e proprio ostacolo ai rapporti. In queste condizioni, i ripetuti tentativi di penetrazione provocano la formazione di microabrasioni che, alla lunga, possono portare alla vestibolite vulvare. Il tutto risulta poi aggravato se la donna, in seguito alla menopausa, ha una carenza non curata di estrogeni e testosterone.

Come si cura?

All’inizio, se il lichen è severo, sono consigliabili applicazioni locali di cortisone in pomata, una volta al giorno, meglio se alla sera, per 15-20 giorni: in tal modo si dovrebbero ridurre rapidamente la componente autoimmune e i sintomi più fastidiosi, soprattutto il prurito notturno. In seguito è opportuno utilizzare una pomata di testosterone propionato al 2%, preparata dal farmacista, per migliorare lo stato del tessuto vulvare, eliminare del tutto il prurito e la secchezza, e recuperare una buona risposta sessuale. Il senso di secchezza può essere ridotto anche da una pomata alla vitamina E, applicata quotidianamente al mattino. Stretching e automassaggi possono ridare elasticità ai muscoli che circondano l’entrata vaginale, riducendo un’altra causa di dolore ai rapporti. Infine, se all’atrofia vulvare si associa secchezza vaginale, si può ricorrere a estrogeni locali, una cura che si può fare per tutta la vita, se non esistono specifiche, e rare, controindicazioni.

Il lichen colpisce solo le donne in menopausa?

No, può manifestarsi anche nelle donne in età fertile e persino nelle bambine. La linea terapeutica, sostanzialmente, non cambia, ad eccezione ovviamente del testosterone e degli estrogeni, che non vanno somministrati prima della pubertà. Per tutte, poi, c’è un’arma in più, di origine italiana ma conosciuta e usata soprattutto all’estero: la fibroina di seta.

Di cosa si tratta?

E’ una seta al 100% privata della sericina, che è la componente che potrebbe creare allergie, e trattata con un antimicrobico permanente non-migrante a base di ammonio quaternario, che protegge dalla contaminazione batterica e fungina. Questa sostanza antibatterica si lega permanentemente alla seta e non viene ceduta mai alla pelle. In tal modo il tessuto si dimostra efficace:
- nel favorire il giusto equilibrio idrolipidico della pelle, svolgendo un'azione emolliente e lenitiva;
- nel prevenire la colonizzazione della pelle da parte di batteri e funghi patogeni, senza alterare la naturale flora cutanea;
- nel migliorare molti sintomi cutanei, tra cui prurito, secchezza e bruciore, senza alcun rischio di tossicità, né immediata né ritardata.
Questo tessuto, dotato di un’attività terapeutica formidabile, è stato classificato come dispositivo medico di classe A e incluso nelle linee guida europee per la cura della dermatite atopica nei bambini. Regno Unito, Svizzera, Svezia, Austria e Olanda lo rimborsano attraverso i rispettivi servizi sanitari o tramite le assicurazioni private.

E per le donne?

Studi preliminari indicano che la biancheria intima realizzata con questo tessuto riduce significativamente i disturbi da Candida albicans (vulviti e vaginiti) e, appunto, il lichen sclerosus. La fibroina di seta migliora anche le ragadi in allattamento, e cura rapidamente l’intertrigine del solco sottomammario o delle pieghe inguinali, tipica degli anziani e delle persone obese, in quanto riduce significativamente le infezioni cutanee da Staphilococcus aureus e simili. Infine, riduce le superinfezioni batteriche che sono una pesante complicanza delle ustioni.

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